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Venti anni di paradiso nella città dei rifiuti.


InAmbienTe. Si era nel lontano 1994, quando in Campania si cominciò a sentire puzza di ecomafia. Oggi siamo nel 2007 e la puzza è raddoppiata, da una parte la camorra e dall’altra il rifiuto.Fino al 1998, i rifiuti erano sversati in discarica senza nessun accorgimento preliminare, in pratica il rifiuto veniva prodotto dalla comunità e veniva sversato tal-quale nella discarica. Solo dopo l’approvazione del Decreto Ronchi (n° 22/1997) si impose il divieto di conferire il rifiuto tal-quale direttamente in discarica. Ad essere precisi, il D.L. 22/97 creò una vera rivoluzione nella gestione dei rifiuti in Italia, introducendo per la prima volta il concetto di Raccolta Differenziata e imponendo la riduzione della produzione alla fonte. Basti considerare che circa il 70% dei rifiuti è composto da imballaggi. Qualche anno dopo, con la legge che regolamenta l’uso delle discariche (36/03) si fece un passo indietro, fu re-introdotta la pratica dello smaltimenti tal-quale dei rifiuti (anche se la regione Campania non si adeguò) ponendo dei limiti sulla frazione organica a: 173 kg (di organico) per abitante ad anno fino al 2008, per arrivare a 81 kg per abitante anno nel 2018.
Prima di iniziare a fare due conti è bene fissare l’attenzione su alcuni parametri importanti.Il limite imposto dalla normativa in tema di Raccolta Differenziata era a scalare, ed entro il 2003 era previsto un tetto minimo del 35%. Oggi, in Campania si stima (non so con quale criterio) il 12% di differenziata, ben al di sotto del limite normativo. Un abitante della Campania, in media produce 1,3 kg di rifiuto al giorno. Il 35% in volume di rifiuto è composto da organico. La legge permette di sversare il rifiuto tal-quale se ha apporto in materia di organico per abitante all’anno inferiore a 173 kg. Gli abitanti della provincia di Napoli sono circa 3000000. Gli abitanti del nostro comprensorio arrivano a circa 200000. La densità media di un rifiuto in un autocompattatore è di 0.3 tonnellate a metro cubo. In un impianto di trattamento si produce circa il 30% di organico che stabilizzandosi perde il 20%in volume. Circa il 20% sono sovvalli. Dalle ecoballe si ha il 15% di ceneri. Il volume medio di una Discarica come quella di Villaricca dovrebbe essere intorno ai 2000000 di mc (parametro stimato). Veniamo ai nostri conti. Supponiamo di trovarci nella situazione attuale, dove dagli impianti esce rifiuto trito-vagliato che non subisce riduzione in volume:Produzione giornaliera di rifiuto della provincia di Napoli: 1.3 * 3000000 = 3900000 kg / giorno (3900 t/d). Volume di rifiuto al giorno: 3900 / 0.3 = 13000 mc / d di rifiuti che ogni giorno vanno in discarica. Giorni utili per il riempimento della discarica: 2000000 / 13000 = 153 (poco più di cinque mesi). Quindi ci rendiamo conto che, nel caso in cui tutta la provincia di Napoli sversi in un unico bacino di 2mln di mc un rifiuto senza che preventivamente ci sia stata una riduzione di massa, il sito si satura in un tempo di circa 5 mesi. Da considerare che nella gestione di una discarica controllata, per rientrare dei costi, si dovrebbe avere un tempo di attività almeno di 5 anni.E se a sversare in quel bacino fosse solo il nostro comprensorio, cosa accadrebbe?Produzione giornaliera di rifiuto nel nostro comprensorio: 1.3 * 200000 = 260000 kg / giorno (260 t/d). Volume di rifiuto al giorno: 260 / 0.3 = 866 mc / d di rifiuti che ogni giorno vanno in discarica. Giorni utili per il riempimento della discarica: 2000000 / 866 = 2309 (circa sei anni e mezzo). Direi che, alla luce dei due conti appena fatti, non sarebbe poi tanto male. Si smaltirebbero i nostri rifiuti, in quantità assai minori, con tempi per la gestione assi più lunghi e possibilità quindi di maggiore attenzione nelle modalità di abbancamento e di conferimento.Ma spingiamoci ancora oltre. Se nei lunghi anni di commissariamento si fosse arrivati alla piena realizzazione del ciclo integrato dei rifiuti, oggi ci sarebbero sette impianti di trattamento perfettamente funzionanti, tre impianti di termovalorizzazione e alcune discariche per il conferimento di FOS, sovvalli e ceneri. Inoltre, in Campania la Raccolta Differenziata si troverebbe al 35%. Cerchiamo di tirare fuori qualche cifra:Produzione giornaliera di rifiuto nel nostro comprensorio: 1.3 * 200000 = 260000 kg / giorno (260 t/d). Volume di rifiuto al giorno: 260 / 0.3 = 866 mc / d di rifiuti. Il 35% viene differenziato alla fonte: 866 * 0.35 = 303 mc di rifiuto differenziato, che esce dal ciclo. Restano 563 mc. Circa il 30% va nella frazione organica da stabilizzare: 563 * 0.30 = 167 mc, nella fase di stabilizzazione si perde circa il 20% in volume: 167 * 0.8 = 135 mc di FOS da conferire in discarica. Circa 20% sono i sovvalli: 563 * 0.2 = 113mc da conferire in discarica. Il 50% va a comporre le ecoballe: 563 * 0.5 = 282 mc. Dall’impianto di termovalorizzazione si produce il 15% di ceneri: 282 * 0.15 = 43 mc da conferire in discarica. Sommando la quantità di rifiuto da conferire in discarica (i numeri in grassetto) si ha: 135 + 113 + 43 = 291 mc. Giorni utili per il riempimento della discarica: 2000000 / 291 = 6872 (circa venti anni). Decisamente una situazione niente male. Ricapitolando, se tutta la provincia di Napoli conferisce rifiuto tal-quale in un unico catino dalle dimensioni medie di 2mln di mc, nel giro di 5 mesi ci si ritrova nella situazione di partenza: trovare una discarica in cui conferire la produzione giornaliera di rifiuto.Se a conferire il rifiuto tal-quale fosse solo un’area, quindi se si prevedono più catini per l’intera provincia, la discarica si riempirebbe nel giro di cinque anni, con un vantaggio in termini di gestione, e quindi di qualità della vita dei centri abitati limitrofi, decisamente elevato.Nell’ipotesi, oggi quasi fantascientifica, in cui il ciclo integrato dei rifiuti fosse attivo, a partire dalla raccolta differenziata fino alla termovalorizzazione delle ecoballe, si avrebbe uno scenario da paradiso terrestre, con la durata della discarica intorno ai 20 anni, all’interno della quale sarebbero conferiti la Frazione Organica Stabilizzata, quindi niente puzza e pochissimo percolato, i sovvalli degli impianti di trattamento (praticamente degli inerti) e le ceneri degli impianti di termovalorizzazione (inerti anch’esse).Io opterei per il terzo scenario. E voi?