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Figlio mio, lascia questo Paese


Vi propongo la lettera/articolo, comparsa sulle pagine del quotidiano "La Repubblica", scritta da Luigi Celli, attualmente direttore dell'Università Internazionale degli studi sociali Luiss. Sintetizzo la lettera che comunque potrete trovare qui.Figlio mio, stai per finire la tua Università; sei stato bravo. Non ho rimproveri da farti. Finisci in tempo e bene: molto più di quello che tua madre e io ci aspettassimo. È per questo che ti parlo con amarezza, pensando a quello che ora ti aspetta. Questo Paese, il tuo Paese, non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio. Puoi solo immaginare la sofferenza con cui ti dico queste cose e la preoccupazione per un futuro che finirà con lo spezzare le dolci consuetudini del nostro vivere uniti, come è avvenuto per tutti questi lunghi anni. Ma non posso, onestamente, nascondere quello che ho lungamente meditato. Ti conosco abbastanza per sapere quanto sia forte il tuo senso di giustizia, la voglia di arrivare ai risultati, il sentimento degli amici da tenere insieme, buoni e meno buoni che siano.[...]Questo è un Paese in cui, se ti va bene, comincerai guadagnando un decimo di un portaborse qualunque; un centesimo di una velina o di un tronista; forse poco più di un millesimo di un grande manager che ha all'attivo disavventure e fallimenti che non pagherà mai. E' anche un Paese in cui, per viaggiare, devi augurarti che l'Alitalia non si metta in testa di fare l'azienda seria chiedendo ai suoi dipendenti il rispetto dell'orario, perché allora ti potrebbe capitare di vederti annullare ogni volo per giorni interi, passando il tuo tempo in attesa di una informazione (o di una scusa) che non arriverà. E d'altra parte, come potrebbe essere diversamente, se questo è l'unico Paese in cui una compagnia aerea di Stato, tecnicamente fallita per non aver saputo stare sul mercato, è stata privatizzata regalandole il Monopolio, e così costringendo i suoi vertici alla paralisi di fronte a dipendenti che non crederanno mai più di essere a rischio. [...]Per questo, col cuore che soffre più che mai, il mio consiglio è che tu, finiti i tuoi studi, prenda la strada dell'estero. Scegli di andare dove ha ancora un valore la lealtà, il rispetto, il riconoscimento del merito e dei risultati. Probabilmente non sarà tutto oro, questo no. Capiterà anche che, spesso, ti prenderà la nostalgia del tuo Paese e, mi auguro, anche dei tuoi vecchi. E tu cercherai di venirci a patti, per fare quello per cui ti sei preparato per anni. Dammi retta, questo è un Paese che non ti merita. Avremmo voluto che fosse diverso e abbiamo fallito. Anche noi. Tu hai diritto di vivere diversamente, senza chiederti, ad esempio, se quello che dici o scrivi può disturbare qualcuno di questi mediocri che contano, col rischio di essere messo nel mirino, magari subdolamente, e trovarti emarginato senza capire perché. [...]Il quadro dipinto da Celli è il Paese che tutti ormai conosciamo: l'Italia è piena di contraddizioni, di problematiche sociali frutto spesso di una classe politica incapace di comprendere le esigenze della gente, e in grado solo di fare i propri interessi. Tutto questo mettere in evidenza i problemi del nostro Paese però porta a fare una riflessione.Negli altri Paesi, quelli dove Celli vorrebbe mandare suo figlio, esiste davvero la meritocrazia? Mi domando poi se questo amore per l'autocritica sia una cosa che contraddistingue solo noi italiani o certi atteggiamenti succedono anche in altri Paesi. Io penso che la capacità di mettere in luce le cose che non funzionano nel nostro Paese sia un modo per iniziare a cambiare le cose, ma non basta! Occorre fare nuove proposte, occorre costruire qualcosa di alternativo se siamo insoddisfatti. Allora io dico che l'Italia per cambiare ha bisogno di personalità di cultura, magari insoddisfatte come Celli o magari giovani e piene di ideali come il figlio di Celli, che propongano qualcosa di nuovo alla luce dei problemi che tutti noi sappiamo. La politica è uno strumento eccezionale per cambiare le cose, per questo motivo non la si può lasciare nelle mani di chi è capace solo di fare i propri interessi dimostrando ciecità davanti ai veri problemi. Non credete? La fuga non ha senso se si ama questo Paese.....Amoon