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Post n°181 pubblicato il 03 Agosto 2006 da Sembrava_Impossibile
Siamo agli sgoccioli, il lavoro langue insieme alla voglia di lavorare; c’è un’aria di smobilitazione in giro, che alimenta quel senso di vuoto, abituale per me in questi momenti, che tutti cercano di colmare nei modi più disparati: con un attivismo esasperato, con una routine martellante, con la continua ricerca di novità e di esperienze nuove… L’altra sera a cena ridevo ascoltando i racconti di vita quotidiana di chi non riesce a trovare il tempo per riposare un attimo; le tremila associazioni di volontariato, la mamma e la nonna da accompagnare a destra e sinistra, il nuovo fidanzato pazientemente coinvolto in queste attività… e ora un matrimonio da organizzare in pochissimi mesi, d’altra parte “si stava sposando sotto” da anni; chissà cosa farà lui quando scoprirà di aver sposato oltre lei, anche la mamma e la nonna… Ma tutti questi impegni sono davvero necessari? E gratificano sempre e comunque? Ho i miei dubbi… Col passare del tempo sono peggiorato: sono insofferente a tutto, alle k al posto delle c, al buonismo da quattro soldi, all’ottimismo forzato, al pessimismo deprimente, ai luoghi comuni, alla banalità di luoghi e situazioni, ai contesti di gruppo fatti di tanti sorrisi di facciata e di tanta estraneità gli uni agli altri, a quelli che hanno una risposta e una soluzione a tutto tranne che alla loro stupidità e presunzione… sono talmente peggiorato da essermi arroccato sul mio eremo ad osservare dall’alto le vite altrui… da perfetto codardo lo so, ma mai invadente e mai dannoso per gli altri. Una qualità mi è rimasta, da sempre: non mi racconto balle. Conosco le mie debolezze, so cosa mi fa star bene e cosa no; e mi comporto di conseguenza. Non mi metterò ad aiutare il prossimo fino a quando non sarò in grado di aiutare me stesso, non mi riempirò le giornate di attività di cui fondamentalmente non mi frega nulla e che hanno il solo scopo di non farmi pensare. E passerò il mio tempo libero con me stesso, e con le poche persone dalle quale percepisco una rara umanità e a cui sento di poter dare qualcosa. Basta colmare le solitudini di chi cerca solo stampelle temporanee. Nell’ironia e autoironia ho sempre trovato il miglior modo di vivere anche gli aspetti più pesanti della quotidianità; un sorriso donato o ricevuto è la cosa che continuo ad apprezzare di più. E il tempo meglio speso è sempre stato quello dedicato ai gesti e ai pensieri verso la persona amata, fino a quando c’è stata una persona amata; se ora ci fosse, vivrei meglio, ma non risolverei grazie a lei le mie questioni irrisolte. Ma non mi drogherò mai di lavoro, di sport, di iperattivismo e finte passioni di facciata… continuerò a prendermi e a prendere in giro, perché come dice un noto poeta di Correggio, “non bisogna mai prendersi né poco né troppo sul serio”.
BUONE VACANZE A TUTTI, A QUELLI BELLI E A QUELLI BRUTTI!
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