La mia discarica

Post N° 211


8 MARZOEra la sera dell’otto marzo. Ero un ragazzino piccolo, timido e ingenuo di diciotto anni che correva allegramente lungo la riviera per smaltire un po’ di ciccia in eccesso. Si lo so, a 18 anni tanto piccolo non ero, ma gli ormoni si sono ricordati di me molto tardi e ho fatto lo sviluppo quando le persone normali iniziano ad avere problemi alla prostata.Dicevo… correvo baldanzoso ed elastico quando mi si affiancò una macchina con musica a tutto volume carica di donne gracchianti. Si affacciò una tipa dall’occhio furbetto per chiedermi un’informazione: “Ciao caro”, mi disse “sai dirmi dove posso trovare una buona gelateria?”. Io ingenuamente iniziai ad indicare la strada per la gelateria, mentre sentivo voci gracchianti in macchina che ridevano sguaiatamente “Prosegui per 500 metri, poi gira a sinistra all’altezza del cartello giallo e prosegui per altri 200 metri…” . Lei mi interruppe dicendo “Sai, stasera ho proprio voglia di un bel gelato” e io, in stile Verdone, “L’ho capito, ti stavo spiegando appunto la strada per la gelateria, se mi fai parlare forse ci riesco”. Lei, con voce sensuale e sguardo da pornostar “Ma non ancora l’hai capito, io voglio il TUO gelato!”. Rimasi sorpreso, senza parole; le tipe in macchina risero ancora più sguaiatamente e ripartirono a tutta velocità. Questa è l’immagine che molte donne si sforzano di dare dell’otto marzo: un’occasione persa se deve servire per emulare il peggio degli uomini. Una serata a far follie, a trasgredire, e il giorno dopo impotenti, a essere giudicate mignotte solo per una minigonna, a faticare il doppio degli uomini per una promozione a lavoro che non arriverà mai, a respingere avances per far carriera o otetnere favori, a lottare per conciliare lavoro e famiglia tra mille sensi di colpa e senza nessun aiuto concreto, ad avere poche chance per esprimere tutte le proprie qualità e realizzarsi, e a lamentarsi, senza costrutto, di una società maschile e maschilista, che, con certi atteggiamenti, non si fa che avallare.