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Rock con il vino di Ciampi ed il fumo di Baudelaire


Dall’alto canavese, più precisamente Rivarolo e dintorni, proviene “L’Inferno di Orfeo” datata ormai 2000 o supergiù. In principio nato come un esperimento dalla volontà acustica ma ripreso quasi immediatamente in chiave “d’ensemble” - più consonamente rock, per intenderci. Anche se non di solo rock si tratta. Si è detto molto de “L’Inferno di Orfeo”, ma a tutt’oggi una chiara definizione del genere proposto latita. E’ immaginifico ed esemplificativo immaginare una sorta di connubio tra i “Karate” e “Vinicio Capossela” (proprio a voler trovare paragoni di sorta.) “L’Inferno di Orfeo” ha reclutato il funky, la psichedelia, l’ammorbo della poesia dei cantautori, il vino di Ciampi ed il fumo di Baudelaire. Il blues ed il rock, per loro fortuna, già insidiavano le vene ed i loro ascolti di sempre da anni. “L’Inferno di Orfeo” narra le storie di poeti, di mascalzoni, di innamorati cronici dietro a lampade a petrolio. Storie personali. Criticamente e squisitamente quotidiane. Dentro ogni verso c’è la visione del sentimento umano, debole, complesso ed unico.
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