Passion Imparfaite

Barcelona - Like a jewel in the sun


...ti dicono "hola" allungando la "a" sproposito, caratterizzati da quella animosità flemmatica in controsenso, i catalani. Si mescolano nel fiume di turisti che scorre incessante per La Rambla, uno slalom continuo fra i chioschi di dolci, fiori e souvenirs, artisti di strada e gente che chiede semplicemente l'elemosina o tenta di venderti qualcosa o proporti un locale in una viuzza laterale. Ritrovi i catalani nella piazza della Cattedrale, immersi nella parata al culmine dei festeggiamenti per Santa Eulalia, un serpentone infinito che si dirige nel Barri Gotic fatto di bimbi con tamburi e violini, statue alte un paio di metri e gruppi in costume che ballano la Sardana. Parc Guell, Casa Batlò, Milà e Vicens, costruite da Gaudì (l'Architetto del cielo e della terra) secondo il rigore "in natura non esistono linee rette" ed è surreale e perversa la sensazione che si percepisce nell'osservare e visitare le sue opere, sensazione che culmina nella sublimazione dell'imponenza ritrovandosi di fronte alla Sagrada Familia, che chissà quando verrà mai terminata. La vita catalana è fisiologicamente spostata verso la sera, i quartieri stessi sono forse più trafficati verso le tre di notte che non alle tre del pomeriggio. L'ora di cena è scandita dal persistente odore di sopa de ceba, ovviamente non prima delle 22, la zona del porto è una moltitudine di piccoli locali simili a covi di bucanieri che si aprono sul budello decadente e mal frequentato, ad ogni crocevia strani tizi si avvicinano schermati dalla lattina di birra che fingono di vendere, proponendo invece "el que vol..."Paella, escalivada, tortilla de patatas, boquerones, jamon iberico e dappertutto pan de tomate, da accompagnarsi rigorosamente a cervesa o sangria e per finire il contrasto croccante caramellato e dolcemente morbido della crema catalana... morire di fame a Barcelona è impossibile, è molto più probabile ritrovarsi spennati vivi per esser incautamente entrati in un localino che somigliava a una bettola, senza aver letto prima i prezzi sul menù.  Attraversiamo un'ultima volta la piazza della Cattedrale trascinandoci appresso i trolley, è ora dell'apertivo, l'odore di cipolla che mi impregna capelli e cappotto, la campana batte le otto, il sole tramonta e tutto si tinge d'arancio, oro e rosa, un uomo strimpella una triste melodia gitaneggiante seduto sulla gradinata e io piango, dietro gli occhiali da sole. Probabilmente lo immagini, "...quando la lasci è così... è come sentire di appartenerle... non esser triste, tra meno di un mese saremo di nuovo qui", mi dici senza voltarti, ti seguo dirigendoci in Plaza Catalunya.  Nota a margine: nella Cattedrale, i chiostri dei Santi che portano i nostri nomi sono uniti, esattamente dietro all'Altare. Osserviamo la casualità storditi dalla musica d'organo che echeggia a piene canne, finchè un giovane prete non ci invita a uscire per via della Messa che sta per iniziare. Lo prendiamo come inequivocabile segno di buon auspicio, decidiamo di firmare... e firmiamo l'accordo che ci impegnerà per un anno. Già... per affari saremo spesso qui, d'ora in poi.