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A PROPOSITO DI DIGNITA'....

Post n°147 pubblicato il 21 Marzo 2010 da cavallo140
 

LA PEDOFILIA NELLA CHIESA E LA CRISI SOCIALE

“Chiesa del Dio vivente, Dov’eri mai? qual angolo Ti raccogliea nascente, Quando il tuo Re, dai perfidi Tratto a morir sul colle, imporporò le zolle Del suo sublime altar?” si chiedeva Manzoni negli “Inni sacri”. Chiesa cattolica, ci chiediamo noi molto più prosaicamente, dov’eri mai quando i tuoi preti abusavano dei fanciulli nei conventi, nelle scuole e nelle sacrestie delle insospettabili parrocchie? Cosa facevi, quando i tuoi pastori, anziché curare le anime, violentavano la carne dei più piccoli, aprendo in loro una ferita che non avrebbero più rimarginato?

Tra tutti gli scandali, gli imbrogli, le truffe, le corruzioni, le crisi economiche e i problemi sociali di cui è stracolma la nostra quotidianità, ci mancava solo la tristissima e vergognosa vicenda dei casi di pedofilia che sempre più numerosi emergono all’interno della Chiesa cattolica nel mondo. L’aspetto di quello che gli scrittori cristiani antichi definivano il Corpo Mistico, la “societas perfecta”, la “civitas christiana”, è stato deflorato da un manipolo di sacerdoti indegni, che rappresentano certo un’assoluta minoranza rispetto all’insieme dei religiosi e delle religiose cattoliche, ma una minoranza pur sempre troppo dannosa per poter essere trascurata. La violenza perpetrata verso i bambini, già di per sé estremamente grave, è resa ancora più odiosa se a compierla sono coloro che avrebbero dovuto predicare il vangelo. Talmente odiosa da rischiare seriamente di oscurare l’impegno di tanti sacerdoti e di tante suore che operano il bene nella fedeltà allo loro vocazione. Talmente vergognosa da sconcertare i milioni di fedeli che vedono le gerarchie cattoliche come la loro guida e la loro fonte di coesione. Talmente grave da disorientare anche chi, pur non praticando da tempo i dettami della religione, continua a riconoscere alla Chiesa un’alta autorità morale e spirituale. Per questo, in fondo, lo scandalo è così tanto clamoroso.

 

Casi di abusi sui minori, purtroppo, si sono scoperti anche in numerosi istituti laici, in prestigiosi collegi statali, in rinomate scuole pubbliche, eppure questi episodi, pur essendo altrettanto gravi, non hanno suscitato uno sdegno pari a quello provocato dalla vicenda dei preti pedofili. Il motivo, credo, non sta solo nella forza polemica delle varie organizzazioni atee o anticlericali. No, il motivo principale secondo me sta proprio nella stima generale che la Chiesa cattolica, per la sua millenaria storia e per la sua incommensurabile tradizione, gode nel suo complesso anche all’interno di una società in gran parte secolarizzata. In un mondo che cambia in continuazione senza mai sapere la propria direzione, la dottrina della Chiesa, con le sue Leggi immutabili ed eterne, è in definitiva un punto di riferimento consolante, sia per chi crede nella possibilità di una Verità eterna ed assoluta, sia per chi invece crede solo nel divenire caotico della cose, e però ha bisogno di utilizzare dei punti cospicui nella sua navigazione a vista. Per questo, allora, ci auguriamo, o almeno il sottoscritto si augura, che la Chiesa cattolica riesca al più presto a superare questa sua gravissima crisi di rispetto e di fiducia, uscendone rinnovata nel capo e nelle membra. In un tempo privo di valori condivisi, mi auguro quindi che la Chiesa, trovando la forza nella ricchezza dei suoi principi, produca per prima i germi di quel necessario rinnovamento spirituale che possa poi trasmettere i suoi benefici influssi all’intera società; perché se neanche la comunità cristiana, che si riconosce ed identifica in un sistema unico ed immutabile di valori, avesse la capacità di riformarsi e rinnovarsi da sé, quale speranza rimarrebbe ad una società civile molto più disarticolata e divisa come la nostra?

Se il male continuerà a provenire pure dai predicatori del vangelo, quale forza morale potrà riscattare una società moderna sfiduciata dei suoi politici, disillusa dei suoi giudici, delusa delle sue leggi e depressa dalle sue crisi?

Luigi - JF

 

IL PETTIROSSO

"Aveva gli occhi come un pettirosso/era una donna di undici anni e mezzo - recita il testo - si alzò la gonna per saltare il fosso/aveva addosso un vestitino rosso. Mentre passava in mezzo a quel giardino/di settant'anni incontrò un bambino/voleva ancora afferrare tutto/e non sapeva cos'é bello e cos'é brutto/e l'afferrò con cattiveria/lei si trovò le gambe in aria/lui che cercava cosa fare/c'era paura e c'era male". Il testo prosegue così: "E il male lo afferrò proprio nel cuore/come succede con il primo amore/e lei allora lo prese tra le braccia/con le manine gli accarezzò la faccia/così per sempre si addormentò per riposare/come un bambino stanco di giocare".

Gino Paoli

 
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