Creato da k.way il 13/11/2009

VAGHEIDEE

quell'andatura incerta che chiamano esperienza

 

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Il centro dell'Universo

Post n°158 pubblicato il 04 Agosto 2011 da k.way
 

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Sono seduto su un cumulo di sassi. I sassi sono identici a qualche altro miliardo di sassi disseminati per questo deserto di pietra, ma sono impilati con la massima cura: sono seduto sopra un monumento funerario. La tomba di un uomo.

So che père Foucauld ha scelto questo posto per costruire una capanna e viverci e morirci, perché questo luogo pareva essere dal suo punto di vista il centro dell'Universo.

Il suo era il punto di vista della semplicità. L'Universo essenziale. Da quello che vedo può aver avuto ragione.

Questo è davvero il buco del culo del mondo, questo è davvero il centro dell'Universo. Tutto quello che sto guardando, fin dove si spinge la mia imperfetta vista, e dunque ancora più oltre, è fatto di un'unica materia.

Pietra primordiale, cristalli del siluriano, basalto delle origini. Qui, ancora troppo giovane per potersi trattenere, la Terra ha prolassato il suo cuore. O il suo intestino, a seconda dello sguardo con cui vedete la cosa.

Attualmente, il centro dell'Universo è un rigurgito della Terra rappreso in purissimo cristallo. L'Hoggar. Semplicità.

Il primo albero è a un giorno di jeep da qui, il secondo e il terzo che io sappia non ci sono neppure, non almeno fino alla prima città, a due giorni di strada.

Sono andato a vedere l'albero pochi giorni dopo essere arrivato in questo posto, è la principale attrazione turistica del centro dell'Universo.

Mi ci ha portato un pessimo soggetto, un contrabbandiere tagil. Un berbero del deserto interiore.

Mi ha detto che quello che vedevo - e vedevo levarsi il sole in quell'infinità di montagne e valli e crepe e distese e ancora valli e ancora gole e colli su cui lo vedo adesso calare -, sì, tutto ciò non era affatto la più grande bellezza dell'Hoggar. Se lo volevo, mi avrebbe portato lui a vedere la bellezza più rara.

C'era una roccia, uno sperone altissimo che saliva dritto e acuminato dallo sfasciume disseminato lì intorno. Era spaccato in due da una fenditura che lo trapassava per tutta la sua altezza. Nell'ombra nera della fenditura era sospeso un sottile fascio di luce che dava forma a un qualcosa di grigio e d'argento. E quando ho varcato la soglia di quella specie di tabernacolo d'ombra, ho alzato una mano verso l'argento e ho toccato una fogliolina di ulivo.

Cosa si prova a toccare un ulivo nel mezzo di un deserto a duemila chilometri dal mare più vicino? Un ulivo che non dovrebbe essere lì, ma che invece c'è, e c'è da qualche millennio probabilmente.

Allora, cosa si prova? Io ho provato sgomento. Perché, ho pensato, non è bene che una cosa che vive duri troppo a lungo, che duri oltre il tempo e l'epoca che spetta a ciascuna cosa. Ora quest'ulivo vive nel dolore, ho pensato, in un tempo che non è il suo. Ha le sue radici nella solitudine.

E ho provato paura. E ho pensato ancora: non è bene che questo albero sia qui, non è affatto bene che disorienti il deserto e la sua perfetta semplicità con il disordine della sua presenza. Non sono per niente contento di averlo visto.

Sbagliavo, ma non potevo saperlo.

Père Foucauld pensava che il centro dell'Universo nella sua assoluta semplicità fosse ricco di cose utili. E riteneva che bellezza e utilità fossero un tutt'uno; un tutt'uno che aveva a che fare con Dio. Il giorno della gita alla meraviglia, ero un perfetto straniero nel mezzo di una landa desolata e sconosciuta. Ora ho imparato qualcosa.

[liberamente tratto da "Il viaggiatore notturno"]

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Fuori luogo e fuori tempo
sono talvolta gli uomini, certi uomini,
che contro le potenti logiche della natura
e la natura fragile dei sentimenti,
sopravvivono al vento arido del deserto,
- li trovi avvolti nell'ombra della loro amata timidezza -
le radici nella solitudine
in attesa della viandante
che  imparerà  la loro utile bellezza.

Dal punto di vista della Semplicità
il centro dell'Universo
è quel piccolo sole
che ti brucia l'anima.

Che sorge solo per Te!

Va cercato nel microcosmo di un cuore.
Ha dimensione di una lacrima
il calore di una carezza.
Ed impari ad essere felice.
 

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