Torno ad urlare

Tratto da.... boh, fate voi


 Era sull'autobus... L'aspettava un viaggio lunghissimo verso un impegno divenuto ormai improrogabile; una fatica emotiva e psicologica che avrebbe volentieri evitato, se solo avesse potuto... Ma non poteva, ed era lì che viaggiava. Nel frattempo aspettava un messaggio di lui, un "Ti sono vicino in questo momento difficile"... Ok ok, forse questo era troppo per lui e allora anche un semplice "Buon viaggio" sarebbe stato bene accetto. Invece, da fuori, arrivò un bel niente... Ore e ore in attesa del niente, o meglio, di quell'insopportabile silenzio che era oltretutto in netto contrasto col rumore interiore, quello dei suoi pensieri. In quel caos indistinto, solo una nitida frase: "Dov'è il mio uomo?"... Si accese come una lucina, quella domanda, insieme alla brutta sensazione di sentirsi sola. Non che non l'avesse mai esperita, in passato. Si era spesso sentita così quando era sposata: sola coi suoi problemi; sola davanti alle preoccupazioni; sola di fronte ai dilemmi; sola durante i frequenti tradimenti di lui. Poi però il suo matrimonio era finito e, paradossalmente, aveva smesso di sentirsi sola. Maledizione, ma perché quella brutta sensazione si riaccendeva proprio ora, ora che aveva finalmente trovato il coraggio di buttarsi passato e paure alle spalle e di sperimentarsi in quella nuova relazione?? Doveva in qualche modo contenere quel malessere... ma come? Bisognava innanzitutto ridurre la dissonanza tra il dato interno (la sua aspettativa) e quello esterno (il silenzio di lui). Poiché su quest'ultimo non poteva agire, agì su sè stessa, abbassando la sua aspettativa: "Sono io che mi aspetto troppo. In fondo è passato così poco tempo da che stiamo insieme!". Certo, lo stava giustificando (sebbene in modo inconsapevole), ma quella giustificazione ebbe il suo effetto: quel "Dov'è il mio uomo?" e la solitudine che scaturiva dalla "latitanza" di lui, si spensero in un click e lei stette subito meglio. Solo che erano ostinate, quelle lucine! Si riaccesero più volte nel corso dei giorni e dei mesi seguenti. Come quella volta che lei era in piazza ad aspettarlo -oh, interminabile attesa del niente!- perché lui non ebbe l'accortezza di dirle in modo chiaro che non sarebbe riuscito a raggiungerla! Oppure in occasione delle lunghe sere trascorse in msn ad attendere che lui entrasse per parlarle... Invano, ovviamente, perché lui nel frattempo era su un'altra chat e non sembrava avere la minima intenzione di disconnettersene... Oppure come quando aspettava giorni e giorni che le chiedesse di vederla o che le esprimesse in modo chiaro la natura dei suoi sentimenti o le manifestasse un qualche bisogno, compreso quello di far l'amore (che invece lei sentiva in modo forte)... Tutto inutile! Inutili attese del niente, ogni volta! Solo che, in quelle occasioni, a giustificazione che lei aveva utilizzato la prima volta non era più adatta. Non poteva più dire a sè stessa che era così poco tempo che stavano insieme.. E allora, di volta in volta, ne cercava altre: "Forse non si è reso conto" -pensava- "o forse non ha tempo... Forse non è solo... Forse non ha credito... Forse non può... Forse è spaventato"... Forse, forse, forse: se le raccontava tutte, pur di non dire a sè stessa la verità e cioè che forse lui se ne fregava! E nel mentre, quelle lucine si spegnevano e si riaccendevano, si spegnevano e si riaccendevano, si spegnevano e si riaccendevano... Oh, folle balletto nell'attesa del niente! Tutto questo fino a quel fatidico ritardo, che lei neppure gli comunicò per "proteggerlo" dall'angoscia del dubbio che potesse averla messa incinta. Ma lui, lui come la proteggeva dalle sue paure? Come la proteggeva dalla sua insicurezza? Come la proteggeva dalla sua gelosia e dalla sgradevole sensazione di non essere amata e corrisposta? Come la proteggeva dalla frustrazione dei suoi bisogni negati? Come la proteggeva dal suo malessere? Era sempre e solo silenzio, o, tutt'al più, risposte vaghe e insoddisfacenti... Era sempre e solo assenza e, per lei, sempre e solo "attesa del niente"... Era così che egli accoglieva e acquietava la sua angoscia? Così che, come aveva promesso una volta, si prendeva cura di lei e del suo grande sentimento, forte e tenero allo stesso tempo?... E allora fu così che ella, un giorno -ammesso fosse amore- disse basta all'amore...