Torno ad urlare

Anniversari particolari (parte II)


Quella sera, a tavola, nel vedere incredulità e dolore negli occhi dei miei figli, tentai più volte di convincerlo a rimandare il discorso in seguito, a quattr'occhi, poiché quello, nelle aspettative di tutti, sarebbe dovuto essere un momento conviviale e di riunione familiare. Tuttavia egli sembrava non capire; era così lanciato e carico che mi fu difficile convincerlo. Alla fine riuscii nel mio intento: ne parlammo dopo cena, durante una passeggiata. Lui ribadì che non voleva "più saperne nulla" e che ormai aveva deciso.-Le mie sorelle lo sanno già, mio cognato pure...Insomma, tutti sapevano fuorché me.Non feci nulla per convincerlo. D'altronde venivamo da una crisi durata anni e divenuta via via sempre più insanabile. Ero stanca, delusa, amareggiata e in più ero stata tradita e ingannata e non una volta sola... Non avevo più nessuna voglia di lottare per quel matrimonio. Dissi solo una cosa, una soltanto:-Credo che in questo momento nessuno dei due sia in condizione di rivolgersi ad un avvocato. Lasciamo le cose come stanno e appena possibile legalizzeremo la separazione.Sebbene egli sapesse già cosa sarebbe venuto a dirmi, non ebbe neanche la decenza di cercare un posto per la notte e dormì nel mio letto, come un perfetto estraneo e non senza aver prima accuratamente nascosto il suo telefono (ma questa non era una novità. Ultimamente, prima di andar via di casa, lo faceva sempre) e chiuso a chiave la sua valigia (chissà quali segreti nascondevano, sia l'uno che l'altra!).La mattina seguente ripartì. Si chiuse la porta alle spalle incurante del pianto del piccolo e andò via senza voltarsi neanche una volta indietro. Rimasi da sola a consolare i miei bambini, raccontando loro la storiella che il papà li avrebbe amati lo stesso e, che anche da lontano, si sarebbe preso cura di loro.(se vuoi proseguire nella lettura, clicca qui: http://blog.libero.it/imperterrita/6741853.html