impronte nell'anima

tocco di tacchi e spicchi di spillo


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  Aderiva come un foglio di pellicola trasparente al portoncino di casa, i palmi sudati, il cuore giocava a squash, gli occhi chiusi ad ascoltare il primo rumore.Lui l'aspettava come tutte le notti, quelle lunghe notti che sfumavano in lattiginose albe.Eccoli, vedeva i suoi passi, tic tic ...vertigine su quei tacchi rossi ...e poi il ritmo cambiava per un attimo, come una piccola stonatura, che sapeva  di stanchezza. Lo conosceva a memoria il suo passo, l'aveva impresso nel cuore le rare volte che l'aveva incrociata nella piccola latteria del quartiere e voleva ardentemente trovare un modo originale di parlarle, voleva fare la differenza, voleva colpirla così tanto da rimanere l'unico, far sparire quelle ombre con cui lei trascorreva le notti.Non ne aveva mai trovato il coraggio, le idee svanivano di fronte ai suoi pozzi neri, le aveva solo sorriso e lei aveva abbassato lo sguardo ma non così in fretta da nascondergli un profumo di innocente mistero.Era diventata un'ossessione e una tenerezza, doveva conoscerla, voleva accarezzarla, stringerla.E voleva buttare nel primo cassonetto quelle scarpe rosse, oscene, che gli bucavano l'anima, desiderava vederla correre a piedi nudi.Prima o poi ci sarebbe riuscito................                                                          ( Silvy )