In Altre Parole

Con occhi nuovi


 Un foglio bianco, nessuna voce attorno. Penombra. Ad est un filo rosato illuminava l’orizzonte, un velo di celeste tenue invaghito del creato, a vista d’occhio, lo abbracciava.Presto il sole avrebbe perso la scena, e i lampi della giornata ed i colori, e le voci sarebbero cessati fino a condurre il tutto in quell’aurea di silenzio, di pace, che pervade il mondo al suo addormentarsi. Una nuova notte. Un giorno nasceva ancora sopra un foglio bianco, ed un foglio bianco via via si copriva di segni, di parole che prendevano forma: pensieri, a volte navi. Parole che partivano da un punto e si dipanavano con rotte a volte inesplicabili verso un dove che non era sempre un punto chiaro. No, a volte sembravano vele mosse dal vento quando il mare è una tavola piatta. Vele che s’intrecciavano non per il desiderio di arrivare no, vele che navigavano per il piacere di navigare.Così sono a volte le parole, escono alcune che non hanno un punto dove andare, altre che fendono l’onda quasi senza una meta e poi, poi d’incanto, a volte, una folata di vento le investe e gonfia la vela che, sicura, affronta di slancio l’onda e corre, corre verso un dove ancora solo apparente, ma un dove. Ed allora la meta la disegna il vento e spinge la barca e il marinaio curioso segue l’istinto del mare. Lascia il porto, guarda per l’ultima volta il faro e corre, si lascia correre, naviga e si fa navigare. Guardò per l’ultima volta il faro. Sulla scoglio non vide l’ombra di lei che lo salutava. Lei, si, che nemmeno osava più nominare. Lei che s’era persa in altre rotte, in altri venti, lei che era stata il suo maestrale adesso soffiava, zefiro, sulla pelle di un‘altra isola, molto più lontana d’un infinito. Lei, lei che aveva ansimato mille volte ed urlato e pianto e gioito, lei che aveva portato in dote la chiave di passione e accesa l’anima, lei con la bocca solcava adesso altri mari e beveva d’altre piogge ed altri soli la baciavano e lui che la sentiva perduta, che la sapeva perduta, lui adesso chiedeva ad un nuovo vento di portarlo lontano. Aveva per questo una nuova nave, ed un nuovo nome stampato sulla chiglia: Passato Per Caso. Perché tutti passano, un po’ alla volta, e alle volte si fermiamo, ma solo se gli occhi sono puri e riescono a vedere oltre, oltre la prima fila di piante, oltre gli scogli che a volte vogliono bloccare lo sguardo, oltre la retta d’orizzonte che le genti di terra chiamano infinito. Ma l’uomo di mare no, sa che oltre il limite lontano, più lontana ancora, sorge dall’acqua un’altra terra. Così apparirà agli occhi che vengono dal mare il nuovo mondo, dapprima un volo d’uccelli poi una striscia lontana, indistinta che sembrerà un miraggio, poi, a poco a poco, si staglieranno nette le forme, e gli alberi e terre, le montagne saranno ad accoglierlo, inesplorate.Partì che l’alba sembrava un velo ma i raggi del primo sole, presto, gli si imposero in viso rischiarandone l’occhio che da bruno ritornò così dorato. Erano quelli i primi occhi di un nuovo viaggio.