La mia discarica

PALESTRA SI', PALESTRA NO


La palestra è come i reality… tutti la schifano ma alla fine, prima o poi, tutti ci finiscono dentro. Tra le attività motorie è quella che odio di più; ma la forza di gravità in alcuni momenti si fa sentire più del dovuto, e per evitare il crollo generale (autostima inclusa), qualcosa si deve pur fare: prima di tutto imporsi delle regole, degli obblighi.Messa una croce sul calcio e su un brillante futuro da ala sinistra a causa delle mie ginocchia di burro, messa una croce sulla piscina a ora di pranzo per evitare indecenti cali di produttività pomeridiana a lavoro (un paio di volte mi sono addormentato sulla scrivania), demotivato alle corsette serali in solitudine (i miei amici vanno a un ritmo troppo lento, da dopolavoro), l’impigrimento progressivo e l’apatia post-vacanziera richiedono interventi drastici; negli ultimi giorni non ho fatto altro che trascinare il mio culo dal letto alla sedia per la colazione, al sedile dell’automobile, alla sedia dell’ufficio, per finire la giornata spalmato sul divano tutta la sera. Il dinamismo di una volta è un lontano ricordo; la panza fuori controllo, dovuta a cause di forza maggiore (cannoli e prelibatezze siciliane), richiede un intervento drastico; anche perché a un single non è anche concesso di ingrassare liberamente, perché si sa “solo dopo il matrimonio ci si rilassa e ci si adagia sugli allori”. E allora mi autopunirò per questa mia rilassatezza, e lascerò che i miei ritmi di vita siano dettati da due cose davvero brutte: il lavoro e la palestra. Faccio fatica a trovare dei lati positivi nella palestra. La sala pesi è la più triste in assoluto: è il regno del machismo, e macho o lo sei o non lo sei, e io, ovviamente, non lo sono. Tutto è misurato, valutato e giudicato in funzione dei chili di “ghisa” che si sollevano. I duri della sala pesi parlano con gli sguardi, non con le parole. Se saluti, non rispondono per non cedere a simili debolezze umane. Passano la maggior parte del tempo a fare esercizi guardandosi allo specchio con un’espressione del viso che dice, in maniera del tutto falsa e gratuita, tra l’altro “Quanto so figo!”. E socializzano solo con chi è capace di sollevare più di loro, creando in tal modo la loro esclusiva “elite”. I loro argomenti di conversazione: il programma di allenamento, il numero di alzate, l’alimentazione per far crescere la massa muscolare.Nella sala spinning c’è il popolo dei masochisti; consapevoli delle concrete possibilità di arresto cardiaco, il saluto dello spinner è un misto di rassegnazione del condannato a morte e solidarietà; si scambiano due chiacchiere solo prima della lezione. Dopo, se si è ancora vivi, non se ne avrà più la forza;  così come non si avrà la forza di insultare l’insegnante (?) di spinning, che con voce incalzante e fastidiosa ci avrà ammorbato per tutto il tempo (da fermo, peraltro, e quindi più comodo) impedendoci di godere dell’unica cosa decente… la musica.Va sfatato, peraltro il mito che si vada in palestra per cuccare; o almeno io non riuscirei mai. Alla fine della mia seduta, vittima del mio metabolismo plebeo, sono immerso in un lago di sudore, puzzo come una capra e non ho fiato nemmeno per presentarmi: praticamente un cesso che si trascina a stento. Se una ragazza mi trovasse interessante in quelle condizioni avrei seri dubbi sul suo equilibrio mentale. E chissà perché invece le donne dopo due ore di massacro, sono solo leggermente accaldate con, al massimo, un rivolo di sudore che scende dalla fronte… mah… Comunque vada, sarà l'ennesima minchiata…