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Silenzio, a qualsiasi costo

Post n°262 pubblicato il 18 Gennaio 2012 da inagguato
 

Una quindicina di giorni fa apro il giornale e leggo una notizia che mi ha destato più di una riflessione.  Devo avere ancora conservato il quotidiano in un angolo di casa ma mi rifiuto di cercarlo. E allora, ricordandomi il tema della notizia, l'ho trovato in rete.


Arcivescovo di Torino, aprire oratori nei centri commerciali.
Nosiglia, andiamo dove ci sono i giovani03 gennaio, 14:35

 

(ANSA) - TORINO, 3 GEN - ''Aprire oratori nei centri commerciali e nei luoghi di divertimento'': lo propone l'arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, come strumento di una Chiesa che ''deve farsi piu' missionaria'', nel senso che ''sa investirsi della realta' concreta'' e quindi ''va incontro ai giovani la' dove si trovano''. ''Quando incontro i giovani - ha detto l'arcivescovo - mi dicono spesso di sentire la Chiesa troppo distante. Mi ringraziano non tanto per quello che dico, ma per essere andato a incontrarli''.(ANSA).



Bhé, che dire? Chi sa cos'è un oratorio? Chi è mai stato in un oratorio, chi l'ha frequentato? Che ricordi ha?
Nella mia piccola cittadina c'è un oratorio dedicato alla gente di mare, in onore di Sant'Erasmo, che attualmente propone serate di musica classica di buona  qualità. In gioventù frequentai un oratorio in una frazione della mia cittadina. Era un luogo di ritrovo, di gioco e di svago, ma anche di riflessione perchè il prete che l'aveva in custodia tra un ora e l'altra passata allo svago ci riuniva tutti quanti per parlare di religione e di fede.  L'oratorio quindi come luogo per i giovani, ma anche per gli anziani. Soprattutto un luogo di ritrovo e di coesione sociale. Infatti quest'ultimo oratorio frequentato da me era visto dalla popolazione locale come una organizzazione un pò più laica e informale rispetto ai soliti riti formali praticati in parrocchia o durante la santa messa. Le persone ritrovavano una dimensione maggiormente famigliare, dove poter stare in compagnia, giocare a calcetto a cinque o a quattro nel misero campo da bocce, o raccontarsi l'ultimo gossip del paese. L'apoteosi del tutto era il giorno di Santo Stefano, giorno in cui, dopo alcuni mesi passati a prepararsi un degno cannovaccio, andava in scena, a cura del gruppo di giovani che frequentava il suddetto oratorio, una commedia, spesso in dialetto genovese. Era come una forma di omaggio alla popolazione, un momento di svago puro. Il teatrino all'interno dell'oratorio stracolmo di persone, circa un centinaio.
Queste esperienze mi hanno giovato molto nel mio processo di crescita umana e personale. Mi hanno aiutato a stare col mio prossimo, a fare gruppo, a pensare non solo per me stesso ma anche ad avere consapevolezza del prossimo. Esperienze formative.

Intanto penso. Ma ce lo vedete un oratorio all'interno o in un aria adiacente ad un centro commerciale? So che i centri commerciali sono frequentati da molti giovani. Questi giovani se sono lì è per divertirsi e svagarsi. Son sì luoghi di ritrovo e divertimento, ma come dimensione - non fisica bensì concettuale - li trovo assai distanti dall'essere assimilabili ad un oratorio di vecchia scuola. Un oratorio moderno non oso concepirlo. Forse più del luogo, crea attrazione le persone che lo frequentano, il carisma di una persona in particolare - che sia un capobranco di un gruppo giovanile o un parroco tenace e semplice - e quello, soprattutto, che riesce a trasmettere in senso di significato il luogo stesso, con contenuti adatti ai frequentatori - campetto di gioco, biliardino, piccolo altare a cui rivolgere qualche preghiera ect.
Come dicevo prima, intanto penso. Penso a quello che può diventare realtà. Basta poco a creare uno spazio tale. Però, il centro commerciale è luogo di scambio commerciale, di schiamazzi, di distrazione, di troppo svago fine a sé stesso. Troppo chiasso. O almeno, di chiasso che poi andrebbe dirottato in un altro luogo, chiamato oratorio, dove si farebbe altro chiasso. Concepisco l'oratorio come luogo educativo, diverso anni luce dall'aspetto ludico di un centro commerciale. Ecco perché trovo l'idea bella in sé perché luogo pieno di giovani, e quindi si andrebbe benissimo incontro ai giovani, ma inapplicabile nella sostanza. O credo con poco successo. Vi è il rischio poi di creare ghetti sociali. Chi gira con le sportine piene di oggetti acquistati pochi minuti prima nei tanti negozi, e chi si svaga nel luogo attiguo. Due mondi diversi, per vocazione.

Come uscirne fuori? Non boccio l'idea a priori, ci voglio ragionare, voglio capire di più la bontà della proposta. Perché proposta che non è venuta al primo passante che capita, con tutto il rispetto dovuto.
Vorrei istituire, invece, un luogo, all'interno di questi chiassosi centri votati al commercio, di una stanza, un area, completamente votata al silenzio. Completamente insonorizzata. Un luogo dove chi ha necessità può trovare silenzio e pace, un luogo dove poter riflettere sulle malefatte (anche) del consumismo. Un luogo dove potersi fermare davanti alla frenesia della vita. Questo luogo dovrebbe essere completamente schermato dalle onde radio delle trasmissioni cellulari e soprattutto...incredibilmente silenzioso. L'uomo ritroverebbe una dimensione più umana dove potersi confrontare con se stesso e con il vicino accanto. Se poi ci scappa la chiacchierata, come succede a chi va a Messa, col vicino di posto, bhé, almeno si sappia che è questa la manifestazione della socialità umana e della rivendicazione caratteriale di chi compie un simile gesto. Cerchiamo di capire chi siamo, cosa possiamo dare alla società, come ci relazioniamo. Troppo spesso ci facciamo prendere dal panico, dalla troppa fretta, di avere, di apparire, di sembrare, di piacere. Un luogo di riflessione, di assoluto silenzio, in questo mondo dove è "davvero" difficile trovare un luogo privo di rumore o di suoni. Un luogo che privilegi più l'aspetto meditativo, contemplativo, riflessivo rispetto a luoghi deputati alla socialità e alla condivisione. Se mai, nel silenzio, trovassimo risposte ai nostri dubbi o incertezze, che possimo essere persone di esempio. Manifestare al di fuori di questo luogo "silenzioso" la ricetta o le risposte che ci siamo dati per vivere questo mondo nel modo più soddisfacente possibile. Dire: io mi son dato queste risposte, ho trovato nelle mie riflessioni questa strada, vivo questi valori.
Perché noi valiamo. Con la socialità condividiamo esperienze, cresciamo insieme. Ma prima dobbiamo attuare in noi stessi la fase preparatoria. E' un pò la fase prepuberale, dove ci si domanda dei perché della vita, per poi affrontare la vita a modo nostro.
Chissà se ho gettato un sassolino nello stagno o un macigno. Intanto invito al dibattito. Invito a non tralasciare le notizie vecchie, ma a farle proprie, a capire del perché il mondo va in una determinata maniera e come poter fronteggiare i tanti bisogni che la società pare necessitare.

E intanto penso. E intanto saluto tutti. Buona riflessione. Si accettano proposte o suggerimenti. Siamo al mondo (anche) per poterci confrontare, per crescere assieme, per gioire o addolorarsi ritrovando unità e collegialità.
Alla prossima.

by inagguato

Foto tratta da http://it.wikipedia.org/wiki/File:Rimini_centro_commerciale.JPG
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/0/0c/Rimini_centro_commerciale.JPG

 

 
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