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Post N° 182

Post n°182 pubblicato il 10 Agosto 2006 da Sembrava_Impossibile

Ogni anno è così; le mie ferie nella stagione delle piogge. Oggi sembra di essere a Milano il 15 novembre. E l’idea di partire per la Sicilia tra qualche giorno non mi solleva; con questi presupposti temo seriamente un faccia a faccia con un orso polare passeggiando per Taormina.

Oggi, oltre che scoglionato, mi sento particolarmente riflessivo; e vi lascio alcune perle di saggezza.

-          Se il destino ha deciso di gratificarti, e fa in modo che si innamori di te un donna non solo intelligente ma anche particolarmente bella, non dar peso a quelli che si chiedono “Come farà quella a stare con uno come lui?”. Inizia a preoccuparti se la stessa domanda inizia a farsela lei.

-          Se la prima cosa di cui ti parla un/una ragazzo/a appena conosciuto è il/la suo/a ex, sappi che la definizione di ex è del tutto transitoria.

-          Non stupirti se in una campagna contro la diffusione dell’AIDS vengano distribuiti gratuitamente preservativi ai passanti; preoccupati se la tipa che li distribuisce ti si avvicina, te ne consegna più che ad altri, e, con sguardo compassionevole, si raccomanda: “Però non usarli per fare i gavettoni in spiaggia”. Ed evita figuracce rispondendo “Ma se non ho altre occasioni?”…

-          Se una delle tue migliori amiche ti dice “Non ispiri sesso neanche a due miglia di distanza”, c’è qualcosa che non va, o nelle tue amicizie o nel tuo fascino latino.

-          Se sei in compagnia di un amico sposato e insieme conoscete una ragazza interessante, non credere che ti lasci via libera per il semplice fatto che tu sei single e lui no. Non si negherà un’avventura perché: 1) non ha nulla da perdere, e sa vivere certe cose senza eccessivo coinvolgimento; 2) è più allenato a “relazionarsi” con le donne; 3) non fa volontariato e quindi non comincerà ad aiutare i bisognosi come te, perché, dice, “quando ci sono le donne di mezzo, non bisogna lasciarci nulla”.

-          Non lavorare mai, soprattutto se abiti in una città di mare: è l’unico modo per non andare in ferie. Perché insieme alle ferie arriverà anche la pioggia, e con essa istinti suicidi.

-      Quando i vecchi amici ti contattano solo per far loro da testimone al loro matrimonio, vuol dire che è arrivato il momento dell’espatrio.

 
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Post N° 181

Post n°181 pubblicato il 03 Agosto 2006 da Sembrava_Impossibile

Siamo agli sgoccioli, il lavoro langue insieme alla voglia di lavorare; c’è un’aria di smobilitazione in giro, che alimenta quel senso di vuoto, abituale per me in questi momenti, che tutti cercano di colmare nei modi più disparati: con un attivismo esasperato, con una routine martellante, con la continua ricerca di novità e di esperienze nuove…

L’altra sera a cena ridevo ascoltando i racconti di vita quotidiana di chi non riesce a trovare il tempo per riposare un attimo; le tremila associazioni di volontariato, la mamma e la nonna da accompagnare a destra e sinistra, il nuovo fidanzato pazientemente coinvolto in queste attività… e ora un matrimonio da organizzare in pochissimi mesi, d’altra parte “si stava sposando sotto” da anni; chissà cosa farà lui quando scoprirà di aver sposato oltre lei, anche la mamma e la nonna…

Ma tutti questi impegni sono davvero necessari? E gratificano sempre e comunque? Ho i miei dubbi…

Col passare del tempo sono peggiorato: sono insofferente a tutto, alle k al posto delle c, al buonismo da quattro soldi, all’ottimismo forzato, al pessimismo deprimente, ai luoghi comuni, alla banalità di luoghi e situazioni, ai contesti di gruppo fatti di tanti sorrisi di facciata e di tanta estraneità gli uni agli altri, a quelli che hanno una risposta e una soluzione a tutto tranne che alla loro stupidità e presunzione… sono talmente peggiorato da essermi arroccato sul mio eremo ad osservare dall’alto le vite altrui… da perfetto codardo lo so, ma mai invadente e mai dannoso per gli altri.

Una qualità mi è rimasta, da sempre: non mi racconto balle. Conosco le mie debolezze, so cosa mi fa star bene e cosa no; e mi comporto di conseguenza. Non mi metterò ad aiutare il prossimo fino a quando non sarò in grado di aiutare me stesso, non mi riempirò le giornate di attività di cui fondamentalmente non mi frega nulla e che hanno il solo scopo di non farmi pensare. E passerò il mio tempo libero con me stesso, e con le poche persone dalle quale percepisco una rara umanità e a cui sento di poter dare qualcosa. Basta colmare le solitudini di chi cerca solo stampelle temporanee.

Nell’ironia e autoironia ho sempre trovato il miglior modo di vivere anche gli aspetti più pesanti della quotidianità; un sorriso donato o ricevuto è la cosa che continuo ad apprezzare di più. E il tempo meglio speso è sempre stato quello dedicato ai gesti e ai pensieri verso la persona amata, fino a quando c’è stata una persona amata; se ora ci fosse, vivrei meglio, ma non risolverei grazie a lei le mie questioni irrisolte. Ma non mi drogherò mai di lavoro, di sport, di iperattivismo e finte passioni di facciata… continuerò a prendermi e a prendere in giro, perché come dice un noto poeta di Correggio, “non bisogna mai prendersi né poco né troppo sul serio”.

 

BUONE VACANZE A TUTTI, A QUELLI BELLI E A QUELLI BRUTTI!

 
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Post N° 180

Post n°180 pubblicato il 28 Luglio 2006 da Sembrava_Impossibile

Mi ha telefonato la mattina per chiedermi di vederci la sera, per parlarmi. Ho pensato che fosse per qualcosa d’importante, qualche lavoro extra, come è già capitato. Però il tono era diverso, vagamente agitato.

La sera ci siamo incontrati: “Adrià, ho bisogno di sfogarmi un po’, tu sei un amico e sei anche l’unico con cui posso farlo. Ti ricordi della tipa dell’altra sera, al paese? La mia impressione era esatta, credo di piacerle”

E io: “Ma ti sei sparato 300 km per rivederla? Ma non le avevi detto che avevi moglie e figlia?”

“Sì, ma non aveva colto… sono passato lì ieri con una scusa, abbiamo iniziato a parlare del più e del meno, di quando abbiamo suonato… mi ha detto che le siamo piaciuti tutti da subito per le facce pulite, per la spontaneità e per l’ironia… aveva notato che Alberto era quello più attivo, mi vedeva distaccato, non pensava che lei mi piacesse anche se da subito era rimasta folgorata da me… poi quando le ho detto di mia moglie si è zittita, come se le fosse crollato il mondo addosso, si è tolta gli occhiali e si è messa le mani nei capelli… forse voleva una cosa seria … Io gliel’ho detto subito che io ho tutto, una famiglia, un lavoro, sono felice, e che stavo lì solo per capire quale forza irrazionale mi aveva attratto di lei…le ho detto chiaramente che non posso darle nulla, oltre al sesso, che tradire fisicamente e diverso che tradire con la testa e bla bla bla…”

“Fammi capire: gli siamo stati simpatici tutti, ma voleva trombare solo con te? Quello sposato? Com’è sto fatto? Vabbè… e poi?”

“Poi mi ha detto che apprezzava la mia sincerità, che per questo mi stimava…”

“E poi?”

“E poi è successo!”

Io, tardo come al solito “Successo cosa? Ah… si… e poi?”

“E’ successo pure oggi pomeriggio, siamo andati al mare e, sai come vanno queste cose…”

“Ah, ho capito, ti ha stimato di nuovo…”

“Eh… ora mi sta riempiendo di messaggi per rivedermi ancora stasera, quando stacca dal lavoro… che devo fare? Non mi è mai successa una cosa del genere?”

“Se per te non è niente di più che attrazione fisica lascia perdere, il gioco non vale la candela… poi magari lei si innamora, no, non è il caso… certo che deve stimarti proprio tanto…”

I moralismi lasciamoli da parte, ma lui era uno degli insospettabili; tanta banalità non me l’aspettavo proprio… Però dico io: da che mondo è mondo “ti stimo” è quanto di più antitetico al sesso ci possa essere; non è un caso che vi sia un’assonanza con “ti schifo”. “Ti stimo” ha sempre significato “sei troppo sfigato per me”. “Ti stimo” è la frase che si usa insieme a “E’ un tipo”, “ha una forte personalità”, “è simpatico”, verso una persona che ha la sensualità e le capacità amatorie di un bradipo durante il riposino pomeridiano. “Ti stimo” è la frase con cui si sono chiuse molte delle mie storie; “ti stimo troppo perché io possa diventare la tua ragazza” è una frase che mi tormenta dalle scuole medie. “Ti stimo” sta a “ti schifo” come “Sono in crisi, ho bisogno di riflettere” sta a “Guarda che ti ho già scaricato e ho trovato un altro più figo, ma non ancora trovo il coraggio di dirtelo perciò cerca di smammare dalla mia vita e trovati un’altra disperata come te”.

E com'è che lui tromba dopo un "ti stimo"? Ma da quando sono cambiate le regole? Da quando la stima si manifesta in questo modo così carnale? Ma, soprattutto, visto il mio passato di uomo eternamente stimato, perché non mi avete avvisato prima?! Perché?!

 
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Post N° 179

Post n°179 pubblicato il 26 Luglio 2006 da Sembrava_Impossibile

A volte mi chiedo che senso abbia una vita così.

E’ sempre tornato a casa solo per mangiare, insultare e mortificare moglie e figli ed andare a dormire. E’ stato capace di buttare letteralmente se e la sua famiglia in mezzo alla strada. Campione del mondo della bestemmia, ha sempre pensato solo a giocare a carte al bar di sempre, ad avere i suoi giri, ad andare con altre donne, a nascondere soldi, a cazzeggiare, a fregarsene di tutto e di tutti, anche nei momenti di crisi nera. La sua presenza nelle feste comandate è sempre stata un evento; mai una visita ai figli in ospedale ogni volta che è capitato. Ha demolito per noncuranza cinque macchine; una volta rischiò di farci finire sotto un TIR perché aveva semplicemente dimenticato di sostituire gomme e freni… chissà come siamo usciti vivi da quell’incidente! Si è opposto a tutto: all’iscrizione dei figli all’università, all’acquisto della prima casa, ad ogni cosa che potesse significare un passo avanti… Il suo motto è sempre stato “io penso per me, voi pensate a voi”, da perfetto estraneo; è l’essenza dell’egoismo. Si è accorto che ero andato a vivere da solo altrove ben due settimane dopo aver lasciato casa.

Ha sempre mortificato i figli per la loro scelta di studiare, salvo poi vantarsi in giro per i loro successi. Meschino e losco, non credo abbia mai provato dei sentimenti umani per nessuno.

Da dieci anni è felicemente in pensione, non sa nemmeno cosa significhi la parola depressione: è sempre stato un uomo inutile, felice di esserlo, felice di vivere per abitudine; si anima solo davanti a eventi sportivi, che sia la finale dei mondiali di calcio o un'amichevole tra Uganda e Burundi. Passa tutto il tempo davanti alla TV, o a girare per i cantieri della città; non prima di aver svegliato tutti all'alba quando inizia a cucinare, tanto poi dorme i pomeriggi interi. Siamo terrorizzati all'idea che possa ammalarsi e debba essere accudito: ha rotto i coglioni da sano, figurarsi da malato. Da perfetto parassita, non ha mai avuto il coraggio di andarsene, e chi gli sta a fianco non ha mai avuto il coraggio di cacciarlo: la sua fortuna. Ha una salute di ferro, al contrario di chi gli sta attorno. Non ha mai saputo né mai saprà, perché non gli interessa, che la moglie è stata male e si è operata di tumore al colon: “una piccola operazione” va dicendo ancora in giro. Paraculo come pochi, è considerato “una brava persona”.

Non ha mai dato nulla, e nulla riceve. Una parola, una chiacchiera, niente di niente; ormai non ci arrabbiamo più, gli ridiamo davanti con la stessa naturalezza con cui gli ridiamo dietro. Lo chiamiamo “Il Demente Colombo”, per via di quel trench che mette d’inverno che ricorda tanto il tenente Colombo, ma il grado di tenente ci sembra eccessivo.

Ma domenica scorsa mi sono preoccupato; lui ha iniziato a tossire e mia mamma gli ha chiesto “Ti senti poco bene?”. Mi sono rivolto verso di lei e le ho chiesto “Ma ti senti poco bene anche tu?”; non riuscivo a spiegarmi quella preoccupazione insolita. E lei: “Al supermercato ‘Oasi’ il mercoledì e il venerdì, per i pensionati sopra i 75 anni, c’è lo sconto del 15 per cento su tutta la spesa”.

 
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Post N° 178

Post n°178 pubblicato il 26 Luglio 2006 da Sembrava_Impossibile

Ma chi l’ha detto che ciò che non ammazza fortifica? Chi l’ha detto che le esperienze negative sono un momento di crescita? Davvero le persone mature, serene e in pace con se stesse e con il mondo sono solo quelle che hanno sofferto, sono cadute a terra e si sono rialzate? Il substrato, la base di partenza è diversa per ciascuno di noi, e su quella non possiamo assolutamente intervenire; e per qualcuno è meglio che i momenti di crescita passino per strade diverse dalle delusioni e dalle sofferenze, oltre una certa soglia si rischia di non rialzarsi più. Perché la cosa più difficile in assoluto è riscattarsi da se stessi, dalla propria storia personale, dalle proprie paure e dalle proprie debolezze.E quando le batoste colpiscono una base così instabile e precaria, son dolori; si diventa insicuri, si annaspa, ci si muove con sospetto, la spontaneità di una volta lascia spazio ad una fredda razionalità. E a lungo andare non ce n’è più, per se stessi e per gli altri, si diventa stanchi ancor prima di lottare. Si finisce che niente valga la pena di uno slancio; sogni, ambizioni, speranze diventano parole svuotate dal loro significato, chiuse in una cassaforte di cui non si conosce la combinazione; e cercarla è uno sforzo troppo grande per le  forze a disposizione. La nostra vita diventa la sagra del luogo comune, neghiamo a noi stessi e agli altri la possibilità di meravigliarci e stupirci di nuovo. E ci diciamo tante balle: non sono le cose o “gli altri” a non valere la pena, siamo noi a non sentirci adeguati e sufficientemente forti da sopportare la batosta che verrà.E allora viviamo senza speranze, senza sogni, senza attese, perché, dicono, “il miglior modo di non restare delusi è non crearsi aspettative”. Senza delusioni e senza gioie, senza mortificazioni e senza entusiasmi, ci crogioliamo nel nostro grigio torpore e nei nostri vuoti, insoddisfatti ma immobili; l’anima appassisce, e con essa l’energia vitale; ci si abbrutisce. In attesa che qualcosa, qualcuno, non si sa come e non si sa perchè, riavvii un ingranaggio arrugginito.No, sberle in quantità industriale dalla vita proprio non fanno bene…

 
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Post N° 177

Post n°177 pubblicato il 19 Luglio 2006 da Sembrava_Impossibile
Foto di Sembrava_Impossibile

Non suonavamo dalla notte dei tempi, con Christian che aveva deciso di lasciarci causa bisogno di coccole della moglie, e con il nuovo chitarrista (un figo della Madonna) che ci aveva abbandonati dopo sue sole prove. Poi Christian ha ottenuto dalla moglie una licenza speciale che prevede una prova ogni 15 giorni e non più di una serata al mese; e miracolosamente non ci siamo sciolti.

Il concerto era nell’entroterra molisano, circa due ore di viaggio, in un paese di cui non conoscevo nemmeno l’esistenza; il titolare ci ha contattato dopo aver avuto nostre notizie via internet. Già non si partiva col piede giusto: un concerto in un posto sperduto, in un giorno lavorativo, vuol dire corse a non finire, il rischio di dimenticare qualche attrezzo in maniera irreparabile, la quasi certezza dell’indifferenza del pubblico. Insomma una di quelle serate (per la spropositata cifra di 62 euro a cranio) che ti fa dire “Ma chi ce lo fa fare”.

Già la partenza è stata un disastro, costretto a trattenermi qualche minuto in più in ufficio, con Alfredo e Alberto già in viaggio per portarsi avanti con il lavoro di montaggio, e con Christian che mi aspettava sotto casa con la sua dolce metà. La ricerca del paese è stata un calvario, abbiamo sbagliato strada almeno tre volte fino a ritrovarci in una strada in mezzo a sterminate campagne che ci facevano temere di ritrovarci a Frittole “nel 1400.. quasi 1500!”. Nessun segno di civiltà, nessun cartello, fino a che è spuntato un gruppo di case aggrovigliate su un cocuzzolo… era quello il posto!

Una volta entrati in paese ho chiesto del locale vicino alla piazza, e in uno strano dialetto il vecchietto, entusiasta mi ha urlato “Si, vai dritto, già stanno montando l’orchestra!”. Al termine orchestra ho avuto un attimo di sconforto. Arrivati sul posto lo sconforto ha lasciato spazio alla depressione: Alberto e Alfredo stavano montando l’attrezzatura su un palchetto in mezzo alla strada, a pochi centimetri dal transito delle auto! Già immaginavo il resto della serata, con il cappellino per raccogliere le offerte durante il concerto, e noi intossicati dai gas di scarico… il punto più basso della nostra infima carriera…

Per l’occasione, abitando lì vicino, avevo invitato un mio amico batterista con cui avevo suonato anni prima in un gruppo musicale con quattro donne (un incubo); non lo vedevo da cinque anni! Beh, è sbucato all’improvviso ovviamente con moglie e prole nata nel frattempo, il suo primo commento è stato “…ma… ti trovo bene!”; quei puntini di sospensione in mezzo al “ma”, hanno dato un non so che di falso alla frase.

Durante il sound-check i vecchietti curiosi si avvicinavano chiedendo di dove eravamo, se conoscevamo Tizio e Caio (in mezzo a 200.000 abitanti), parlando una lingua a tratti incomprensibile; qualcuno ci chiedeva pezzi di Claudio Villa, qualcun altro di Celentano, altri di Tony Renis, di Nilla Pizzi e Tony Dallara. Il tempo di vedere Alberto innamorarsi a prima vista della cameriera vicentina (?) equivocando la sua gentilezza e cordialità, di mangiare una insipida pizza ai funghi (i porcini, che adoro, erano finiti), di scambiare quattro chiacchiere con la cameriera per cercare di capire quale grave colpa avesse deciso di espiare, abbandonando Vicenza e andando a vivere in un paese di 2.000 anime sperduto nel Molise… ed è toccato a noi.

Le premesse non erano granchè, anche se si respirava una strana aria euforica tra di noi; il proprietario aveva provveduto a chiudere la strada (?) e a riempirla di tavoli. Alle prime note una folla indicibile ha iniziato a riempire i tavoli… Alla voce Alfredo, anche lui abbagliato dalla cameriera, era particolarmente ispirato e dopo i primi pezzi un po’ casinari, sono arrivati i classici degli U2 che hanno fatto cantare a squarciagola tutti i presenti; una vecchietta nel palazzo di fronte, in visibilio, batteva le mani a tempo, e per fortuna ha desistito dall’idea di lanciarci mutandoni e reggiseno. Ad un certo punto lo scemo del paese, che chiamano “Il Capitano”, è salito sul palco insieme alla sua scia di alcool, e ha iniziato a ballare il pezzo meno ballabile della storia della musica (“Bullet the blue sky”); quando è partita “One” una coppia di ultracinquantenni abbracciati, ha iniziato a cantare con l’accendino acceso… dopo cinque bis e più di due ore e mezzo di musica abbiamo finito stravolti, ma coccolati dalla cameriera (per la quale Alberto è totalmente impazzito ma che, secondo me, si è invaghita di Alfredo, il front man, che ha tolto la fede al dito) che ci ha riempito di stuzzichini, bevande, cocomero, e simpatia fino a notte fonda. E non potevo concludere meglio la serata se non con un bel grappino insieme allo scemo del paese, nonché idolo delle folle, il “capitano”…

 
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Post N° 176

Post n°176 pubblicato il 16 Luglio 2006 da Sembrava_Impossibile

Ci sono ricascato; è vero che sono molto selettivo nelle mie frequentazioni, ma è anche vero a volte mi impegno parecchio a farmi terra bruciata attorno. Mesi fa avevo detto ad alcuni miei amici che, non appena possibile, li avrei invitati a cena da me; era una di quelle cose che si dicono tanto per dire e credevo che se ne sarebbero dimenticati presto. Invece no, se l’erano segnata al dito, e ho dovuto porre rimedio.

Sette persone a cena da me, un record; la cucina non è proprio il mio forte, ma non credevo di toccare il fondo in questo modo.

Consapevole dei miei limiti, avevo deciso di puntare su un antipasto a base di bruschetta, di giocarmi tutto con un primo innovativo (spaghetti al brandy, mai sperimentati prima), perché ho pensato che i commensali sarebbero stati più benevoli se avessi toppato con un primo innovativo piuttosto che con un primo semplice e banale come gli spaghetti al pomodoro. Poi contorno di insalata mista, frutta, e dolce a cura degli invitati. Ulteriore difficoltà: il giorno feriale, con rientro a casa alle sette e poco tempo per preparare il tutto.

Per portarmi avanti con il lavoro, ho tagliato e lavato l’insalata e ho iniziato a infornare le bruschette. Poi ho messo a bollire l’acqua; è stato il momento in cui mi sono reso davvero conto dell’importanza del matrimonio. La pentola in mio possesso non era sufficientemente grande; e i piatti a mia disposizione (tutti diversi tra di loro) erano troppo pochi. Con i piatti ho rimediato comprando un servizio da sei all’ultim’ora, la pentola è stata la mia croce.

I commensali sono arrivati un po’ in ritardo, mentre io ero ancora indaffarato ai fornelli ad una temperatura di 120° C che mi faceva sudare pure l’anima. Dopo un piccolo aperitivo, abbiamo iniziato con le bruschette, che erano state sfornate un’ora prima: erano fredde e talmente dure che cadendo a terra avrebbero fatto crateri nel pavimento. Ovviamente non hanno avuto successo, ma quelle avanzate potranno essere utilizzate in alternativa per la demolizione degli immobili.

Essendo cotta in una pentola di dimensioni ridicole, la pasta si è immediatamente attaccata sul fondo; mentre tentava a fatica di cuocersi, io preparavo il condimento a base di brandy. Credo di aver esagerato con il brandy, visto che la pasta aveva un retrogusto disgustoso di brandy, quello stesso retrogusto che continuo a sentire in casa a distanza di quattro giorni. Il sapore era indescrivibile, nessuno ha finito il proprio piatto, chiedere il bis sarebbe stato un segno evidente di squilibrio mentale.

Da lì in avanti l’appetito era irrimediabilmente rovinato. Solo il gelato artigianale ha salvato qualcosa, ma lì, ovviamente, non avevo dovuto fare nessun intervento. Alla fine della serata ho ricevuto i complimenti più falsi della mia vita; me ne sono accorto dal gelo che è sceso dopo le mie parole “La prossima volta posso preparare un bel piatto di pasta fredda”. Non ci sarà una prossima volta… vabbè, ci ho provato… e ho rimesso in moto la lavastoviglie che stava facendo la ruggine… e poi dicono che sono pessimista…
 
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Post N° 175

Post n°175 pubblicato il 12 Luglio 2006 da Sembrava_Impossibile

La fregatura di essere single si respira in ogni momento della giornata. Ma si vive il dramma quando si decide di organizzare la propria vacanza estiva.

Quest’anno non ho alcuna intenzione di stare a casa ad agosto, sebbene abbia la fortuna di vivere in una città di mare. Con chi andare? Sebbene le statistiche dicano che i single sono in aumento, in realtà non ne conosco; tutti gli amici sono fidanzati e sposati, e i pochi single uomini che conosco hanno abitudini particolari, quali quelle di andare per night club, se non a mignotte. Quando prenderò queste abitudini, li chiamerò.

Andare in vacanza con le coppie, non se ne parla neanche: ho già dato nel ruolo di reggimoccolo, davvero non tollererei più l’idea di parlare ai miei compagni di viaggio, girarmi verso di loro, vederli sbaciucchiarsi ed essere costretto ad interrompere quello che stavo dicendo per non interrompere quello che stavano facendo (ad esempio un figlio).

Andare in compagnia di donne single è un’arma a doppio taglio; senza vie di mezzo, o temono o sperano che qualcuno “ci provi”; e in caso di dissapori, è la fine. La storia dell’amicizia tra uomo e donna, single,che si conoscono a questa età, è una favoletta per bambini.

Una vacanza da solo è economicamente improponibile, sono fucilate, i prezzi aumentano fino al 35-40%. Ho curiosato nei siti che organizzano vacanze per single, in particolare crociere: cifre per le quali dovrebbero mettersi il passamontagna! Queste organizzazioni garantiscono l’equa presenza di single uomini e single donne; è questo il servizio per cui si fanno pagare di più, hanno trovato la nuova pappatoia, la solitudine delle persone, il miraggio di un’avventura, una storia d’amore… E se non cucchi, devi sopportare pure gli sfottò degli amici “Neanche in una vacanza per single… sei irrecuperabile!”; troppe pressioni addosso, non fa per me.

Mi aveva entusiasmato l’idea di fare del turismo responsabile nei paesi del terzo mondo insieme a  gruppi formati dall’organizzazione, ma una vacanza all’estero di almeno 15 giorni in questo periodo è davvero extra-lusso per me.

Poi la svolta; l’idea di fare una vacanza on the road per la Sicilia, sette giorni in macchina a scoprire tutte le bellezze dell’isola; un viaggio da disegnare e realizzare in maniera personalizzata e con un buon spirito di adattamento. Un progetto, un desiderio, che ho tirato fuori dal cassetto dopo dieci anni; e che uno dei pochi colleghi con cui ho un rapporto personale che va al di là del lavoro, ha condiviso in pieno non appena gliel’ho proposto. L’ho organizzata in un attimo, in economia. Tutto è già pronto, partenza nella seconda metà di agosto. E’ stata una fortuna. E per quest’anno riuscirò a fare a meno della crociera per single.
 
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Post N° 174

Post n°174 pubblicato il 08 Luglio 2006 da Sembrava_Impossibile

Ho votato questo governo, seppur con il naso tappato; dopo aver assistito all’indecoroso e ormai consolidato teatrino della spartizione delle poltrone, qualcosa di buono inizia ad uscir fuori. E, ovviamente, tutto come previsto. Tutti sono pronti a lamentarsi che le cose vanno male, ma non appena si toccano i propri interessi si va sul piede di guerra.

Ora tocca ai tassisti; poi toccherà agli avvocati. Ma, se anche i notai decideranno di scendere i piazza e scioperare, il tiro al bersaglio con pomodoro marcio contro i notai diventerà il mio sport preferito. Il notaio rappresenta l’esempio di arricchimento ingiustificato, una rendita di posizione del tutto immotivata che incide pesantemente sui bilanci familiari (per il trasferimento di proprietà di un’auto usata, per l’acquisto di un immobile, per una donazione, ecc.), un esempio indegno di mafia legalizzata che ha in se i due cardini principali dell’agire mafioso: la spartizione geografica dell’attività e l’ereditarietà della professione. E poi non ancora digerisco il mio atto di compravendita della casa dal notaio: per appena dieci minuti di lavoro (il tempo di illustrare il documento e firmarlo) mi ha ciulato 3.500 euro, tre sudati stipendi! ‘Tacci sua..

Spero che il Governo abbia il coraggio di andare avanti. Non se ne può più di quest’Italia fatta di ordini professionali, corporazioni e lobbies che pensano solo a tutelare i loro interessi, lasciando l’accesso alle professioni solo a una ristretta casta di amici e parenti; hanno trasformato questo paese nell’Italia dei “figli di”, e chi se ne fotte di tutti gli altri. E ora tocca alle Università, alla pubblica amministrazione (quanta cacca c’è lì dentro), alle assicurazioni, ai grandi monopoli (Enel), e a quei diecimila altri settori, in cui ci sono privilegi per pochi e costi altissimi per tutti gli altri.

Maledetto notaio…

 
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Post N° 173

Post n°173 pubblicato il 01 Luglio 2006 da Sembrava_Impossibile

NOVE MOMENTI “NO” (non arrivo a dieci per mancanza di fosforo nel cervello)

 

9) Tre anni fa. Sto corricchiando allegro e baldanzoso come molte altre volte sulla riviera, quando vedo davanti a me, a ritmo più lento due fanciulle che non sembrano niente male; la mia intenzione è chiaramente di superarle ad un passo ancor più elastico e splendido. Mi affianco a loro e le sorpasso, ma i lacci lunghissimi delle mie nuove scarpe da running, fighissime almeno quanto mi ero sentito fino ad allora, mi tradiscono, e mi fanno inciampare. Cado, urtando con tutte e due le ginocchia a terra, mi rialzo alla velocità della luce e corro ancora più forte, con le loro risate nelle orecchie, sperando di non dover incrociare mai i loro sguardi divertiti, invano; le incrocio al ritorno, ancor più piegate in due dal ridere, nel vedere le mie ginocchia sbucciate in un lago di sangue. Per un attimo ho pensato di farla finita gettandomi sotto il primo autobus.

8) Tanti anni fa, tredici, forse quattordici, dopo un inverno di lavoretti extra, ero riuscito a mettere da parte i soldi per la mia prima vacanza: destinazione Sardegna, Santa Teresa di Gallura. Tre giorni prima di partire inizio ad avvertire strani brividi e forte instabilità intestinale. Diagnosi: virus gastro-intestinale, il medico mi impedì il viaggio; da un punto di vista fisico furono i giorni più brutti della mia vita, persi cinque chili in cinque giorni, seduto sul water a pensare ai miei amici che si divertivano, e a rosicare perché il mio posto fu preso dal rattuso dei rattusi (ci provò pure con un raro esemplare di iguana)

7) Finale dei mondiali, USA 94, Italia-Brasile, partita decisa ai rigori; il rito si consumò a casa mia, dieci spettatori presenti, non paganti, e a scrocco. Approfittando di mia mamma, sarta, non appassionata di calcio, comprammo la stoffa e le chiedemmo di cucire la bandiera dell’Italia, 12 metri per 6,  durante la partita (perché prima portava sfiga). Di fronte all’errore dal dischetto di Baresi, fummo colti da un sensazione di pre-morte, all’errore decisivo di Roberto Baggio, il senso di fallimento delle nostre vite e gli istinti suicidi ci assalirono. Di fronte ai nostri sguardi impietriti arrivò mia mamma che, con estrema disinvoltura disse: “L’Italia ha perso? Quindi la bandiera non vi serve più? Con la stoffa mi rifaccio il guardaroba…”

6) Perso come una capra per una fanciulla che mi ha fatto rincoglionire come nessun altra, innamorato e ricambiato, decido di farle una sorpresa e di andarla a trovare, sparandomi 800 km tra andata e ritorno, senza avvisarla, sapendo di poter stare con lei pochissimo: la vedo due minuti in tutto, per di più in compagnia del suo ex, la sorpresa la ricevo io. Da allora non ho mai più neanche provato a fare sorprese di nessun genere. Un colpo di telefono prima di arrivare non costa nulla, occhio non vede cuore non duole…

5) Pochi giorni fa. Pensavo che avessi già dato sorbendomi il filmino ufficiale del fidanzamento (con l’uno che corre incontro all’altra sulla spiaggia), il filmino ufficiale del matrimonio (con le espressioni, le pose e i sorrisi finto-berlusconiani), il filmino del viaggio di nozze. Dopo mesi di indifferenza vengo addirittura invitato a vedere il filmino della vacanza per festeggiare il primo anniversario di matrimonio; riesco a evitare l’invito a cena inventando una dieta che non rispetterò mai, ma non riesco a trovare una via di fuga al dopo-cena. Un’ora di tristi paesaggi di un’isola triste come Formentera, morbose inquadrature delle parti intime nelle spiagge dei nudisti (che girano nudi ovunque, non solo nelle loro spiagge), e 45 minuti di morboso pedinamento di Christian Vieri con la velina mora. Volevo porre il termine alla mia vita gettandomi dalla finestra, peccato fosse chiusa; e sapendo che avrei potuto accoltellarmi, hanno fatto sparire oggetti contundenti, lame e coltelli.

4) In bici in montagna. La mattina mi sveglio presto, vedo il cielo terso e decido di perlustrare la zona con la mia fedele mountain-bike. Dopo una decina di chilometri, in una sperduta strada di montagna vedo sbucare tre cani pastore che iniziano ad abbaiare, impedendomi di andare avanti; passo dieci minuti da panico, impossibilitato a muovermi; il cielo diventa grigio velocemente, iniziano tuoni e fulmini, i cani scappano. Finalmente posso andarmene anche io, sebbene sotto una pioggia battente; dopo neanche cento metri vedo la ruota a terra; di nuovo l’istinto suicida si fa strada, e quasi ha la meglio. Solo la cortesia di un autista di passaggio ha evitato l’estremo gesto. Ora vado in bici solo nel cortile sotto casa, insieme ai bimbi sotto i dieci anni.

3) Esame di maturità, ben 17 anni fa, di quelli che si facevano con commissione esterna e membro interno; due scritti e due orali. Vengo ammesso con voti tra l’otto e il nove, tutti mi danno come candidato a 60/60, io quasi ci credo. Dopo un buon compito d’italiano è il turno del compito di matematica; il mio posto viene preso con prepotenza da una compagna, mi ritrovo nel posto più sfigato, davanti alla cattedra; perdo sicurezza vado nel pallone, un disastro; inizia a girare la soluzione al compito, ma, dopo cinque anni a passare compiti anche ai bidelli, arriva a tutti tranne che a me. Anche l’orale di italiano (costretto dalla mia insegnante perché nessun altro voleva portarlo) non è granchè; alla fine la prima grande delusione della mia vita, un 52 che mi ha lasciato l’amaro in bocca e l’istinto omicida (non ancora soddisfatto) della simpaticona che mi rubò il posto.

2) Escursione in montagna con un paio di amici e un “esperto” di montagna. Mi raccomando con loro di non esagerare con un percorso difficile perché sono fuori allenamento, e in alta montagna la stanchezza si può pagare cara. L’esperto decide che possiamo provare il Corno Piccolo (solo dopo ho saputo che è la cima più ardua di tutti gli appennini) sul Gran Sasso. L’ascesa, lunghissima, è costellata di “ferrate” (da affrontare con imbracature), salti con strapiombi a destra e sinistra, difficoltà di ogni genere a cui non eravamo pronti. In cima, dopo tre ore e mezzo di dura ascesa, inizio ad avere i crampi. Durante la discesa (più faticosa della salita), l’”esperto” opta una scorciatoia: ci ritroviamo su un terreno impraticabile, non segnato. Rischiamo l’osso del collo almeno una decina di volte, la stanchezza rende tutto più difficile. Arriviamo alla macchina dopo dieci ore di cammino, sembriamo dei reduci del Vietnam. Da allora diffido da chiunque si proclami “esperto”.

1) Non soddisfatto della sorpresa di cui al punto 5; ancora perso come una capra e desideroso di rivederla, speranzoso di essere ancora ricambiato, e soprattutto desideroso di oltrepassare il confine che separa un innamorato da un pirla, decidiamo di rivederci. Chiaramente la prima cosa che mi dice è di essere tornata dal suo ex… “Ma come? Non l’avevi capito?”. “Già, da cosa visto che mi hai sempre garantito che siete solo amici e vi vedete solo per lavoro?" Pensai, ma non proferii parola, visto che mi assalì una strana tipo rigor mortis e che ogni tanto torna a manifestarsi. Ne ricavai una lezione di vita: se ti poni di fronte alla vita nella stessa posizione di un pezzo di cacca che galleggia nel water, prima o poi capiterà che qualcuno, passando dalle tue parti, tirerà lo sciacquone.

 
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CUPIDO: TROVA L'ANIMA GEMELLA

Post n°171 pubblicato il 14 Giugno 2006 da Sembrava_Impossibile

Cazzeggiando per i blog ne ho trovato uno dedicato a Cupido, strumento della community di Digiland per conoscere l’anima gemella, in cui l’autore, tra le altre cose, si lamenta di una serie di situazioni e comportamenti femminili, in particolare l’abitudine di non rispondere ai messaggi.

E ho ripensato al tempo, oltre tre anni fa, in cui anch’io girovagavo per le schede di Cupido alla ricerca di qualche scambio di battute con il gentil sesso: dopo qualche mese di vagabondaggio e qualche piacevole conoscenza lo abbandonai per spostare le mie relazioni e i miei contatti sul piano che mi è sempre piaciuto di più, quello reale.

Feci un resoconto quantitativo della mia esperienza su Cupido. In circa sei mesi di navigazione ero stato contattato per primo solo tre o quattro volte. Pur non essendo mai banale, pur cercando di buttarla sul ridere, pur evitando gli squallidi copia e incolla e pur selezionando le schede (scartando quelle che… “scoprimi”, ecc.), solo un mio messaggio su dieci riceveva risposta e a me andava di lusso; un mio amico mi confidò che lui riceveva una risposta su 30 messaggi (dopo una settimana abbandonò Cupido per buttarsi nelle chat polacche; si è fidanzato ripetutamente e oggi è sposato con la quarta polacca conosciuta in chat). Come mai?

Dopo una fase di autocritica con conseguente calo dell’autostima, feci una ricerca per la mia fascia d’età, e notai come solo il 20% degli iscritti a Cupido era donna. Questa è la causa di una delle distorsioni che si verificano laddove vi è una così netta prevalenza maschile:

1)     le donne di Cupido, considerando che su internet anche le mummie diventano loquaci e dinamiche, ricevono tanti di quei messaggi che hanno appena il tempo di leggere i messaggi e le schede dei loro autori.

2)     Di fronte a tanti messaggi (e a tante schede viste), anche il messaggio più originale e la scheda più attraente tendono ad appiattirsi verso il basso; e si è tra tanti, come tanti agli occhi di chi legge.

3)     I messaggi volgari aggravano il senso di appiattimento verso il basso, e la diffidenza verso il mondo virtuale.

4)     Il notevole numero di messaggi ricevuti gratifica l’ego di chi, al di fuori del virtuale e senza la protezione di un monitor, difficilmente avrebbe tanto successo.

5)     Una legge di macroeconomia dice che, in un'economia di mercato, il prezzo di un bene cresce e al crescere della domanda e al diminuire della sua disponibilità sul mercato. Se il bene scarseggia e la domanda cresce a dismisura, il prezzo del bene può crescere in maniera anomala ben oltre il suo valore intrinseco e la sua capacità di soddisfare le aspettative del consumatore; in poche parole, la fregatura, sotto tutti i punti di vista, è dietro l’angolo e il gioco (dell’attesa, dell’illusione, e della successiva delusione) spesso non vale la candela.

Anche se conosco persone che si conosciute tramite cupido, che si sono incontrate, innamorate e poi sposate, anche se anch’io ho conosciuto e incontrato a suo tempo persone davvero piacevoli e speciali grazie a questo gioco, penso che l’unico modo per conoscere gente è spegnere il pc e uscire di casa:

a)     Ottieni di certo una risposta (un due di picche secco, un garbato diniego, un vaffa o un aperitivo in compagnia)

b)     Guardi negli occhi chi hai di fronte

c)     Non passi ore, giorni, mesi, a chiederti chi sarà, come sarà e a realizzare film che difficilmente diventeranno realtà

d)     Internet avvicina le anime ma tiene lontani i corpi. E quando i corpi si avvicinano a volte si rimpiange il periodo in cui erano lontani.

e)     Vivi la tua vita nel concreto, non attraverso i sogni

 

…perché come dice Totti, LAIF IS NAU! Ma soprattutto, è da un’altra parte…
 
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Post N° 170

Post n°170 pubblicato il 08 Giugno 2006 da Sembrava_Impossibile

IL RATTUSO

Una delle figure che mi hanno sempre affascinato nelle relazioni sociali è quella del rattuso. Nell’Italia Centro-Meridionale dicesi RATTUSO quell’animale che ricorda vagamente un essere umano, capace di attaccarsi a qualunque cosa assomigli vagamente ad un essere di sesso femminile, con l’intento di provarci, far colpo, ottenere un’uscita, un aperitivo e tutto il resto.

In ogni gruppo o comitiva che ho frequentato è sempre stato presente almeno un rattuso. Egli cerca sempre di mimetizzarsi nelle comitive con presenze femminili; però, per non dare troppo nell’occhio, inizia a relazionarsi dapprima con gli uomini costruendo un’immagine da uomo di mondo che la sa lunga sulla vita e sulle donne, per poi strisciare (in quanto essere fondamentalmente viscido e sfigato) verso le sue prede e cercare, in ogni modo, di raggiungere il suo obiettivo.

Caratteristica fondamentale è il suo ambiguo e artefatto comportamento; quando parla con gli uomini, in assenza di donne, si comporta da amicone, vantando i suoi successi, esibendo tutte le sue tacche e illustrando i suoi metodi di conquista: generalmente il metodo statistico è il più utilizzato (“se ci provi con dieci donne, anche se nove ti dicono di no almeno una ci starà”).

Appena arriva un essere di sesso femminile (può essere anche una lumaca, per lui è uguale), molla brutalmente su due piedi i suoi interlocutori uomini e inizia la sua opera di convincimento/seduzione a base di aforismi di Oscar Wilde imparati a memoria e spacciati per propri, languide frasi ad effetto e sorrisi finti. Non fa distinzione tra donne fidanzate, sposate o single; tutto fa brodo. E’ sempre accondiscendente e trova terreno fertile di fronte ad una seppur piccola apertura dall’altra parte; grande è la sua capacità di approfittare delle debolezze femminili. In genere è ostinato, non demorde, e un no secco viene interpretato da lui come “paura di provare sentimenti, periodo difficile, ma se glielo chiedo un’altra volta cadrà ai miei piedi”; quando si convincerà che quel no voleva dire no, allora la sua teoria è “Quella non scopa abbastanza”.

Nella scelta delle sue prede segue un criterio di avvenenza decrescente, dalla più carina a quella meno carina; una volta esaurite tutte le sue cartucce, fa perdere le sue tracce per inserirsi in nuovi contesti vergini per attuare i suoi piani.

I rattusi più bravi, cioè quelli che riescono nel loro intento per poi sparire, sono i cosiddetti stronzi. Sono una minoranza ma, da veri predatori, sono dieci volte più attivi dei soggetti normali; per questo la loro presenza sul territorio ha effetti devastanti sulle spontaneità delle relazioni tra uomo o donna. Ed è difficile individuarli per la loro grande capacità di rigenerarsi in qualunque contesto.

Il rattuso su internet è una presenza costante; la possibilità di nascondersi dietro un monitor ha reso il rattuso ancor più volgare e diretto, facendogli perdere quelle caratteristiche caricaturali (viscidume, ambiguità, zerbinismo) che regalavano momenti di ilarità unici a tutta la comitiva.

 

P.S. Oggi due anni di blog… minchia!

 
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Post N° 169

Post n°169 pubblicato il 31 Maggio 2006 da Sembrava_Impossibile

Mi viene da ridere leggendo il commento di Revived nel precedente post. Proprio sabato sono stato invitato all’ennesimo matrimonio, il penultimo; ne manca uno soltanto, Rainman, che si sposerà a ottobre, e poi saranno tutti legati dal sacro vincolo del matrimonio. Certo, se si sposa pure Rainman, non è che l’istituzione matrimonio ci guadagni tanto, ma ormai è già tutto prenotato e non si può tornare indietro.

Mi diverto sempre ai matrimoni dei miei amici, ma questo mi è piaciuto particolarmente; ho apprezzato la snellezza del rito civile in comune, la rilassatezza degli sposi, e l’abbandono di tutti quei fronzoli che rendono sempre il grande giorno motivo di tensione. E poi ho rivisto tante persone dopo anni, a cui sono legati i pochi bei ricordi del liceo e dell’università. Una bella festa.

Anche in questa occasione avevano organizzato un inciucio per me; c’era un’amica della sorella della sposa da sistemare. Già sette mesi fa organizzarono una cena per farmela conoscere e agevolare la questione, ma quella sera io fui distratto tutto il tempo dalla minigonna della sorella della sposa, tanto che dell’altra, alla fine della serata, non ricordavo nemmeno i lineamenti. In realtà se poteva interessarmi qualcuna era la sorella della sposa, che invece, parteggiando per l’amica, aveva atteggiamenti distaccati nei miei confronti

Ci siamo ritrovati “stranamente” allo stesso tavolo, io e lei, quella che “il sistema”, mi aveva predestinato, fianco a fianco. Ma ho tenuto duro, e sono tornato a casa single come prima, anche più di prima, senza neanche un numero di cellulare in più nella rubrica.

Mi sono ritrovato ad un tavolo di soli single: due uomini (incluso me) e sei donne (molto carine, tra l’altro), cosa potevo volere di più dalla vita? A fianco al nostro, un altro tavolo di single: bambini dai sette ai dieci anni, i “single pieni di speranza” li abbiamo definiti. Tanti single maggiorenni insieme non li vedevo da anni, credevo non ce ne fossero più e che le statistiche in base alle quali i single risultino in aumento fossero solo un’invenzione delle TV; è invece il mio micro-mondo ad essere limitato.

E’ stato un po’ come partecipare a una riunione di alcolisti anonimi; al di là dell’ironia e autoironia, era evidente che nessuno era felice della propria condizione. Pensando di fare un figurone, ho esposto la mia teoria sull’esigenza di una figura femminile da presentare come la mia ragazza nelle occasioni ufficiali, più che di una fidanzata vera e propria; prima hanno riso e poi hanno capito che il mio cervello era completamente andato, la mia teoria non ha raccolto adesioni. E alla fine non ho racimolato neanche una fidanzata finta.

Sono stato completamente a mio agio, in ogni caso; qualche attimo di malinconia nell’assistere a scene da Mulino Bianco, le varie famigliole felici con i bimbi attorno. Sono scene che non mi sono mai appartenute, la serenità familiare è sempre stata una chimera sin da piccolo; e in quei momenti mi sono sentito un attimo fuori posto.

A ravvivare la serata c’è stato il lancio del bouquet; tutte le ragazze non sposate si sono appostate pronte per ricevere l’agognato premio, ma la sposa, su di giri, ha lanciato il bouquet troppo lontano scavalcando il gruppetto delle contendenti e finendo sul prato. Era evidente che occorreva ripetere il lancio; ma la più assatanata di tutte, con uno scatto del campione olimpico dei cento metri sotto l’effetto di doping, è corsa a raccogliere il bouquet dal prato, e alzando il trofeo in cielo, ha urlato “L’ho preso io, ho vinto io!”, impedendo di fatto un nuovo lancio.

Se mi capita una così, ammazzatemi prima che sia troppo tardi…
 
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Post N° 168

Post n°168 pubblicato il 28 Maggio 2006 da Sembrava_Impossibile

Per un mese non sono riuscito a loggarmi dall’ufficio. Inizialmente ho pensato che fosse un problema di Digiland, ho contattato l’assistenza, ma il mio problema specifico non rientrava nelle casistiche previste. Mi hanno dato un numero di telefono, costo della chiamata 60 centesimi al minuto, una mazzata; dopo cinque minuti di vana attesa in linea ho scritto di nuovo al form dell’assistenza per chiedere quanto volessero di riscatto per restituirmi il mio blog. Di fronte al loro silenzio ho cercato la solita scorciatoia all’italiana e ho provato a chiamare Luciano Moggi; proprio in quei giorni veniva coinvolto nello scandalo delle intercettazioni, e già sono pronto alla mia iscrizione nel registro degli indagati dalla procura di Napoli.

Poi per caso ho scoperto che dal PC di casa (un residuato bellico del 15-18, va a manovella), riesco a loggarmi; è un problema del PC dell’ufficio. Una bella fregatura, non posso più scroccare collegamenti a internet durante l’orario di lavoro, l’unico modo per riavere indietro gli straordinari che non mi sono mai stati pagati (e mai lo saranno). L'importante è essermi riappropriato del mio blog, e poter scrivere altre minchiate.
 
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Post N° 167

Post n°167 pubblicato il 02 Maggio 2006 da Sembrava_Impossibile

E’ stata una bellissima serata, una di quelle serate che ti riconciliano con il mondo, e che ti danno un senso di continuità nella vita. Poteva essere una serata fatta solo di amarcord nostalgico di un periodo lontanissimo della nostra vita, con persone ormai diventate estranee dopo tanti anni, al quale partecipare per semplice senso del dovere.

E invece è stato l'apoteosi del divertimento; risate a non finire sin dal momento del ritrovo, con scene comiche da antologia: la più frequente il saluto tra ex compagni seguito poi dalla domanda “Si, ma tu chi sei?”. E’ capitato anche a me di non essere riconosciuto; d’altra parte a 12 anni ero una pallotta di grasso dai lineamenti non definiti: ero quello simpatico, l’amico, il confidente di tutti. Alcuni erano identici a 20 anni prima, con lo stesso taglio di capelli, magari con qualche ciuffo bianco in più. E c’era chi questi capelli ha cominciato a perderli, compensando però con un incremento del girovita.

Le donne, ex bambine, sono le donne più belle che abbia mai conosciuto in assoluto, giusta punizione per noi maschietti che allora non facevamo altro che sbeffeggiarle. E’ stata una gara a chi avesse più figli; su sedici persone presenti, 14 sposati, due non sposati, di cui uno soltanto single: indovinate un po’ chi era l’unico single? E tutte a chiedermi come mai un bel ragazzo come me fosse ancora single. Sono stato sicuramente il più coccolato, dopo il belloccio di allora, dopo 22 anni ancora oggetto del desiderio delle fanciulle. Il primo amore non si scorda mai e il belloccio, in quegli anni di amori platonici, non ce ne aveva lasciata nemmeno una.

A tavola, tra un piatto di pasta e un bicchiere di vino, i ricordi hanno iniziato a riempire i nostri discorsi, e giù risate a più non posso ad ogni momento esilarante vissuto insieme; ma altrettanti ne sono stati vissuti nelle poche ore di un venerdì sera da incorniciare.

E poi il momento più sentito, la torta per il compleanno di Luca, una festa in allegria per fargli sentire il nostro calore e la nostra vicinanza dopo una perdita così lacerante; non si aspettava una festa a sorpresa, non si aspettava la torta e, anche se solo per pochi attimi, è stato felice.

Alla fine della serata mi si è avvicinata Ilaria, il brutto anatroccolo diventato cigno: la ex “baffona”, bellissima e sorridente, mi ha ricordato l’affinità che c’era tra di noi in quegli anni fatti di timidezze, ingenuità e imbarazzi. E’ vero, allora mi intrigava tanto, ma in quel momento, così bella e appariscente, non mi ha suscitato altro che una risposta un po’ freddina; mi piaceva di più quando, rotondetta e un po’ goffa, ero l’unico ad avere occhi per lei.

Ci siamo dati appuntamento a non si sa bene quando; magari tra venti anni, sperando di esserci. E già sento che sarà di nuovo un successone.

 
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Post N° 166

Post n°166 pubblicato il 26 Aprile 2006 da Sembrava_Impossibile

Tra qualche giorno è il compleanno di Luca. Sarà il primo compleanno dopo che una brutta malattia gli ha portato via il figlio. Ci siamo riavvicinati, insieme ad altri amici d’infanzia, proprio durante la malattia del piccolo, e ancor più dopo la fine di quel calvario.

Ora capita di vederci quasi tutte le settimane, spesso per un cinema e poi quattro chiacchiere in libertà. A stento riesce a mascherare la tristezza di quel pensiero ricorrente, di quel lutto che gli rende difficile trovare un senso alle giornate. I discorsi spesso corrono inevitabilmente alla nostra infanzia, e a tutto ciò che è ad essa legata, con un’ironia velata di una sottile malinconia e nostalgia.

Per questo insieme ad altri complici abbiamo deciso di organizzargli una festa a sorpresa con tutti gli ex compagni di scuola; con alcuni sarà l’occasione per rivederci dopo più di 20 anni; la macchina organizzativa ha fatto il suo lavoro, e il numero delle adesioni è incredibilmente alto, nonostante siano passati tanti anni e in molti abbiano deciso di mettere le radici in altre città.

Ci sarà anche lei, Ilaria: era una ragazzina rotondetta, un po’ insignificante, secchiona e snob, con un eccesso di peluria sul viso tale da essere chiamata “La Baffona”: in quanto a cattiveria gratuita gli adolescenti non sono secondi a nessuno. Eppure io avevo un debole per lei, e gli amici di allora si chiedevano cosa potessi trovarci. Negli anni dello sviluppo le ghiandole endocrine hanno fatto appieno il loro dovere e l’hanno trasformata da brutto anatroccolo a splendido cigno, come ho potuto constatare rivedendola per caso qualche hanno fa. E’ sicuramente una delle donne più belle che abbia mai conosciuto; ovviamente ha aspettato che ci perdessimo di vista per diventarlo. Però il mio intuito, che ha fatto spesso cilecca, in quel caso mi ha dato un po’ di soddisfazione; e ha confermato che in realtà io sto venti anni avanti rispetto agli altri… e quindi fuori dal mondo!

 
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Post N° 165

Post n°165 pubblicato il 20 Aprile 2006 da Sembrava_Impossibile

Ho ricevuto questa mail con le “note” dei professori, regolarmente riportate nei registri scolastici. E m’è venuta la nostalgia della scuola; dai 12 ai 20 anni si è veramente geniali!

> L'alunno C***** lancia dalla finestra del laboratorio di fisica, situato al secondo piano dell'istituto, un assorbente con le ali urlando ai compagni incuriositi "Vola colomba bianca vola".

> L'alunno B++++ D++++++ partecipando ad una strana competizione tra compagni sbatte continuamente la testa contro il muro nel tentativo di fermare con la fronte una monetina lasciata cadere radente il muro stesso dai compagni. Il rimbombo continuo provocato impedisce alle aule vicine il regolare svolgimento delle lezioni.

> S***** C****** lascia l'aula prima dell'orario di uscita dopo aver fotografato la lavagna con il cellulare sostenendo che avrebbe riesaminato la lezione a casa sua.

> L'alunno M. tenta di accecare S. con la corda della veneziana dopo aver constatato che la resistenza del cavo non è tale da consentire l'impiccagione di S.

> L'alunno A. assente dall'aula dalle ore 12.03, rientra in classe alle ore 12.57 con un nuovo taglio di capelli.
> La studentessa Muolo, ripetutamente stuzzicata da Savino e Terranova, risponde con un linguaggio degno delle più fumose taverne del porto di Genova

> Gli alunni M.P. e D.A. dopo aver rubato diversi gessetti dalla lavagna diclasse, simulano durante la lezione l'uso di sostanze stupefacenti tramite carte di credito e banconote arrotolate, tentando inoltre di vendere le sopracitate finte sostanze ai propri compagni. A mia insistente richiesta di smetterla vengo incitato a provare pure io per non avere così tanti pregiudizi.

> La classe non mostra rispetto per l'illustre filosofo Pomponazzi e ne altera il nome in modo osceno.

> L'alunno M. dopo la consegna del pagellino da far firmare ai genitori riconsegna il pagellino firmato 2 minuti dopo. Sospetto che la firma non sia autentica.

> L'alunno G**** esce dall'armadio dopo 20 minuti dall'inizio della lezione di disegno intonando la canzone 'we wish you a merry christmas'.
> L'alunno F****, chiamato per l'interrogazione, risponde chiedendomi insistentemente che macchina ho.
> Gli alunni della 5c/inf Karim, Ceniccola, Passone, Spuntarelli, Petrongari, Benvenuti, Vandini, Saltarelli, Chiappini rinchiudono il proprio compagno Turri nell'armadietto di classe, e con tanto di monetine inserite nella fessura dello stesso incitavano il compagno a cantargli qualcosa a modo di JukeBox, al primo segno di rifiuto del compagno prendevano a calci e a pugni le pareti dell'armadio, girandolo con le ante verso il muro per ostruire l'uscita del compagno lamentandosi del malfunzionamento del dispositivo.

> L'alunno xxx ha augurato la morte al professore.
> Gli alunni Passuello, Pelanti e Piumatti scommettono euro 5 sulleprestazioni negative dell'alunno Manno.
> Il crocefisso dell'aula è stato rovinato. Il Cristo ora ha disegnata lamaglia della nazionale.
> L'alunno X durante l'intervallo intrattiene dalla finestra dell'aula gli alunni dell'istituto imitando Benito Mussolini, munito di fez e camicia nera, presentando una dichiarazione di guerra all'istituto che sta dall'altra parte della strada.
> Dopo aver fatto scena muta durante l'interrogazione di geografia astronomica Vxxxxx chiede di avvalersi dell'aiuto del pubblico.
> L' alunno DL arrivando in classe in ritardo si giustifica dicendo di aver perso tempo a parcheggiare l'enterprise.
> La classe mostra una indiscutibilmente coraggiosa omertà nei confronti dell'alunno che ha svuotato sul pavimento presso la cattedra una bottiglia di olio extravergine d'oliva Bertolli rinvenuta nel cestino dell'aula.
> L'alunno M.G. al termine della ricreazione sale sul bancone adiacente la cattedra e dopo aver gridato: "Ondaaaa energeticaa" emise un rutto notevole che incitò la classe al delirio collettivo.
....ma la più bella è questa:
> Facendo l'appello e notando l'assenza dell'alunno S...., mi viene detto dall'alunno C... di non preoccuparmi. Quest'ultimo estrae il portafoglio, lo apre, e simulando di parlare ad una terza persona urla " Scott : teletrasporto ! ". Con fragorosi effetti sonori fatti con la bocca l'alunno S.... fuoriesce dall'armadio.

 
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LA STAGIONE DEI MATRIMONI

Post n°164 pubblicato il 12 Aprile 2006 da Sembrava_Impossibile

Ad aprile inizia la stagione dei matrimoni. Quest’anno fortunatamente ne ho solo tre, in nessuno dovrò essere il testimone; e, come ogni anno, si porrà il problema di presentarsi per l’ennesima volta da solo. Oramai, visto che gli invitati, gira e rigira, sono sempre gli stessi, neanche mi fanno più domande sul mio status: mi basta vedere il loro sguardo misto tra scandalo e commiserazione per rendermi conto di un dato di fatto ineluttabile che ormai mi mette a disagio, è inutile negarlo: sono single.

Ciò che mi fa star male non è la mancanza di una persona a fianco, con cui condividere un progetto di vita, unica e che ti fa sentire unico; non credo più a questa favoletta, ho già pagato sulla mia pelle la logica dell’ “uno vale l’altro”, in nome di una “sistemazione”, o accettabilità sociale basata sulla forma. Ciò che mi manca, in realtà, è proprio l’essere accettato socialmente in quanto single. Ricordo quando l’anno scorso una cara amica, nella mia stessa condizione, mi chiese di accompagnarla ad un matrimonio; ovviamente andai e al tavolo composto da coppie partì l’interrogatorio: “Siete sposati” “No”, “Siete fidanzati” “No”, “Ma allora…” “Siamo amici”. Non ci parlarono per una mezz’oretta abbondante.

E’ un dato di fatto, tra l’altro, che nell’ultima campagna elettorale, tutti i partiti abbiano fatto proposte a favore delle famiglie tradizionali, delle coppie gay, delle coppie etero conviventi... ma per i single nulla.

Ne parlavo qualche giorno fa con un’amica; avrei semplicemente bisogno di una figura femminile al fianco da presentare come la mia ragazza, per poter parlare di progetti di matrimonio, di idee di arredamento, del nome da dare ai futuri bambini, per poter reggere le tipiche conversazioni delle coppie, per far finta di litigare, per parlare delle vacanze da fare insieme. Questo per i matrimoni. Ma ne avrei bisogno anche nella vita di tutti i giorni; una fidanzata da portare a casa la domenica, o nelle feste comandate, a casa dei miei, per fare il giro nei centri commerciali con tutta la famigliola (tanto per zittire parenti, amici e conoscenti), da presentare alle cene con i colleghi; tra l’altro, la fidanzata, è l’unico motivo valido riconosciuto dalle persone per accettare un rifiuto ad un invito. Per non parlare della possibilità, finalmente, di poter uscire di casa la sera del 14 febbraio senza sentirsi sfigati.

Al di fuori di queste situazioni, poi, ognuno per la sua strada: niente complicazioni stupide come i sentimenti, di sesso poi non se ne parla, e arrivederci alla prossima occasione mondana o alla prossima domenica a casa dei genitori.

Credo che ci siano anche tante donne a cui una figura maschile del genere possa far comodo; mettiamoci a posto con la società, troviamoci un/una partner fittizio/a. E sono anche convinto che ci siano coppie “vere”, che si mantengano solo grazie a queste convenzioni.

Single di tutta Italia, diamoci una mano!

 
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Post N° 163

Post n°163 pubblicato il 05 Aprile 2006 da Sembrava_Impossibile

Trentacinque anni, oggi. Me ne sono accorto accendendo il cellulare; il numero insolito di sms me l’ha ricordato. E gli auguri delle ex per un attimo, ma questa volta solo per un attimo, mi hanno fatto voltare indietro con un velo di nostalgia verso le emozioni di un tempo.

Trentacinque anni, che non mi sento affatto addosso. Tante piccole grandi conquiste quotidiane raggiunte solo con le mie forze, di cui sono orgoglioso; fallimenti pesanti quando ho cercato di condividere qualcosa di forte; l’acquisizione della consapevolezza di me, delle mie capacità, e dei miei limiti; e ancora tanto, tantissimo da fare e da vivere. E’ una cifra tonda, forse il momento più propizio per voltare definitivamente pagina.

E poi, come ogni anno il cinque aprile, la solita telefonata: “Auguri, mammà! 35 anni… come passa il tempo! come vorrei che tornassi a quando eri piccolo e mangiavi e dormivi solamente…quanto eri bello!”. Ma oggi, più degli altri anni, è bastata questa telefonata a rendermi felice.

 
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Post N° 162

Post n°162 pubblicato il 29 Marzo 2006 da Sembrava_Impossibile

C’è un’aria pesante in giro, la respiro già da un po’. La sento ovunque: in famiglia, al lavoro, leggendo i giornali, guardando la TV. E non penso sia solo dovuto alla mia percezione della realtà, deviata da una deriva esistenziale che mi accompagna ormai da troppo tempo.

La gente ha paura, e si aggrappa con le unghie ai suoi pochi punti di riferimento: e se ne frega di tutto il resto. E leggo tanta, tantissima diffidenza verso il nuovo, lo sconosciuto, negli occhi delle persone, tese a giudicare e a racchiudere il mondo all’interno di categorie ben definite da beceri luoghi comuni; per paura, e non per altro ci si dimentica degli individui. Non mi sono mai sentito appartenente ad un gregge; è la cosa che mi offende di più essere considerato uguale agli altri.

E poi l’indifferenza; ci si difende anche così dalle cose brutte, tristi, antipatiche. Facendo finta che non esistano, evitandole, girandosi dall’altra parte per non avvertirne il fastidio. E non ho neanche più la forza di rispondere con il sorriso, come una volta, a tutto questo; però ancora riesco a scrivere quattro righe sul blog. Dietro un monitor, ovviamente… al riparo da brutte sorprese.

 
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