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Passion Imparfaite

... Che Dio mi Benedica e il Diavolo mi Ispiri ...

 

 

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The Soft Side of Me

Post n°267 pubblicato il 08 Gennaio 2009 da passion_imparfaite
 

...e la neve abbattè un albero, che finì su un filo elettrico, che tolse corrente alla mia landa, che fermò il mio impianto di riscaldamento e il mio camino, che portarono la mia umile dimora all"invivibile temperatura di 12 gradi in zona giorno. Altro non potevo fare che prender su mia figlia, convincere la gatta ad entrar nel trasportino (quando l"ho estratta da lì aveva una coda grossa come una melanzana e soffiava come un mantice), poche cose necessarie e via, verso casa di mia madre... dove la tecnologia non è arrivata e se è arrivata è limitata al minimo, dove nella grande cucina c"è ancora un enorme camino che non conosce ventole e sistemi di aspirazione forzata, dove ti appesti i capelli di fumo e odor di fuliggine, dove puoi cuocerci la polenta in una pentola di rame tenuta su da un braccio di ferro battuto (ma a me la polenta non piace, quindi questa frase è per pura atmosfera e amor dell"ambientazione suggestiva... per quanto mi riguarda, tal paiolo può anche far la ruggine)...
Di norma vengo da lei di corsa, per consumare quelle necessità frugali come un pasto che non ho voglia di cucinare io oppure per tutta quella gamma di occasioni puntuali, a festa comandata, sgomitando nell"orda di parenti più o meno amati. Oggi invece ho proprio il tempo da buttare e mi dedico a quello che è forse il primo approfondito tour da che me ne andai a vivere da sola, lungo il mio lontano diciottesimo anno d"età.
...quella che era la mia camera è ora una sorta di refugium peccatorum, ribattezzata "la stanza dei vedremo" perchè mia madre ha finito per buttarci un po" di tutto... la collezione dei vinili di Mina, i vestiti di quando era giovane nel mio armadio altrimenti vuoto, i suoi libri del liceo, scatole di foto in bianco e nero che hanno un odore strano, alcuni regali che ha ricevuto ma non vuole mostrare, qualche ricordo dei viaggi che ha fatto e non ha più voglia di tener in vista... più una pila di numeri de "Il mio casale" che, francamente, un tantino ammazzano la poesia.
...faccio un giro in camera sua, ricordo quando da bambina ci entravo carica di timore reverenziale per quella sensazione adulta che mi dava annusare il suo Chanel n.5, o provarmi le sue scarpe e i suoi occhiali da sole, magari ci accoppiavo anche una borsa e una collana un po" vistosa, poi arrancavo sui tappeti e sul parquet fin a raggiungere uno specchio enorme, che rifletteva la mia immagine un po" distorta, anche poco nitida per via delle macchie d"umidità e di tempo che l"avevano segnato...
...il pianoforte sul quale imparai, nel soggiorno grande, altra stanza in cui non si entra più... scordato, suona così distorto da far annodare le budella eppure ancora mastodontico, un nero d"ebano perfetto, solo qualche difetto in fondo-coda, come un solco e una botta. Sonoro, impastato, tasti pesantissimi, strimpello qualcosa di stonato e mi chiedo, con quelle ditina di bimba, come mi riuscisse suonar una tastiera tanto ostile. Gli spartiti nella libreria, li sfoglio e trovo le pagine ingiallite, improvvisamente mi sento vecchia... o comunque, già troppo adulta. Un sorriso nel leggere i margini vergati dal maestro S., "mf/vai decisa", "ppp/in punta di dita", "modula bene, che si senta preciso il passaggio a #"... a volte disegnava una paio di occhialetti, sopra quella battuta in cui rifiutavo di vedere un sostenuto, un prolungato o una pausa tre-quarti. ...è morto, il Maestro S., già quattro anni fa e non ricordo di essermi mai dispiaciuta tanto per la dipartita di qualcuno.
...la mansarda dedicata interamente ai "reparti ludici", o per meglio dire "luogo di cazzeggio", ove dopo l"esame di terza media, con Sara, ci prendemmo la nostra prima memorabile ciucca. Beh... erano due bottiglie di Ceres, ci girò un po" la testa e per quel che poteva essere la nostra cognizione del termine "stordimento" e sue applicazioni fisiologiche, poteva bastare così.
Tra poco cercherò di prender sonno in questo letto a baldacchino, le tende son state rimosse (ma non ricordo avessero mai avuto una grande utilità), una piazza e mezza con lenzuola a taglio francese (solo i francesi potevano ideare un letto troppo grande per una persona sola ma decisamente troppo piccolo per due), in cui a diciassette anni vi consumai il mio secondo, ufficiale, rapporto sessuale completo. Si chiamava Fabio, aveva sei anni più di me, aveva la fissa dei rally... mia madre era in crociera, lui era venuto a trovarmi parcheggiando la moto un po" nascosta, fosse mai che i vicini vedessero che ricevevo visite a tale tardo orario... che fatica sfilargli quella tuta della Dainese... chissà che fine ha fatto, se si è spalmato contro un platano, se ha un"orda di figli, se sta vivendo la vita che desiderava... io me lo ricordo così, che smetteva di baciarmi, mi guardava sorridendo e mi chiedeva "ma tu... tu lo sai quanto sei bella?"...

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