Impronte di sabbia

Leggendo un libro di fotografia...


Come il narratore proustiano alla morte della nonna, io potevo dire:«non solo mi stava a cuore soffrire, ma anche rispettare l’originalità della mia sofferenza» quell’originalità era infatti il riflesso di ciò che vi era in lei di assolutamente irriducibile, e per ciò stesso perduto totalmente e per sempre. Dicono che, attraverso il suo progressivo lavorio, il lutto cancelli lentamente il dolore; io non potevo, non posso, crederlo;per me il Tempo elimina l’emozione della perdita ( non piango) e basta. Per il resto, tutto è rimasto immobile. Infatti, ciò che ho perduto non è una Figura (la Madre), ma un essere; e non solo un essere, ma una qualità ( un’anima): non già l’indispensabile, bensì l’insostituibile. Io potevo vivere senza la Madre ( noi tutti lo facciamo prima o poi); ma la vita che mi restava sarebbe sicuramente stata sino alla fine inqualificabile ( senza qualità). Roland Barthes, La camera chiara pag. 76-77 Piccola Biblioteca Einaudi