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BUON NATALE

Post n°203 pubblicato il 21 Dicembre 2006 da Sembrava_Impossibile

Anche per me è arrivato il momento degli auguri di Buon Natale.

Tanti auguri a tutti quelli che passano per questo blog, e, nonostante non risponda ai commenti ormai da secoli, continuano a lasciare graditissima traccia del loro passaggio.

Tanti auguri a tutti quelli che ho imparato a conoscere e ad apprezzare attraverso le loro parole scritte.

Tanti auguri a quelli che, per la mia pigrizia e la mia incostanza, non sono capace di coltivare e tenermi vicino nonostante il loro spessore umano e l’indubbio affetto che nutro per loro.

Tanti auguri a chi farà un Natale più felice per la presenza di un nuovo arrivato che renderà ancora più indimenticabile il clima festaiolo.

Tanta solidarietà a chi non potrà essere felice perché un Natale dopo aver perso il proprio bimbo di soli sette anni sarà una festa da cui scappare il più in fretta possibile. Ma mi piace pensare che il piccolo Emanuele stia addobbando il proprio albero, sereno e sorridente, in qualche posto migliore di questo.

Tanti auguri a chi ho perso e tanti auguri a chi ho ritrovato.

Tanti auguri alla persona che ho deciso di non sentire più, solo perché mi risulta insopportabile saperla felice con uno diverso da me.

Tanti auguri a chi ha deciso di regalare i suoi splendidi sorrisi a chi ne ha più bisogno, i bambini dell’Etiopia, e grazie a questa esperienza è riuscita a dare slancio ed entusiasmo alla sua esistenza.

Tanti auguri a chi ancora sogna, nonostante le tranvate.

Tanti auguri a chi non sogna più per non prender tranvate.

E tanti auguri a chi pensa che sia possibile sognare senza prender tranvate.

Tanti auguri a quelli che, con discrezione, continuano a passare e a leggere questo blog.

E tanti auguri a me.

 
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NUOVE DIPENDENZE

Post n°202 pubblicato il 04 Dicembre 2006 da Sembrava_Impossibile

E’ la nuova frontiera delle dipendenze: dopo droga, alcool, fumo, gioco, internet e chat, è arrivata la dipendenza dalle aste di e-bay. Ovviamente non mi sono lasciato sfuggire l’occasione di esserne affetto.

La mia iscrizione come utente di e-bay è recentissima, risale allo scorso 21 novembre. Tutto è nato a causa del mio collega ipertecnologico: ognuno di noi ha un parente, un amico, un collega, patito di tecnologie e con uno spirito pionieristico nello scoprire nuove forme di traffici commerciali e relazioni. Questo maledetto collega fa acquisti su internet da anni: abbigliamento, telefonia, biglietti per i concerti, vantandosi dopo l’acquisto di avere speso la metà di quanto avrebbe speso in un negozio qualunque.

Lo spirito di emulazione ha preso il sopravvento e così ho deciso di iscrivermi anch’io. Effettivamente avevo bisogno di un paio di pen-drive di 1 GB di memoria e stavo già pensando all’I-Pod da regalare a mia sorella per il suo compleanno.

Per acquistare le memorie mi sono buttato dapprima su un paio di aste; ci ho dedicato un’intera pausa pranzo. A dieci minuti dalla chiusura ho lasciato, convinto che la mia offerta sarebbe rimasta la più alta. In realtà in quel frangente si è scatenato il finimondo, e ho perso l’asta. Giustamente il mio collega mi ha fatto notare che sono gli ultimi minuti quelli decisivi, solo in quei momenti devo essere presente. Così ho deciso di acquistare due pen-drive da Honk Kong, a prezzo fisso, senza che fossero messe all’asta: prezzo per ciascuna pena 16 euro, in negozio ne occorrono 25, per cui il risparmio è stato di ben 9 euro. E qui che interviene la vera ragion d’essere delle aste su ebay: non è importante l’acquisto, ma è importante bullarsi con gli amici per aver risparmiato. E più risparmi, più sei figo; ed è quello che ho fatto ovviamente. Effettuato il pagamento con carta ricaricabile poste-pay, subito arriva la sorpresa: in un email il venditore mi spiega che in Italia le consegne impiegano più di tre settimane a causa dei ritardi che si accumulano alla dogana. Già cinque giorni dopo l’acquisto sugli scaffali di Mediaworld si trovavano pen-drive da 1 Giga a 20 euro. Per quando arriveranno le mie da Hong Kong le pen-drive arriveranno a 15 euro, cosicché avrò fatto l’ennesima figura da pirla.

Ma non mi sono perso d’animo e ho deciso di partecipare ad un’asta su ebay per acquistare un lettore mp3 stile I-pod che nei centri commerciali è venduto a 140 euro. Il mio collega l’aveva acquistato pochi giorni prima a 49 euro. Non pretendevo di arrivare a tanto, ma ero certo di risparmiare almeno il 30%. Partecipo ad un’asta, e, vista l’esperienza maturata, aspetto i minuti finali; per far questo sono rimasto in ufficio fino a tardi. L’asta ha una particolarità: risveglia lo spirito agonistico, per cui a un certo punto l’importante è vincere, il prezzo diventa del tutto relativo. Inizio a giocarmela con una tipa, centesimo su centesimo. A un minuto dalla fine squilla il mio cellulare: rispondo, quando controllo l’esito dell’asta vedo che anche questa volta ho perso. Neanche la retrocessione in serie C della mia squadra del cuore quando avevo 15 anni mi aveva ridotto così.

Il giorno dopo ritento. Stavolta sono io a farcela allo sprint. Neanche quando Grosso ha tirato il rigore decisivo ai mondiali quest’anno ho esultato tanto; fortuna che in ufficio erano già andati via tutti; ho improvvisato una ola da solo, ho cantato “Pooo – po po po po pooo poo”, ho fatto l’aeroplanino di Montella, ho messo il pollice al dito come Totti, ho fatto il gesto con la mano all’orecchio di Luca Toni. E ho fatto il mondo partecipe del mio grande successo: lettore stile I-Pod aggiudicato a 91 euro! Quello che avevo perso il giorno prima era stato acquistato a 95 euro; è via con gesti dell’ombrello indirizzati alla vincitrice del giorno prima!!!

Purtroppo credo di aver contagiato qualcuno di troppo con le aste di e-bay. Da venerdì scorso non faccio che ricevere sms di persone che mi comunicano che il mio lettore mp3 è stato acquistato a 83, 78, 75 euro… stamattina un sms di un amico mi comunicava che è stato aggiudicato a 65 euro!!! E per l’ennesima volta ho fatto la figura del pirla.

Credo che smetterò molto presto con questo vizio, è in gioco la mia autostima.

 
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Post N° 201

Post n°201 pubblicato il 28 Novembre 2006 da Sembrava_Impossibile

Non l’ho fatto apposta… ero appena tornato da un lavoretto extra del sabato, mi ero svegliato presto la mattina, ero rincoglionito, avevo tutte le attenuanti generiche del caso. Ho acceso la TV; su Canale 5 c’era Verissimo, condotto da quella gran paracula che è la Toffanin, compagna nella vita di Piersilvio Berlusconi, boss di Mediaset. Ospite era Lory del Santo, che, intervistata oltre che dalla paracula di cui sopra anche dall’esperto di gossip (a quando un corso di laurea in gossip? Manca solo quello ormai) Alfonso Signorini, presentava il suo libro (?).
Non so se erano più ridicole le domande o le risposte dell’ospite di turno:

Signorini: “Lei è diventata famosa nel ruolo di Svampita (un modo delicato per non dire oca senza cervello, ndr); ma lei come si definirebbe?”
Del Santo: “Ma, visto che sono molto intelligente (non per nulla ho vinto l’Isola dei Famosi), mi definisco una Pin-up”.
Signorini: “E questo ci piace molto…”

Signorini: “Lei ha dichiarato di essere single ora. Ma non si sente sola?”
Del Santo: “E perché mai? Io ho la compagnia dei miei pensieri!” facendo una involontaria e pubblica dichiarazione di solitudine totale…

Signorini: “Eric Clapton, un grande amore. Ce ne può parlare?”
Del Santo: “Beh effettivamente una personalità molto complessa. Quando ci siamo conosciuti io ero famosa, facevo Drive-In e guadagnavo bene, non mi mancava nulla a parte un figlio; anche lui era un musicista affermato e gli mancava solo un figlio. E così l’abbiamo fatto!”. Complesso? Più semplice di così...

Dopo non ho resistito più… ho spento la TV e ho cercato di dimenticare ingozzandomi di dolci e coca-cola…

Il giorno dopo ho scoperto di essermi perso il meglio: nella stessa trasmissione la Lecciso aveva dichiarato apertamente che, se dipendesse da lei, farebbe ancora sesso con Albano molto volentieri…

Questo post è abbastanza idiota da meritare la nomina a Blog del giorno?

 
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Io sò macho!

Post n°200 pubblicato il 23 Novembre 2006 da Sembrava_Impossibile

A volte, raramente, mi capita di uscire con qualche ragazza, nel senso da soli io e una ragazza. Uscire con una ragazza per me soddisfa due esigenze particolari: uscendo mi faccio vedere in giro e quindi è un modo di idre “ci sono” in luoghi diversi dai supermercati, lavoro, videonoleggio e palestra; serve a farmi vedere in compagnia di una fanciulla e risollevare la mia immagine di single sfigato agli occhi delle persone; ha la funzione di non sentirmi dire come al solito “ma se tu non provi neanche a uscirci, come fai a sapere che ti piacerà o meno?”.
In genere la mia uscita con una ragazza è legata a due fattori: 1) un’amica, ovviamente più o meno felicemente fidanzata si trova provvisoriamente senza accompagnatore e allora chiama me per un’uscita tra amici o per fare spese, 2) evento rarissimo, sono io che mi attivo e chiedo ad una ragazza apparentemente single conosciuta presentata da amici comuni, di prendere un aperitivo insieme.
Ciò che è descritto nella prima fattispecie può essere assimilato alla figura del cicisbeo, del cavalier servente, l’accompagnatore, quello simpatico e di compagnia che non tromba mai, per intenderci. Questo ruolo mi riesce alla perfezione e a volte mi gratifica. La persona a cui mi accompagno ha la certezza di non fare brutta figura: mi presento bene, parlo solo se interpellato, a volte inserisco qualche battutina per animare la conversazione, in presenza di altre ragazze carine, ma single, non sbavo, ma nel pieno rispetto della mia professionalità e galanteria, rimango fedele alla tipa del momento. Dalle mie parti, senza falsa modestia, sono il migliore in circolazione. Generalmente, le ragazze che mi chiamano per questi “servizi” iniziano la telefonata con “Non ti sarai mica fidanzato?”: dove lo trovano un cavalier servente come me? Se solo mi impegnassi credo che avrei maggiori richieste, ma, per non inflazionarmi, preferisco centellinare le mie comparsate.
Per quanto riguarda la seconda fattispecie, è un evento più raro del passaggio della cometa di Halley che, è risaputo, porta più sfiga di un gatto nero che attraversa una strada mentre si sta passando sotto una scala. Ma a volte capita. Generalmente non mi attivo perché ci sono periodi in cui mi dà fastidio persino il no dell’addetta al banco tagli del supermercato che non può accogliere la mia richiesta di 2 etti di mozzarelle di bufala perché sono terminate; figurarsi il no ad un aperitivo di una che conosco appena. Ma quella volta ero particolarmente scazzato, e allora chiesi alla tipa in questione, vista per la seconda volta insieme agli altri del gruppo se le andasse un aperitivo per il sabato pomeriggio successivo. Non che mi avesse particolarmente colpito, ma il single 35enne da un certo punto in avanti esce con quello che passa il convento semplicemente perché rappresenta qualcosa di diverso dalla normale routine.
Ovviamente per il sabato successivo aveva degli impegni improrogabili, e così per tutti gli altri giorni a seguire; mi propose in alternativa, dei giorni con degli orari assurdi, tipo il giovedì sera dopo le 23:30 (chi si sveglia alle sei di mattina tutti i giorni per andare a lavoro a quell’ora è già nel suo caldo pigiamino). Rimanemmo che, quando si fosse liberata dai suoi impegni, si sarebbe fatta viva. Dato che non si fece più viva per un po’ capii che il suo era un modo gentile (ma siamo sicuri che sia gentile?) di dire no. Non me ne feci un problema più di tanto, scazzato com’ero… Poi capitò di rivederla una sera che uscii con gli amici in comune; per me già arrivare alla prima richiesta era stato tanto, mi meravigliai quando le ricordai dell’invito di qualche tempo prima. Per la seconda volta le chiesi di uscire… Ovviamente lei era impegnatissima, ma si sarebbe sforzata di trovare un’ora tra un impegno e l’altro per un aperitivo con me; non credevo di avere a che fare con la Tronchetti Provera in gonnella. Ovviamente se la stava tirando, come si dice in gergo (a proposito, ma quando la finite? Ci sono donne che perfino in avanzato stato di decomposizione andrebbero avanti con questa tattica). Molte donne hanno paura di dire si al primo invito, per non essere giudicate facili, per paura che il si all’invito all’aperitivo o ad un’uscita qualsiasi venga interpretato come un sì a tutto il resto. Ma tutte queste donne trascurano sempre il fatto che hanno a che fare con “Macho Man” Adriano.
Alla fine accettò, giusto un’ora al centro commerciale a fare la spesa insieme il sabato appena dopo pranzo. In realtà oltre alla spesa prendemmo pure l’aperitivo insieme… e ci uscì pure la passeggiata in centro. I suoi impegni, non so come, si erano misteriosamente cancellati dalla sua agenda. E’ vero che a volte so’ essere simpatico, soprattutto quando sono particolarmente scazzato; posso persino capire che abbia ritenuto la mia compagnia piacevole; ma in genere lo scazzato è poco ricettivo rispetto ai segnali che provengono dall’esterno. Alle sette e mezza di sera fui io a salutarla perché avevo un impegno improrogabile: il noleggio di un fantastico DVD da guardare da solo mangiando pop-corn. La scusa fu un’altra, ovviamente.
L’indomani, domenica, mi arrivò un suo sms; che ne dici se noleggiamo un DVD e ci vediamo un film insieme a casa mia? Effettivamente la sera non avevo impegni, e poi non avevo visto “The skeleton key” e mi sarebbe piaciuto vederlo. Ci vedemmo dopo cena; arrivai che lei stava cenando a base di cracker’s e Red Bull: era capace di fare anche peggio di me! In casa aveva un’iguana, viva ovviamente, dentro una gabbia a temperatura costante che costava più di tutto l’appartamento. L’iguana, quando dorme, quando è contenta, quando fa le feste, quando ha fame, ha sempre la stessa espressione: immobile per tutto il tempo.
Iniziammo a vedere il film, un bel thriller. Eravamo seduti sullo stesso divano, io in un lato concentrato nella visione, lei un po’ più sbracata. Più di una volta mi disse di mettermi comodo; e ripensai ad alcune parole che mi aveva detto il giorno prima relative all’esigenza di “testare” un uomo “prima”, sotto tutti, ma proprio tutti, i punti di vista. Ora, un uomo trentacinquenne scazzato e preso a schiaffi più volte dalla vita e dalle donne, è un uomo che vive di ansie; tra queste non manca di certo l’ansia da prestazione. Non ero pronto per quel test: avevo studiato poco e non mi ero esercitato granchè da solo. Per questo mi aggrappavo sempre più stretto al braccio del divano facendo finta di nulla.
Ad un certo punto lei dovette andare in cucina e fermò la visione del film.  Un incubo si materializzò nella mia mente; mi immaginai al risveglio la mattina, con una voce al mio fianco che mi dava il buongiorno e girandomi notavo che era un grossa iguana di 80 kg… e immaginai anche il mio ritorno a casa dal lavoro, con tante piccole iguana che venendomi incontro mi prendevano la borsa e mi urlavano “Ciao, papà, ti va di giocare con noi?”. Per un attimo fui tentato di scappare. Poi lei tornò e la nuvoletta sopra la mia testa scomparve.
Finimmo di vedere il film e dopo qualche minuto di cordiale conversazione, la salutai e tornai a casa.
Il giorno dopo mi arrivò di nuovo un suo sms che mi diceva “Stasera di nuovo da me?”. Possibile che tutti i suoi impegni erano clamorosamente saltati dal giorno in cui eravamo usciti la prima volta?
E’ inutile dire che da quella volta non l’ho mai più vista. Perché il vero macho, una volta che le castiga, sparisce dalla circolazione…

 
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ALLO ZOO

Post n°198 pubblicato il 15 Novembre 2006 da Sembrava_Impossibile

Si lo so. A forza di parlare di questi argomenti, oltre ad essere particolarmente noioso, e visto che non ho uno straccio di foto sul blog, si fa presto (come mi è stato fatto gentilmente notare) a passare per il solito patetico sfigato, triste, frequentatore assiduo di siti porno, onanista, incapace di trovare uno straccio di donna che se lo fili. E generalmente a questi soggetti si fa presto ad associare un aspetto fisico standard: basso, obeso (e il detto “uomo di panza uomo di sostanza” non vale affatto), con una evidente calvizie, residui brufolosi dell’adolescenza, barba leggermente incolta, occhiali come fondi di bottiglia, alito fetente e ascelle pezzate.

Fa niente. Ma non posso fare a meno di ricordare a tutti quanto sia discriminante questo mondo per i single: la recente finanziaria è stata giudicata la più devastante per i single; da una certa età in avanti ti guardano con compassione e pena; se chiedi un permesso a lavoro sei più convincente se dichiari che devi accompagnare moglie e figlia dal medico, se lo chiedi e basta non ti viene concesso alla faccia della privacy; il nostro chitarrista di fronte al rifiuto di fare le prove, o alla richiesta di fare le prove ad orari assurdi mette le mani avanti dicendo “mica vorrete farmi litigare con mia moglie?”… e tutti noi zitti…

Ma per fortuna le cose cambieranno, eccome se cambieranno: tra un po’ potrò prendere tutti i permessi del mondo, anch’io avrò una compagna da usare come scusa e presto avremo dei pargoli che mi renderanno socialmente accettabile. Anche le mie scuse saranno socialmente accettabili.

La moglie del mio amico mi si avvicina e mi dice con tono tra il serio e il compassionevole: “Adriano, basta! Non posso vederti più così! Un ragazzo come te sempre da solo è uno spreco! Ci ho pensato a lungo, stanotte non ho chiuso occhio, ho trovato la donna per te: è una mia amica d’infanzia, una ragazza semplice, intelligente, brava, sensibile. Insieme potrete essere felici. Al mio paese le malelingue l’hanno massacrata con nomignoli cattivi, ma, credimi, è proprio lei la tua dolce metà.”

“Scusa, ma com'è che la chiamano al tuo paese?”

“LA TIGRE DEL RIBALTABILE!”

 
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ISLAM E SPORT

Post n°197 pubblicato il 08 Novembre 2006 da Sembrava_Impossibile

Lo scorso week-end, durante le pulizie settimanali di una casa sempre più sommersa da polvere e immondizia di ogni genere, facendo zapping alla ricerca di un programma dignitoso che mi sostenesse in un momento tanto difficile sono capitato sulla telecronaca della partita dei campionati del mondo di pallavolo femminile Italia – Egitto. La cosa che mi è saltata subito all’occhio è stato l’abbigliamento di alcune ragazze della squadra nazionale egiziana: capelli ben nascosti da un copricapo di tessuto bianco, gambe e braccia così coperte che più coperte non si può, maglie e pantaloni larghissime per non lasciar vedere alcuna forma…

La cosa mi ha lasciato un po’ allibito. Lo sport è un qualcosa che va ben oltre l’esibizione del corpo, è la grazia e il dinamismo racchiusi in un gesto tecnico, è agonismo, è espressione della propria fisicità al di là di ogni bigotta prescrizione religiosa, è grinta, è quanto di più spontaneo e naturale ci possa essere. Quelle ragazze sembravano così goffe e impacciate in quegli abiti così ingombranti... Rimango sempre più perplesso di fronte a religioni che continuano a mortificare ogni espressione della femminilità; e poi, fino a che punto certe scelte sono libere e consapevoli?

Mi viene in mente la storia di Hassiba Boulmerka, algerina, campionessa olimpica a Barcellona 1992 nei 1.500 metri, prima donna algerina, e due volte campionessa del mondo. Una vita controcorrente, operaia che si allenava nei ritagli di tempo per dare sfogo alla sua vera passione e al suo più grande talento, la corsa, contro tutto e contro tutti, contro gli integralisti islamici, contro una cultura che non consentiva a nessuna donna di eccellere in un’attività per soli uomini. Non appena vinse l’oro olimpico dedicò la sua vittoria alle donne algerine e al presidente algerino ucciso 40 giorni prima dagli integralisti islamici. Osò da subito affermare che quella era la vittoria di tutte le donne africane che secondo lei avrebbero dominato nell’atletica a partire dal 2000, se solo fosse stata concessa loro la possibilità di esprimersi. Ha sempre dovuto difendersi dalle ire degli integralisti islamici, che non hanno mai sopportato che corresse in pubblico con il volto e a gambe scoperte; vittima di continue minacce di morte, ha dovuto far ricorso alla protezione delle guardie del corpo. Ancora oggi, dopo il ritiro dall’attività agonistica e nonostante la nomina ad ambasciatore ONU, non ha vita facile. Rimane un simbolo della lotta civile e non violenta ad ogni forma di integralismo.

 
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MINCHIATE QUA E LA'

Post n°196 pubblicato il 07 Novembre 2006 da Sembrava_Impossibile

L’altra sera a tavola alcune ragazze, evidentemente per carenza di ossigeno al cervello dovuta alla fame, spiegavano come poter distinguere l’uomo single da quello impegnato. Al supermercato, generalmente, quello impegnato fa la spesa con la lista preparata dalla moglie, quello single va a memoria. Secondo loro è il motivo per cui in tutti questi anni di spesa da single non sono mai stato tamponato dal carrello di nessuna fanciulla: ho sempre con me la lista della spesa.

E, sempre secondo questi geni andati a male, l’uomo che porta a spasso un cane di piccola taglia al parco è decisamente single; il cane di piccola taglia serve per fare tenerezza e colpire la sensibilità femminile, uno strumento infallibile.

A scanso di equivoci, se per caso doveste avvistarmi con cani di piccola taglia o mentre tampono i carrelli di qualunque cosa somigli ad una donna nei supermercati, sopprimetemi senza pietà!

 
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HALLOWEEN E DINTORNI

Post n°195 pubblicato il 30 Ottobre 2006 da Sembrava_Impossibile

Halloween mi sta decisamente sulle palle, non appartiene proprio alla nostra tradizione. Odio questa festa così come il Carnevale: non amo per niente i travestimenti, e considero degli scheletri nell’armadio sia quel carnevale delle scuole medie in cui, non ricordo come, mi ritrovai vestito da tirolese, sia quel carnevale, in età adulta ormai, in cui, con l’intento di vestirmi da dark stile Robert Smith dei Cure, ottenni solo l’involontario risultato di travestirmi da puttanone di infimo livello. Il dramma è che ci sono delle foto di entrambi gli eventi, e non tutte sono in mio possesso. Questo fa di me una persona facilmente ricattabile.

Da tre anni mi capita di avere a che fare con Halloween, a causa della marmaglia del condominio: per i bambini ogni occasione è buona per far casino, il problema è che coinvolgono anche chi di festeggiare non ha proprio voglia.

Il primo anno, colto di sorpresa, suonarono e, ingenuamente, aprii la porta; trovai due marmocchi che, spaventati neanche avessero visto la morte, con voce tremolante dissero “Dolcetto o scherzetto?”. Io spiegai che l’unico ad aver diritto di mangiare dolci in casa mia ero io e che, in quel momento, erano appena finiti; siccome, nonostante sembri un orso, in fondo, ma proprio in fondo, ho un cuore, diedi loro dei soldi e chiusi la porta; ma subito sentii rumori e grida concitate dal pianerottolo; mi affacciai e vidi i due apparentemente innocui marmocchi che se le davano di santa ragione per accaparrarsi il malloppo. Li divisi e divisi anche i soldi.

L’anno successivo suonarono alla porta, ma mi feci furbo: guardai dallo spioncino e notai un’orda di barbari in miniatura, circa una quindicina. Ovviamente non aprii e aspettai che si allontanassero. E così farò anche quest’anno.

Preferisco di gran lunga l’11 novembre, San Martino, la festa dei cornuti: è la mia festa. Chissà perché non ha lo stesso successo di Halloween o di altre feste comandate; e il numero degli aventi diritto a festeggiare sarebbe elevatissimo. Una bella festa trasversale: per i belli, per i brutti, per gli etero, e per i gay, per i ricchi e per i poveri, per i giovani e per gli anziani. L’occasione giusta per fare outing, buttare giù il velo della vergogna e urlare al mondo: “anch’io una volta nella vita sono stato cornificato!”

 
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Post N° 194

Post n°194 pubblicato il 25 Ottobre 2006 da Sembrava_Impossibile

Da che mondo è mondo si ritiene che un bimbo è tale per l’ingenuità, per essere ciò che è senza maschere. Io credo di no. Credo che i bambini siano gli essere più furbi e bastardi del pianeta.

Tempo fa ero al mare con un’amica, da poco separata, e le sue due figlie di 12 e cinque anni. La piccolina subito mi ha nominato come suo compagno ufficiale di giochi. Peccato che sia cicciottella, e che abbia voluto stare quasi tutto il tempo in braccio, come ha sempre fatto con il padre finchè è stato in casa. Mi sono prestato a tutti i suoi giochi, credo di essergli piaciuto. Dopo due ore, distrutto dalla fatica, ho iniziato a chiacchierare con la mia amica, la quale si lamentava del fatto che nessuno avrebbe mai voluto una separata con due figlie. Io le ho risposto che aveva solo 31 anni, che era una bella donna, e che tanto in giro di donne single senza gravi problemi di varia natura non ce ne sono tante; “ora inizia il secondo giro”, le ho detto, “sai quanti separati e separate tornano sul mercato attorno ai 35 anni? Anch’io, probabilmente, mi ritroverò con a fianco una donna separata con figli”. La bimba, che sembrava stesse tranquillamente facendosi i cavolacci suoi, non appena ha sentito le mie parole, è intervenuta: “Ma scusa, visto che ti devi prendere una donna separata, non puoi prendere la mamma che sta sempre sola?”. Siamo sbottati a ridere; ma, non so perché, in quella frase neanche l’ombra della tanto decantata ingenuità dei bimbi… tutto mi ha lasciato credere che più che un compagno per la mamma, cercasse un nuovo padre per sé…

Non c’entra una minchia col post, ma, visto che va di moda metto testo e video di uno dei miei pezzi preferiti; è in grado come pochi, di descrivere in parole e musica il tormento di un amore non ricambiato. E con il link a youtube, per una volta posso sentirmi al passo coi tempi.

Tutti i miei sbagli


A caduta libera
In cerca di uno schianto
Ma fin tanto che sei qui
Posso dirmi vivo.

Tu, affogando per respirare
Imparando anche a sanguinare
Nel giorno che sfugge
il tempo reale sei tu
A difendermi a farmi male
Sezionare la notte e il cuore
Per sentirmi vivo
In tutti i miei sbagli.

Non m' importa molto se
Niente è uguale a prima
Le parole su di noi
Si dissolvono così.

Tu il mio orgoglio che può aspettare
E anche quando c'è più dolore
Non trovo un rimpianto
Non riesco ad arrendermi
A tutti i miei sbagli

 

 
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Post N° 193

Post n°193 pubblicato il 20 Ottobre 2006 da Sembrava_Impossibile

Negli ultimi anni mi è capitato di frequente di sentirmi fare domande d’altri tempi del tipo “Ma sei un ragazzo carino, hai un buon lavoro, hai la casa, sei un buon partito… com’è che non sei fidanzato?”. Ed effettivamente mi è capitato di ricevere qualche velatissima (come solo le avance femminili sanno essere) avance, molto più che in passato.

Parlando con gli amici ho discusso spesso del fatto che il mio “successo” sia cresciuto con il passare del tempo, insieme alla costruzione di una base materiale minima. Ripenso a dieci anni fa, quando ero (come tanti) uno studentello sfigato e squattrinato, che si muoveva solo in autobus, o al massimo in bicicletta, in perenne lotta con la matematica per centellinare i pochi soldi guadagnati con lavoretti extra per non pesare sul bilancio familiare, e quando per una donna ero interessante come un convegno sulle modalità di riutilizzo degli escrementi.

E dire che oggi mi sento il pirla di una volta, anzi, molto di più.

Un’amica tempo fa mi disse che è una cosa normale che una donna consideri anche questi aspetti, perché è lei che deve pensare alla procreazione e alla conservazione della specie, e cerca delle garanzie in questo senso. Nonostante il fondo di verità, mi si è gelato il sangue a sentire certe parole; anche l’idea di poter diventare, prima o poi, il protagonista di una puntata di Quark mi ha destabilizzato alquanto.

Non credo si possa stare con qualcuno per quello che ha, né per quello che fa, nè per quello che è, né per quello che dà, né per quello che rappresenta. Ci si innamora per come ci si sente con qualcuno/a: è un fatto meramente soggettivo e irrazionale.

Ecco perché non sono fidanzato: non sento, e mi dispiace. Ma vorrei tanto non sentire più certi discorsi da Era Paleozoica.

 
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Post N° 192

Post n°192 pubblicato il 12 Ottobre 2006 da Sembrava_Impossibile

Perso per sempre il nostro manager, alcolizzato al limite della cirrosi epatica, che ha deciso di dedicarsi esclusivamente all’attività di maestro alle scuole elementari e alla cura del fegato, ci siamo ritrovati da soli nell’attività di promozione della band per i vari locali.

L’attività commerciale è di per se una tortura per chi non ne ha la predisposizione. Vendere un qualcosa di impresentabile è ancora più difficile. Vendere portandosi dietro l’handicap (il nostro batterista), è praticamente impossibile; inconsapevole della sua balbuzie, cerca sempre di inserirsi nel discorso rovinando tutto il lavoro fatto per renderci credibili e interessanti.

Se a questo si aggiunge che i più grandi dementi del pianeta sono i gestori dei locali, il quadro che ne esce fuori è decisamente sconfortante. Generalmente si racchiudono in due macrocategorie:

-          quelli che portano avanti “un certo discorso”, che vogliono creare nei loro locali “belle situazioni”, con “bella gente”, che ti parlano per ore dei progetti che hanno in mente per il locale. In genere non hanno bisogno di musica dal vivo, cercano solo il tuo consenso credendo che, in quanto musicista, e in maniera del tutto gratuita, tu abbia esperienza in fatto di vita notturna. Generalmente risolvono chiamando un DJ e pagando quattro gnocche da far ballare sopra i cubi, perché, è la loro giustificazione, “si sa, tira più un pelo di figa in salita che un carro di buoi in discesa, e qua dobbiamo pur campare”.

-          Quelli che “Ma avete un seguito di pubblico?” e noi ogni volta a stento ci tratteniamo dal rispondere “Se avessimo avuto un seguito non saremmo venuti a chiedere di suonare in questo locale di merda a questo prezzo ridicolo”. In genere ci riprendiamo il nostro CD e passiamo avanti.

Ultimamente un paio di locali ci hanno stupito. Il primo:

“Ah, fate cover degli U2, interessante. Io in genere pago 80 euro”

E Noi: “80 a testa?”, fregandoci le mani

E lui: “No no, in totale. E a questo prezzo nel mio locale hanno suonato gruppi del calibro di Iskemia, Cazzo86, Masturbone, Making Orgasm e tanti altri…”

E noi: “Ah …”

Ma il migliore in assoluto è stato questo:

Noi: “Fate musica dal vivo qui?”

Il gestore: “Si, in genere solo cover band”

E noi, preparando il nostro CD: “ Ah, bene, siamo una cover band degli U2 e volevamo lasciarti il nostro CD”

E lui, glaciale: “Beh, veramente facciamo tutto tranne gli U2”

Mah…

 
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Post N° 191

Post n°191 pubblicato il 10 Ottobre 2006 da Sembrava_Impossibile

E anche questo matrimonio ce lo siamo tolti dalle palle. I momenti salienti:

  • l’inizio con 20 minuti di ritardo della cerimonia causa ingiustificato ritardo dell’altro testimone dello sposo. Motivazione: “stavo facendo un bel sogno e non mi andava di interromperlo”.

  • le risate incontrollate dei testimoni durante la celebrazione della messa che facevano da contraltare alla tristezza degli sposi, accompagnate da un fallito tentativo di esorcismo da parte del prete;

  • il prete che con passo sicuro si dirige verso i testimoni dello sposo per dar loro la comunione, i due pirla di testimoni (tra cui il sottoscritto) che fanno cenno di no e il prete che fa una brusca marcia indietro con goffa nonchalance.

  • Il testimone dello sposo che viene scambiato per lo sposo e riceve gli auguri da un paio di invitati (evidentemente imboscati)

  • il tavolo dei bastardi, fatto dai testimoni che hanno rifiutato la comunione, da un gay ateo, da una separata, da un imboscato e da un paio di disadattati, che ha animato nel modo meno convenzionale il pranzo e che ha avuto addosso per tutto il tempo gli occhi schifati del resto della sala.

  • Gli sforzi disumani per fermare la nostra amica separata (mollata da suo marito con due figlie, dopo dieci anni di matrimonio, per una donna più grande di 12 anni) dal tentativo di raccontare al microfono la sua esperienza matrimoniale e la sua opinione su questa istituzione.

  • Le molestie sessuali subite dal sottoscritto ad opera della sorella della sposa, 47enne e in carne; segno del sommo pentimento per il voto di castità fatto anni addietro.

E con questo spero di aver chiuso con i matrimoni.

 
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Post N° 190

Post n°190 pubblicato il 29 Settembre 2006 da Sembrava_Impossibile

E difficile farsi una ragione di fronte alla perdita di persone tanto giovani: 36 anni, appena uno più di me. E viene istintivo pensare che poteva succedere anche a me. Di fronte a certi eventi non si può che rimanere senza parole; e bisogna trovare la forza di ricominciare, di andare avanti, anche per chi non potrà più farlo.

Si dice sempre che sono i migliori quelli che se ne vanno; lo si dice per rispetto. Ma nel caso di Andrea non sono parole eccessive. E’ ben impresso nella mia mente il suo sorriso mentre racconta barzellette assurde, la sua grinta mentre gioca a calcetto, la sua capacità di fare gruppo. Negli ultimi tempi, poi, aveva iniziato a diradare le sue apparizioni, come se fosse già presente quel qualcosa che si è dimostrato in grado di portarcelo via. Lo ricorderemo tutti con grande affetto, ci mancherà.

Domenica prossima si sposa. E stasera, nel suo addio al celibato, si verseranno fiumi di lacrime.

 
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Post N° 189

Post n°189 pubblicato il 22 Settembre 2006 da Sembrava_Impossibile

Vi è mai capitato di leggere una qualsiasi enciclopedia della medicina in cui si descrivono i sintomi delle varie patologie? L’effetto in genere è quello di risvegliare l’ipocondriaco che è in tutti noi e di iniziare ad avvertire tutti i sintomi descritti, accompagnati da tanto di stati d’ansia, preoccupazione, fino a sfociare nel vero e proprio attacco di panico di fronte ad una presunta morte imminente. In genere questi effetti spariscono astenendosi da certe letture.

La psicologia ha, da questo punto di vista, un effetto devastante. Era un semplice corso di formazione sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, ieri si parlava di comunicazione efficace, e il corso era tenuto da una psicoterapeuta. Ovviamente si è approfondito l’aspetto delle patologie psichiche e psicosomatiche e ovviamente ne ho dedotto che:

-          sono uno psicotico tendente alla depressione

-          a volte in me domina il SuperIo, che mi impedisce di provare emozioni

-          altre volte il mio SuperIo e il mio Io sono dominati dalla mia parte infantile che fa in modo che io prenda tutto come un gioco, mi impedisce di fare scelte, di avere legami stabili e sposarmi

-          sono vittima del burnout e potenzialmente vittima di mobbing

-          per guarire avrei bisogno di mesi di una lunga e costosa terapia che non posso permettermi, per cui:

-          tra qualche tempo ci sarà un nuovo pericoloso serial killer a piede libero per le strade

 
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AH, I PENSIERI...

Post n°188 pubblicato il 18 Settembre 2006 da Sembrava_Impossibile

Week-end strano, quello appena trascorso. Sarà stata la pioggia che ha introdotto la stagione autunnale, sarà stata la malinconia di fine estate, fatto sta che sono stato pensieroso per tutta la giornata; e, osservando il mondo attorno a me, ho avuto netta la sensazione di essere circondato da persone altrettanto pensierose e… distratte.

Dovevo soltanto fare un po’ di spesa, per riempire un frigorifero completamente trascurato a causa di una settimana dedicata all’ennesimo pellegrinaggio tra casa, lavoro e ospedale (130 km al giorno), comprare qualche libro e noleggiare un DVD per cercare di rilassarmi e allo stesso tempo di difendermi dall’ondata televisiva dei reality.

Al supermercato assisto ad una scena comica. Il Conad è uno di quei supermercati che imbusta direttamente la merce acquistata, per cui al cliente non rimane che ritirare le buste e pagare. Una cliente prima di me, decisamente assente, evidentemente assorta nelle sue elucubrazioni mentali. dopo aver pagato 100 euro di spesa, va via dimenticando alla cassa le buste, suscitando l’ilarità di tutti i presenti. Inseguita con successo dal direttore, torna indietro a riprendersi la spesa, brontolando “I pensieri, i pensieri… tutta colpa dei pensieri…”

Continuo ad avere quella strana sensazione di disagio, non mi sento comodo nei panni che indosso.

Vado in libreria, la saccheggio, e torno a casa soddisfatto dei miei acquisti, ma continuo a sentirmi stranamente “asimmetrico”. Al momento di togliere le scarpe, guardo i miei piedi e un brivido percorre tutta la spina dorsale: per tutta la giornata ho indossato due scarpe diverse!

I pensieri, i pensieri, tutta colpa dei pensieri…

 
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Post N° 187

Post n°187 pubblicato il 05 Settembre 2006 da Sembrava_Impossibile

Pensavo davvero di averli esauriti tutti questi benedetti matrimoni… e invece ieri è arrivata la telefonata che temevo; Rainman si sposa tra un mese, e mi vuole come testimone… un fulmine a ciel sereno per le mie finanze…Credevo non mi invitasse neanche; ci siamo visti l’ultima volta a Natale scorso, ma negli ultimi tre anni ci saremmo incontrati si e no quattro volte in tutto. E’ stata la classica sindrome di annullamento nella sua dolce metà; ha iniziato a frequentare le coppie amiche di lei ed è sparito dalla circolazione, giustificandosi con il fatto che “sai, non ti chiamiamo perché tu sei single, non vorremmo metterti in imbarazzo in mezzo alle coppie”, senza porsi il problema del mio imbarazzo a farmi vedere in giro con certa gente.

“Adrià, vorresti essere testimone al mio matrimonio?”

“(Assolutamente no, come puoi minimamente pensare che io abbia voglia di ulteriore salasso dopo il mutuo, l’assicurazione e il bollo della macchina, la sostituzione del parabrezza, il condominio, ecc., per di più per una persona che non vedo dalla notte dei tempi e che dopo il matrimonio non vedrò mai più…) Ma si… certo e chi è l’altro testimone?”

“Ehm.. non lo so. I testimoni di Bea sono un coppia di suoi amici (ma va?!), e infatti per l’altro testimone è un po’ un problema… sai, si risolverebbe tutto se tu fossi fidanzato (e daje!), magari nel frattempo puoi trovarti una ragazza…”

“Guarda, è meglio di no, te lo dico non per me, ma per l’eventuale malcapitata. La penultima dopo avermi lasciato non ha voluto più sapere nulla di uomini per più di un anno e mezzo, l’ultima ora fa addirittura la missionaria in Africa… Ma hai chiesto a Paolo?”

“E, sai com’è, non lo sento da un po’, mi vergogno a chiamarlo solo per chiedergli di farmi da testimone (con me invece la vergogna l’hai lasciata a casa?)”

Tutti ricordano Rainman come un ragazzo complessato, un po’ bruttino, pieno di manie e nevrosi, con un terrificante humour nero, spaventato dal mondo e dalle donne in particolare, ma capace di lasciarsi andare, una volta presa confidenza, nel modo più trash e disgustoso; gare di rutti, furto di macchine fotografiche e foto delle parti intime, ore di conversazioni sulle varie tipologie di escrementi con tanto di linguaggio da trivio, beceri pettegolezzi sulla vita altrui. In comitiva era diventato l’oggetto dei nostri sfottò, mai cattivi, perché sapevamo che era innocuo. Nessuno avrebbe mai scommesso un centesimo che esistesse una donna per un essere così immondo; per questo fu eletto “Man of the Year 2002”. Dopodiché sparì dalla circolazione, salvo rivederlo di tanto in tanto ripulito nella forma, nell’abbigliamento e nel linguaggio.

Lei, cattolica fervente con militanza in Azione Cattolica e Comunione e Liberazione, ha contribuito a dare un minimo di decenza alla sua forma, ma il suo bigottismo non lo ha aiutato ad emanciparsi, anzi; lui ha 32 anni, lei ha un’età variabile tra i 37 e i 42, fonti attendibili dicono che arriveranno vergini al matrimonio. Agli occhi di lei persino uno come me rappresenta il massimo della trasgressione, l’Anti-Cristo; convinta che io stessi insieme a un'amica comune solo per il fatto di scherzarci amabilmente, mi scomunicò quando scoprì che in passato avevo conosciuto ragazze via internet, ma da quando le dissi di aver ospitato per una notte a casa mia un’amica (automaticamente etichettata come zoccola, ma senza mai pronunciare questa parola, mascherandosi anzi come persona dalle ampie vedute), è iniziata la caccia alle streghe. Dei cento invitati al matrimonio, 80 sono da parte della sposa e tutti dello stesso stampo, 20 sono da parte di Rainman; quando sull’altare mi rifiuterò, come mio solito, di fare la Comunione, credo che tutti e 80 mi inseguiranno fino a che non mi avranno appiccato il fuoco.

Tutto tristemente vero... mah...

 
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Post N° 186

Post n°186 pubblicato il 05 Settembre 2006 da Sembrava_Impossibile

"ATTENZIONE:
Il tuo blog La mia discarica usa una skin obsoleta che a partire dal 01 ottobre 2006 non sarà più supportata. Se non la cambierai entro questa data al tuo blog sarà assegnata automaticamente una skin predefinita."
E del mio taglio di capelli, che ne pensi? E del mio abbigliamento? E' abbastanza trendy? Attendo con ansia i tuoi suggerimenti. Grazie di esistere, digiland... ma vaff...

 
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PALESTRA SI', PALESTRA NO

Post n°185 pubblicato il 01 Settembre 2006 da Sembrava_Impossibile

La palestra è come i reality… tutti la schifano ma alla fine, prima o poi, tutti ci finiscono dentro. Tra le attività motorie è quella che odio di più; ma la forza di gravità in alcuni momenti si fa sentire più del dovuto, e per evitare il crollo generale (autostima inclusa), qualcosa si deve pur fare: prima di tutto imporsi delle regole, degli obblighi.

Messa una croce sul calcio e su un brillante futuro da ala sinistra a causa delle mie ginocchia di burro, messa una croce sulla piscina a ora di pranzo per evitare indecenti cali di produttività pomeridiana a lavoro (un paio di volte mi sono addormentato sulla scrivania), demotivato alle corsette serali in solitudine (i miei amici vanno a un ritmo troppo lento, da dopolavoro), l’impigrimento progressivo e l’apatia post-vacanziera richiedono interventi drastici; negli ultimi giorni non ho fatto altro che trascinare il mio culo dal letto alla sedia per la colazione, al sedile dell’automobile, alla sedia dell’ufficio, per finire la giornata spalmato sul divano tutta la sera. Il dinamismo di una volta è un lontano ricordo; la panza fuori controllo, dovuta a cause di forza maggiore (cannoli e prelibatezze siciliane), richiede un intervento drastico; anche perché a un single non è anche concesso di ingrassare liberamente, perché si sa “solo dopo il matrimonio ci si rilassa e ci si adagia sugli allori”.

E allora mi autopunirò per questa mia rilassatezza, e lascerò che i miei ritmi di vita siano dettati da due cose davvero brutte: il lavoro e la palestra. Faccio fatica a trovare dei lati positivi nella palestra.

La sala pesi è la più triste in assoluto: è il regno del machismo, e macho o lo sei o non lo sei, e io, ovviamente, non lo sono. Tutto è misurato, valutato e giudicato in funzione dei chili di “ghisa” che si sollevano. I duri della sala pesi parlano con gli sguardi, non con le parole. Se saluti, non rispondono per non cedere a simili debolezze umane. Passano la maggior parte del tempo a fare esercizi guardandosi allo specchio con un’espressione del viso che dice, in maniera del tutto falsa e gratuita, tra l’altro “Quanto so figo!”. E socializzano solo con chi è capace di sollevare più di loro, creando in tal modo la loro esclusiva “elite”. I loro argomenti di conversazione: il programma di allenamento, il numero di alzate, l’alimentazione per far crescere la massa muscolare.

Nella sala spinning c’è il popolo dei masochisti; consapevoli delle concrete possibilità di arresto cardiaco, il saluto dello spinner è un misto di rassegnazione del condannato a morte e solidarietà; si scambiano due chiacchiere solo prima della lezione. Dopo, se si è ancora vivi, non se ne avrà più la forza;  così come non si avrà la forza di insultare l’insegnante (?) di spinning, che con voce incalzante e fastidiosa ci avrà ammorbato per tutto il tempo (da fermo, peraltro, e quindi più comodo) impedendoci di godere dell’unica cosa decente… la musica.

Va sfatato, peraltro il mito che si vada in palestra per cuccare; o almeno io non riuscirei mai. Alla fine della mia seduta, vittima del mio metabolismo plebeo, sono immerso in un lago di sudore, puzzo come una capra e non ho fiato nemmeno per presentarmi: praticamente un cesso che si trascina a stento. Se una ragazza mi trovasse interessante in quelle condizioni avrei seri dubbi sul suo equilibrio mentale. E chissà perché invece le donne dopo due ore di massacro, sono solo leggermente accaldate con, al massimo, un rivolo di sudore che scende dalla fronte… mah…

Comunque vada, sarà l'ennesima minchiata…

 
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Sicilia

Post n°184 pubblicato il 29 Agosto 2006 da Sembrava_Impossibile

Erano anni che volevo visitare la Sicilia. Ma non avrei mai immaginato che potesse piacermi tanto. Girarla in macchina, poi è stato il miglior modo per apprezzare le ricchezze culturali, archeologiche, paesaggistiche e artistiche di una terra che ogni giorno ci ha regalato un motivo valido per stupirci. Siamo partiti in tre, ben amalgamati e soprattutto con lo spirito degli esploratori.

Avevamo solo sette giorni per visitarla tutta; abbiamo fatto del nostro meglio, trottando da est a ovest ed escludendo dal nostro pellegrinaggio, per mancanza di tempo, solo Siracusa e Cefalù.

I primi tre giorni nei pressi di Acireale sono stati torridi, ma splendidi: l’escursione sull’Etna, affascinante e inquietante nello stesso tempo con i suoi numerosi crateri fumanti, il mare a Santa Maria la Scala, Aci Trezza e Aci Castello, cittadine piene di storia e vita notturna. E poi ho potuto toccare con mano la proverbiale ospitalità siciliana, tanto premurosa quanto discreta; abbiamo avuto la fortuna di star a pranzo presso una famiglia siciliana e di passare una giornata con dei ragazzi siciliani che ci hanno fatto scoprire posti che neanche immaginavamo: Castelmola, Forza D’Agrò, Isolabella, oltre alla (giustamente) rinomatissima Taormina.

E’ stato bello percepire nelle loro parole l’orgoglio per la propria terra e il dispiacere per essere costretti, chi più chi meno, ad allontanarsi per cercare lavoro e fortuna altrove. Persone solari e divertenti, che ci è dispiaciuto dover salutare per trasferirci dall’altra parte dell’isola, a Scopello, nella provincia di Trapani. E qui sono venute le sorprese più belle. Quattro giorni intensissimi in cui abbiamo visitato tutte le aree archeologiche: Segesta, Selinunte, in cui si respira ancora la presenza dei Greci, la valle dei templi (sopravvalutata)… e poi le saline di Mozia, il bagno a mare di fronte alle Egadi, il tour enologico alle Cantine Florio di Marsala, il giro in barca attorno alla riserva dello Zingaro che ci ha fatto apprezzare un mare incontaminato, limpido e con fondali tutti da esplorare. E poi quel gioiellino che è la città di Erice con le sue strade di pietra, il suo castello e i suoi panorami mozzafiato, Monreale e il Duomo, Palermo con il suo caos, i suoi monumenti e la sua storia.

E che dire della cucina siciliana? Sono tornato con almeno quattro chili in più: non ho superato la prova dei pantaloni, ma d’altra parte, come avrei potuto rinunciare a cannoli, cassate e cene a base di pesce?

E, per ultime, ma non ultime, le donne siciliane: bellissime, risultato della fusione di tante razze e culture nel corso dei secoli: mai viste tante more con gli occhi verdi... una sorpresa anche per me, vittima dello stereotipo della siciliana, bassa, grassa, pelosa e vestita di nero…

Un giorno tornerò.

 
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Post N° 183

Post n°183 pubblicato il 17 Agosto 2006 da Sembrava_Impossibile

“Notte prima degli esami” è uno di quei film che ti sorprendono per la leggerezza, la profondità, la delicatezza ed ironia con cui viene raccontata l’attesa per l’esame di maturità di un gruppo di amici nel 1989. Non è stato difficile per me immedesimarmi in loro e fare un nostalgico salto indietro nel passato, proprio in quello che è stato l’anno della mia maturità. Un film per tutti, non solo per chi è stato adolescente in quegli anni.

Gli amori, le emozioni, le feste, le amicizie, le attese, le delusioni di un gruppo di ragazzi che si affacciano nel mondo degli adulti sono descritti avendo come colonna sonora la musica di quegli anni, (Duran Duran, la prima Madonna), rispettando l’abbigliamento, le icone, i miti, persino i mezzi di trasporto (il Bravo, il Ciao) di quelli che sono stati anche i miei anni da teen ager.

La mia è stata una generazione di mezzo, lontana dallo slancio ideale e utopistico di quella che l’ha preceduta; una generazione, soprattutto nelle famiglie “bene” senza sogni, con il futuro spianato dalle professioni dei genitori, con le ambizioni tipiche del rampantismo anni 80, una generazione modaiola, consumista ed edonista, con il mito del giubbotto Monclair e delle scarpe Timberland. In un’età in cui è davvero un’impresa far sentire la propria voce fuori dal coro, sono stati anni vissuti da lontano, mai da protagonista, preso da diecimila problemi materiali che toglievano la serenità per avere una vita sociale decente nel liceo dei fighetti e dei figli di papà. Ho sempre avuto il rimpianto di non aver vissuto certe esperienze in quegli anni; una delusione d’amore, una lite tra amici, la vita in comitiva ad una certa età è la migliore palestra per affrontare la vita da adulti, è quella l’età in cui si possono fare salti nel vuoto e sognare di volare, perché tanto se si cade a terra a 16 anni ci si rialza subito senza ferite; per non doversi poi trovare ad inseguire il passato mai vissuto, e viverlo da adulto con lo spirito dell’adolescente, e provare sempre quella antipatica sensazione di disagio ed inadeguatezza…

Sono stati anche gli anni in cui maturava “il grande inganno”: di fronte a una situazione economica, affettiva e familiare sempre precaria mi si diceva “prima devi finire di studiare, poi troverai un lavoro, poi comprerai una macchina tutta tua per muoverti in autonomia, poi ti fidanzerai, poi comprerai casa, poi ti sposerai, ecc.”; mi prospettavano una vita a tappe, ci credevo e mi stava bene così, come se le emozioni potessero davvero essere ingabbiate dentro questo banale schemino. In quegli anni il mio sogno più grande era quello di non vivere più in cinque persone in un appartamento di 40 mq al piano terra senza riscaldamento. E iniziai a credere che davvero, con sacrificio e pazienza, avrei ottenuto tutto questo.

Dopo la maturità, partendo da zero, mi sono dedicato anima e corpo allo studio prima, poi al lavoro, trovato con fatica ma coltivato con sacrificio e abnegazione, cambiato più volte alla ricerca di un continuo miglioramento; negli anni è arrivata l’automobile, l’autonomia e indipendenza, una casa acquistata senza bisogno di sedurre qualche ricca vedova sessantenne… ma l’unica cosa che ho desiderato, e per cui ho lottato più che mai non è arrivata. Ed è qui che l’ingranaggio si è inceppato; da un po’ di tempo sto cercando di riavviarlo… prima o poi ce la farò… se solo ci educassero a vivere alla giornata…
 
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