Imperfezioni

Post N° 39

imPERFECT GENERATION 

La mia generazione ha vissuto l’eco degli anni settanta, quindi di striscio, più per sentito dire.

A 15 anni ero in pieni anni ottanta, tra Video killed the radio star, Flashdance  e spalline imbottite.

Alla tv guardavo i Jefferson, i Robinson, George e Mildred e Tre cuori in affitto, una novità assoluta in quanto primo esperimento di convivenza a tre, con lui che ci provava sempre e le ragazze che non gliela davano mai.

Ma in assoluto Mork e Mindy che mi facevano impazzire. Nano nano.

Poi Discoring e quello sfigato di Seimandi col tele gattone maoooo, che mi chiedevo che cazzo c’entrasse un vecchietto col parrucchino che parlava di musica.

Il cubo di Rubik, le Cristall balls, Subbuteo, il Dolce forno (quante tortine schifose e bruciacchiate!)

Io però facevo la fricchettona tardiva peace&love per darmi un tono.

A 18 anni vestivo jeans scoloriti a tubo che per sfilarli dalle caviglie ci voleva l’aiuto di mia madre o gonnelloni floreali che mi gonfiavano come l’Enterprise. Maglioni extra large fino al ginocchio. D’inverno Clark scamosciate o Adidas a banana e d’estate Espadrillas col tallone sfilato che facevano tanto “menefotto”. Zaino militare in canapa possibilmente usato o borsa in cuoio decorata a mano personalmente. Frangia ribelle fino al naso, scostata solo in caso di situazioni interessanti, kajal nero seppia importato direttamente dall’India e foulard saffy  effetto psichedelico cosparso fino alla nausea di essenza di Patchouli della Malesia. Walkman incollato alle orecchie 24oresu24, bicicletta rigorosamente da uomo, con la sella altissima, sostituita poi da una Vespa truccata dal mio amico Aristide, specializzato in carburatori e truccata da me, specializzata in decorazioni.

Alla scuola d’arte le consegne dei miei progetti erano un’utopia e la Smemo piena di note che sistematicamente facevo sparire. Il primo anno bocciata col 7 in condotta. Il terzo rimandata a Settembre. Molto contenti i genitori.

Invece di cambiare testa, cambio scuola: liceo artistico. Li si cominciava a ragionare. Più libertà d’azione, fumo libero e tante manifestazioni a sfondo politico, sempre sulla scia degli anni settanta, quindi di striscio, più per sentito dire.

Alla fine dei sudati 4 anni un diplomino inutile che permetteva l’accesso solo alla facoltà di architettura che a me non piaceva perché la profe s’era fissata con la teoria delle ombre (dovevo costruire un palazzo, mica  l’ombra del palazzo! azzo!)

Anno integrativo. L’anno della maturità, quella vera. Studiare per il gusto di studiare e farsi le ossa con i primi lavori sottopagati. Si diventa grandi,  ma solo di striscio, più per sentito dire.

Ma di cosa mi lamento? E’ stata una brutta generazione la mia?

So solo che con questo curriculum vitae,  oggi non mi prenderebbe nessuno.

E farebbero bene…