Omaggio

Post N° 18


PAROLE CHIAVE: notte – limone – barcaiolo – proverbi – apocalisse.Aveva deciso: il  giorno seguente sarebbe stato il suo ultimo giorno di lavoro. La notte prima, una notte afosa, non riuscendo ad addormentarsi aveva ripensato agli anni trascorsi in quella città a fare quel mestiere.  Remo, il barcaiolo, era partito da una piccola cittadina del Canton Ticino per raggiungere la città di Basilea, dove viveva un suo lontano cugino  dal quale avrebbe ereditato il posto come traghettatore a bordo di quella strana imbarcazione.Il barcone di per sé era simile a tanti altri, sebbene allestito come una piccola casa galleggiante  con tanto di vasetti di fiori ornamentali alloggiati sulle balaustre alle spalle delle sedute sulle quali prendevano posto una decina di persone circa quando era a pieno carico, in altre occasioni trasportava anche solo un passeggero alla volta.La caratteristica che lo diversificava da altri natanti, era che non venivano usati remi ma semplicemente una lunga corda agganciata ad un filo di acciaio che attraversava il fiume Reno in tutta la sua larghezza.E lui cosa avrebbe dovuto fare ?Semplicemente governare il timone perché la barca scorresse agevolmente da una sponda all’altra trascinata dalla corrente, doveva tranquillizzare i passeggeri piu’ ansiosi ed intrattenere i piu’  curiosi e loquaci.I primi anni furono difficili, conosceva solo grossolanamente la lingua parlata in quel cantone.Poi grazie anche all’incontro con Winter “der professor”, il professore  la sua vita divenne decisamente piu’ agevole. Quell’uomo uno dei primi e piu’ assidui clienti, aveva un entusiasmo per il linguaggio dal quale non potevi che sentirti contagiato cosi’ lascio’ che gli insegnasse, a volte pedantemente, quante piu’ parole possibili e la molteplicità di significati che esse possedevano. Lo fece aiutandosi con un libro di proverbi, una lettura elementare adatta ad un uomo quasi completamente privo di cultura come il barcaiolo..Remo ne aveva bisogno: come avrebbe potuto sostenere conversazioni anche formali con chiunque ?Fu verso la fine di marzo che, dopo circa due anni dal loro primo incontro, il professore non si presento’  come ogni mattina alle nove, si diceva in giro che forse era partito dopo aver partecipato e vinto un concorso come lettore in un ateneo universitario  del nord dell’Italia. La seconda persona verso la quale provo’ quella che il professore aveva definito empatia, fu una donna, Frühling “das Mädchen der blumen”, la ragazza dei fiori.Ella gli insegno’ il linguaggio di quel fenomeno che erano i fiori o meglio lo istrui’, nel caso ne avesse avuto bisogno, su quali erano i fiori piu’ adatti alle occasioni, felici o dolorose che fossero. Gli spiego’ che gli innamorati potevano parlarsi con i fiori. Le rose, per esempio, a seconda del loro colore, esprimevano passione, gelosia e quant’altro; le brillavano gli occhi quando parlava della magia che esprimevano, dell’entusiasmo che aveva per il mestiere di fioraia. Non ne avrebbe potuto fare uno diverso. Stessa enfasi, accompagnata da un visibile rossore alle gote, metteva quando parlava del suo innamorato; fu proprio lui, che all’inizio dell’estate, la porto’ via da quella cittä per condurla in un paesino dell’Engadina dove si ritrovo’ a fare composizioni  con fiori secchi …. Non era la stessa cosa.Poi fu la volta del monaco Herbst “die zitrone”, il limone. Lo avevano cosi’ soprannominato per l’incarnato del colore del prezioso agrume.Probabilmente soffriva di una malattia ormai cronica derivante dal mal funzionamento del fegato.Remo non era credente, cosa avrebbe potuto scambiare con un ecclesiastico? Su cosa si potevano intendere? Nulla…. Se non la diversità di pensiero, e fu proprio questa che rafforzo’ il loro legame. Herbst argomentava qualsiasi fenomeno usando una fraseologia che Remo trovava contorta, ridondante, troppo ricca di metafore. Ma quello che a volte faceva infuriare il barcaiolo era la sorpendente pacatezza con cui quell’uomo affrontava anche i peggiori aspetti dell’esistenza, confidandogli che non era la sua veste ad imporgli il linguaggio dello spirito, l’amore per le cose e per le persone, bensi’ la sua natura. Era sempre stato cosi’ fin da piccolo. Ogni giorno prima di accomiatarsi gli ripeteva “ chi ha sempre amato amerà sempre”. Ma anche quella conoscenza era destinata a perdersi. Al contrario dei due precedenti questo fu un abbandono annunciato.Un mattino quando già le foglie iniziavano ad ingiallire e cadere, Herbst ando’ sulla riva del fiume e consegno’ a Remo un libro in segno di commiato e per farsi ricordare. Era la copia di un manoscritto del Libro dell’Apocalisse.Ne leggeva qualche brano ogni giorno, non tanto per l’interesse dei contenuti, non erano per lui di facile comprensione, lo faceva per sentir meno la nostalgia del monaco o meglio per sentir meno la mancanza del suo linguaggio ascetico.L’ultima conoscenza significativa fu quella con Sommer “der jougleur”, il giocoliere. Questi era un uomo particolare, un giocoliere/illusionista di nome e di fatto. Giocava con le parole, incantava  Remo con racconti che iniziavano in modo assai serio e si concludevano provocando le risa di entrambe. Il suo linguaggio era ironico e sagace. Remo era felice quando aveva l’occasione di trasportarlo: sapeva che anche avessero parlato di fatti dolorosi Sommer li avrebbe trasformati, parafrasando ed usando termini non sempre pertinenti, in fantastiche ed esilaranti avventure: gli argomenti piu’ seri assumevano la connotazione di aneddoti divertenti. La sua vivacità era accompagnata da una benevola irrequietezza. Confesso’ al barcaiolo che per lui la cosa peggiore, l’unica che lo faceva sentire triste e al tempo stesso smanioso era la stasi; non si sarebbe mai lasciato sopraffare dalla malinconia, questa doveva essere sempre rimossa, con ogni mezzo, nell’arco delle 24 ore.Non dovette faticare molto per convincere Remo a seguirlo.Dove, a fare cosa e perché.DOVE era ovunque.A FARE COSA era qualsiasi cosa.PERCHE’ era perché la fantasia offre mille risposte ed opportunità.Sommer gli aveva fatto capire che la salvezza e la chiave della felicità stanno nell’affrontare la vita, il suo senso ma soprattutto la transitorietà con una vena di passionale e beffardo ottimismo.Quella notte Remo si senti’ completo, soddisfatto: aveva conosciuto in Winter, il gioco delle parole, in Frühling, la magia dei sentimenti, in Herbst la profondità dello spirito, ed infine in Sommer l’assoluto principio della relatività dei fenomeni e con tutti loro aveva attraversato l’incantevole mondo delle stagioni della vita.E con Sommer se ne sarebbe andato: tanto qualsiasi cosa fosse successa prima o poi ne avrebbe quanto meno sorriso.