C'è una donna, in quest'ultimo periodo, che ogni volta che la vedo non penso di sforzarmi a parlare con lei su come vorrei cambiare il mondo. Mi rendo conto che le parole che ci vorrebbero sarebbero troppo complesse, e se anche lei le capisse, rispondendomi con le sue parole troppo difficili, allora sarei io a non capirla. Io conosco di meno il suo linguaggio di quanto lei conosce il mio. C'è questa donna che quando la guardo, mi vergogno della mia presunzione del correggerla, dell'averla corretta troppe volte, e lei mi tocca velocemente dicendomi di lasciarla sbagliare. C'è una donna, alla quale io rinuncio di regalare parole, e nel guardarla vorrei sentire cosa desidera aldilà dei miei occhi sulla sua bocca. C'è questa donna che ogni tanto prova a comandarmi, e io stupidamente, dopo essermi difesa, riattacco con un altro ordine, con un'altra voce grossa delle nostre solitudini. C'è questa donna di cui a volte mi rendo conto, che alcuni suoni tradiscono una voglia di me, questa donna che mi riguarda e vorrebbe capire meglio. Non è il mio specchio, non sono io a riflettermi, è una quasi sconosciuta, che non parla la mia lingua. Eppure è una donna che sento, che mi accompagna, che partirà che mi ricorderò, che ci sarà anche senza il mio sguardo. Da Poesie femministe Vittoria Nicoli