...incubi e risvegli

Post N° 32


 Quello che spesso ti chiedo è "perchè?". Ma tu non rispondi. Ed io non ho voglia nè di insistere, nè di arrabbiarmi. Non mi serve. Silenzio, questa casa ha troppi orologi, se facessero tic- tac tutti insieme, sarebbe insopportabile. Invece, per fortuna, uno è al tic e l'altro è già al tac. E tra il tic e tac dell'uno e dell'altro ci sono tutti i tic e tac degli altri sfalsati di decimi di secondo tra loro, quasi una musica...ma...questa casa ha troppi orologi. In ogni stanza il tempo scorre sotto i miei occhi inequivocabilmente. Ed in questi silenzi, il loro rumore sovrasta anche le voci dei vicini iracondi e degli studenti chiassosi del piano di sopra. Ed io sono sola. In questa casa dove non tornerà nessuno stanotte. Sola come spesso accade. Triste? No. Non posso dire di essere triste, forse sono malinconica, tendente all'introspezione. Non ho mai avuto paura di capire, anzi lo desidero, come una cosa necessaria alla mia vita, come un appagamento dei sensi più vividi del mio cervello che non si mostra, non invade, non chiede scena, ma vive, febbrilmente ogni attimo, coglie ogni particolare e conserva il ricordo di tutto. E non ho mai avuto paura di scendere nel fondo più fondo di me per capire anche lì. Nei miei difetti, tra le mie paure, nelle mie poche (nessuna forse) certezze, tra i mille dubbi, incalzati dai dubbi dei dubbi, pronta sempre a ripartire da dove sono arrivata per una nuova scoperta, mai sazia di comprendere e contenta di poter poi "comprendere" per aver compreso! Osservare tutto, osservare li altri. Osservare il mondo e...capire, spesso anche cose che non fanno piacere, che tolgono l'ingenuità alla mia anima, ne rendono cosciente la mia mente e addolorano il cuore...come con te...a cui sono legate le poche certezze che ho, certa come sono delle tue bugie, a me e agli altri, bagnate nel sangue del mio amore distrutto secoli fa, da cui non è nato più nulla...intrise della sabbia del deserto che hai fatto di lui, inutili, perchè palesi ai miei occhi, inutili anche a te che ti spacci per l'eroe che non sei, o non puoi reggere sempre come maschera: la bella persona tenera, professionista attento ai suoi pazienti, specie se giovani e carine e soprattutto consenzienti...affascinate dall'altro te che attentamente tieni in piedi, che amorevolmente custodisci, e poi riponi appena ne dismetti gli abiti tornando in famiglia , o quando, saldamente impiantato nelle loro vite, cominci e chiedere, chiedere chiedere: attenzioni, coccole, comprensione...compassione...si è così che finisce, nella compassione, tranne quando chi è sedotta è anche più "malata" emotivamente del normale...e magari crede veramente che tu sia un eroe.Eppure sai bene quanto mi sia necessario capire...perchè ancora cerchi di depistarmi quando sai che non ce n'è verso? Io…che ti vedo nella tua interezza e non ho più alcun interesse nei giochi, io, proprio io, dovrei credere a quello che dici?Ma con che coraggio ancora mi dici TI AMO? Lo dici a me, come lo dici a Donatella, Maria luisa, Paola, e tutte le altre. Ma chi sei? Dovresti, una volta per tutte, prendere il coraggio a quattro mani, (a te forse ce ne vogliono otto!) e guardarti dentro, guardare a te come guardi gli altri. Quelli che fanno quel che fai tu sono ignobili a tuo dire, tu non ti senti nemmeno in colpa. Pensa a tua figlia, tra le braccia di uno 20 anni più grande di lei…brivido! Un uomo maturo con una ragazza…ridicolo, “ma che le racconta quello, le barzellette?”. Perché per te non è così? Perché ti senti affrancato dal ridicolo e dalla vergogna? Il tuo è egoismo puro. Caparbia ricerca del proprio piacere e del proprio tornaconto. Sono stanca ora…non mi va più di pensare a te, vado a letto. E magari mentre scrivo, tu sei al telefono con una, scrivi una mail ad un’altra o chissà che altro…buonanotte con chiunque tu sia.