Eppur si muove...

Carità (cristiana)


Oggi ho compiuto un gesto rivoluzionario. Ho dato da mangiare a un affamato, ho aiutato un bisognoso, ho scelto di aiutare chi mi ha chiesto aiuto. Ho invitato a pranzare alla "mia tavola" uno sconosciuto. Questi i fatti.Ed ecco gli antefatti. Erano quasi le due di pomeriggio e, appena concluso il mio turno di lavoro, mi accingevo a cercare un luogo dove consumare il pranzo. La città era quasi deserta. Mi immettevo nella via principale, quella con numerose vetrine di negozi di ogni tipo e, dopo pochi passi, venivo avvicinato da un ragazzo alto, di colore, dall'aria quasi sorridente. Mi chiese qualche moneta per poter spendere in cibo per il pranzo. Io, che di solito dico di no tirando dritto, non mi faccio impietosire e rispondo con un "no grazie" anche questa volta. Poi, pochi attimi dopo, rifletto sul mio gesto. Dopo tutto avrei pranzato da solo, avrei pagato con dei buoni pasto senza rimetterci dei soldi di tasca mia, e accettando la richiesta d'aiuto avrei compiuto un bel gesto. Aver dato da mangiare a chi aveva bisogno di nutrirsi. Mi volto. Lo vedo distante a me circa una decina di metri. Lo guardo meglio. Noto, guardandolo oramai di spalle, che indossa un piumino e che ha uno zainetto appresso. Lo chiamo - insomma - gli rivolgo attenzione, lui si rivolta, mi sorride. E io gli dico che se ha bisogno di mangiare poteva venire con me a mangiare, che il pranzo glielo offrivo io. In pochi attimi il mio gesto è stato apprezzato. Mi sorride e mi ringrazia.Andiamo a mangiare in un locale poco distante da dove ci siamo incontrati sulla via. Ordiniamo due piatti di penne all'arrabbiata, lui prende una lattina di bevanda alla cola, io mezzo litro di acqua naturale. Noto in lui un pò d'imbarazzo. Allora decido di rompere un pò il ghiaccio, facendogli delle domande. Lui si scioglie. Si chiama Kevin, è etiope, è un ragazzo giovane, tra i 20 e i 30 anni, è qui in Italia da circa un anno e qualche mese. Lo aiuta un suo connazionale per le docce e forse per ospitarlo in casa sua. Non chiedo oltre. Non chiedo se ha uno stabile lavoro, se è qui in regola, se ha bisogno di lavoro, se pensa di stare in Italia ancora per molto, se gli piace l'Italia. Parliamo d'altro. Parliamo della cucina del suo paese, dell'amore degli italiani per il mare - lui si domandava come mai gli italiani sono così innamorati del mare, e io a suggerire una mia interpretazione alla sua osservazione - di quante lingue conosce - conosce molto bene l'inglese, i dialetti della sua terra, poco francese - insomma, è molto più acculturato di me in fatto di lingue :P - e poco altro.Noto il piumino blu un poco sgualcito che indossa, con qualche piuma d'oca che è pronta a svolazzare via. Mi dice: tu sei un ragazzo bravo. E io incasso il complimento.Credo solo di aver fatto un pò di carità. Non col dare qualche moneta ma con un gesto tanto concreto quanto rivoluzionario: aver dato da mangiare a un affamato, come vangelo insegna. Lì per lì ho solo pensato di compiere il gesto buono di tutta la giornata. Di sicuro lui ha apprezzato, e di questo ne vado fiero. Lui ha notato la mia apertura nei suoi confronti, la mia attenzione. Potevo aver paura "dell'uomo nero", del diverso, del bisognoso. Il nostro mondo lontano anni luce dai bisogni primari, e il suo mondo distante dal nostro civile mondo fatto di tanto superfluo. E invece ho voluto avvicinarmi al suo mondo. Oggi, per un breve attimo. Tempo di un pasto.Perché...vedere un volto sorridente, un volto anche di uno sconosciuto, non ha prezzo. Sono stato altruista, come a volte sono tanto egoista. Mi hanno insegnato a vivere con concretezza, a dare il mio contributo per un mondo migliore con qualcosa di tangibile, senza troppe promesse e false illusioni. Ho detto e ripetuto al mio amico di tavola che do qualcosa perché posso dare, non posso dare ciò che non ho.Quando ero alle scuole medie, la mia professoressa di italiano si meravigliò perché in un tema in classe scrissi che tutti avrebbero dovuto fare maggiore beneficenza. Mi corresse. Mi disse: non sai che la beneficenza la devono fare maggiormente chi è più ricco? Solo i ricchi possono dare, possono fare la differenza. Riflettei. Evidentemente chi ha poco può fare poca beneficenza. Io che ho sempre pochi spiccioli in tasca, dare quei pochi spiccioli in beneficenza mi sembra un nulla rispetto a chi può veramente contribuire in modo più significativo con un obolo consistente e risolutivo.Io non avrò risolta la fame di quest'uomo in modo risolutivo, però gli ho alleviato la fame per questo giorno. Mi sembra di aver fatto un gesto nobile e giusto.A volte per fare una rivoluzione basta poco. Un pò di volontà, un'apertura mentale più ampia del solito, una innata curiosità a vedere come le cose possono cambiare se si agisce e si pensa diversamente...rompere gli schemi, crearne di nuovi, agire con consapevolezza senza timore e paure sciocche e immotivate, aprire il cuore alla speranza...di un domani diverso e migliore. Ho gettato un sassolino nello stagno. Non è stato un macigno, e non è stato nulla; è stato un sassolino. L'importante è averlo tirato, aver fatto la scelta di tirarlo. Quante volte scegliamo di tirare il sassolino? Quante volte vogliamo smuovere le acque con un nostro gesto? Ci riusciamo? Vogliamo riuscirci?Oggi è andata così. Intanto rifletto ancora sul mio gesto quotidiano. Un sorriso...per di più sul volto di una persona sconosciuta...non ha prezzo.by inagguato