Creato da k.way il 13/11/2009

VAGHEIDEE

quell'andatura incerta che chiamano esperienza

 

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La Perfetta

Post n°152 pubblicato il 24 Luglio 2011 da k.way
 

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"Possiamo amare solo chi incontriamo, e dunque sono i nostri piedi che scelgono chi ameremo".

Chi ha davvero bisogno di pace non conta i chilometri.

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Ci credi se ti dico che Zingirian ha visto una donna, l'ha vista ripetutamente, camminare per migliaia di chilometri sul bordo delle strade? Camminare con solo una sacca di plastica in mano.

Tu credi, Jibril, che possa esistere una donna così?

Sto imparando che non serve sempre saper vedere una ragione, che si può essere nudi e scalzi di qualsiasi ragione e non per questo essere meno veri di un fuoco acceso nella notte.

So che le cose accadono perché se ne possa cogliere il senso. Coglierlo come si coglie un sasso nell'infinità di sassi del deserto per la sua irresistibile singolarità. Io questo vorrei: sentire il senso delle cose che ho visto. Allora dire che le ho vissute. E le ho anche toccate. Averle toccate come i bambini che giocano a quel gioco che in salita dell'Incarnazione si chiamava "la muffa": toccare perché si fermino e restino.

"Non tutto ciò che esiste è reale," ha lasciato scritto père Foucauld a proposito del misterioso viaggiatore del deserto. È vero. Credo di poter dire che ho toccato con mano questa verità tenendo fra le mie mani il viso della Perfetta. Però credo anche che esista solo ciò che resta. Fosse anche solo l'odore nelle mie mani, il ricordo del tatto nei miei polpastrelli. E vorrei vivere pieno di tutto ciò che ho toccato.

Père Foucauld scrive al suo amico: "Da quando vivo qui", e intendeva l'Hoggar, "ho imparato a non aver fiducia nei miei occhi. Non sono loro che mi sveleranno la natura delle cose nel cuore dell'Universo. Nel deserto molte cose evidenti alla vista sono solo effetti ottici. So che l'essenza di ciò che cerco potrò trovarla in minimi segni. Vado esplorando il deserto in cerca di tracce e per distinguerle non mi servono gli occhi. Non è sperando di vederlo che la cammella si mette alla ricerca del suo piccolo".

Quando il disegno di un bosco è troppo antico perché tu possa capirlo senza sforzo, quando non riesci a intuire il suo ordine, allora il bosco si chiama selva. È quando ti perdi. Ti perdi perché non sei in un luogo che puoi capire.

Ho trovato la Perfetta perché ho sentito l'odore. L'odore.

Erano due occhi aperti su qualcosa tra i rami del noce. Due sopracciglia, curve come gli archi di una bifora. Capelli chiari sparsi tra l'erba, molto lunghi. Due mani bianchissime e unghie quasi trasparenti che tenevano stretto un pezzo di stoffa.

Era viva. Era la bellezza.

Non capivo perché non si fosse dissanguata, perché non scottasse d'infezione. E il suo viso era straordinariamente bello e i suoi occhi incomprensibilmente vivi. E lucenti. Si è portata la mano sugli occhi, la mano con ancora il pezzo di stoffa stretto fra le dita. Ha socchiuso le labbra e ha parlato:  "Ne phrogaj menja". Come: non mi toccare.

Ma io l'ho toccata. Lei ha lasciato che lo facessi. Le ho preso il viso tra le mani.

Pensavo di mettermela in una tasca e di portarla in salvo.

Pensavo di fare come se fosse una rondine. Era tutto quello che sapevo fare. Non si poteva. Era la Perfetta.

Me la sono caricata sulle spalle. Non credevo di sapere come si fa: ho imparato in quel momento.

Ecco, ho pensato come ultima cosa, si è avverata la profezìa.

 ... sentivo fluire un tepore interiore che mi sembrava la vita. La vita tutta, non la vita della Perfetta. Come se in quel momento io e lei fossimo un riassunto. Un compendio perfetto e totale. Come quando, sognando, sentiamo di percepire il tutto. E di quel tutto conoscere ogni cosa. Come quando in un sogno la nostra anima diventa più grande di noi.

Stringeva ancora il pezzo di seta, poi l'ha lasciato andare e io l'ho raccolto.

Adesso è nel mio ufficio, è un reperto. È tutto quello che sono venuto a sapere di lei. Quel pezzo di stoffa macchiata e l'odore di fiele e nocciole. Ma la stoffa è lì nel cassetto, l'odore non è da nessuna parte se non nel mio ricordo. E quell'odore pungente ma non sgradevole che mi è rimasto nelle mani e nei vestiti per giorni e giorni, posso anche non averlo sentito davvero, ma solo immaginato, o ricordato; c'è un piccolo cassetto nel lobo destro del mio cervello, pieno di tutti gli odori importanti della mia vita. Gli odori rimangono per sempre e basta un pensiero per convocarli al tuo naso.

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Non c'è mai un luogo preciso dove andare, solo una direzione da prendere.

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 [liberamente tratto da "Il viaggiatore notturno" - M. Maggiani]

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