FILETTO INDY (ai semi di canapa)

Post n°9 pubblicato il 16 Ottobre 2005 da indy.stroppa
Foto di indy.stroppa

A scanso di equivoci, ho deciso di pubblicare sul web l' unica vera originale ricetta del Filetto INDY

il filetto di cavallo ai semi di canapa che veniva servito all' Antica Osteria Morganti di Someo allorquando il direttore artistico e culinario ero io.

Si' perchè nel frattempo sono apparse sul web, delle libere interpretazioni alquanto improbabili della mia creazione. (sic !? vedi: www.freecannabis.ch )

FILETTO INDY

Fate dorare un po' di scalogno nella padella, in un paio di cucchiai di olio, smorzatele poi con un goccio di bianco.

Deponete il tutto in un tegame e nella padella con una noce di burro ed un cucchiaio d' olio dorati, buttate un cucchiaino di semi di canapa ed il / i filetti opportunamente sfregati con uno spicchio d' aglio.

Scottate brevemente sui due lati, spruzzate con Cognac, aggiungete pepe, sale ed un pizzico di peperoncino in polvere.

Versate le cipolle lessate nella padella, aggiungete un poco di panna liquida e portate il tutto per un attimo a bollore, servite e buon appetito.

Come contorno:

Tagliatelle al burro e caprino servite nello stesso piattoRoesti: patate "alla svizzera" cerca sun Google la ricetta

Vino indicato:

Gewurz Traminer (bianco)

Gutturnio (rosso)

>-)

 
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GIUSEPPE PREZZOLINI: PROFETA IN PATRIA

Post n°8 pubblicato il 26 Settembre 2005 da indy.stroppa
Foto di indy.stroppa

Provo nello scrivere di Prezzolini la stessa difficolta'  che provavo nel parlargli, benche'  l'uomo fosse di grandissima affabilita' e mettesse sempre l'interlocutore perfettamente a propio agio.
Ma '  pur difficile parlare con un monumento vivente e Prezzolini lo era da ogni puntodi vista, fatta salva la sua umanita', ben reale quella e tutt'altro che marmorea.
Il piccolo salotto un po' triste ove lo si incontrava nella sua casa di Lugano, la calma atmosfera borghese accentuata dallo statico panorama lacustre che traspariva dalla finestra non potevano in effetti far dimenticare che Prezzolini non era, come poteva sembrare in quel momento, un gentile anziano signore a riposo in terra elvetica, ma uno degli spiriti pì' dinamici della moderna cultura italiana, un testimone straordinario e un protagonista intelletuale di quasi un secolo di Storia italiana.
Di fronte a lui qualunque interlocutore appariva un po' inadeguato: difficile colloquiare normalmente, a meno di essere afflitti da intollerabile presunzione, con chi era stato contemporaneo, amico e confidente di grandi personalità politiche o letterarie conosciute oggi ormai solo sui libri di testo.
Pur essendo rimasto sino all'ultimo un lucidissimo e attento conoscitore della realta'  quotidiana, riandava spesso più volentieri al passato: si avvertivano allora, nella penombra del suo salottino, le ombre di Papini di Slataper, Soffici o Mussolini, presenze quasi concrete, come se fossero uscite dalla stanza pochi minuti prima.
Ed anche un poderoso bagaglio di esperienza, che certo io non possedevo, sarebbe apparso esile ed impari al confronto: si ascoltava quindi Prezzolini, piu'  che parlargli, o almeno cosi'  accadeva a me.
Altrettanto difficile, a dieci anni dalla sua scomparsa, mi riesce lo scrivere di lui. Non che manchino gli argomenti, anzi abbondano, visto che si aprono persino musei dedicati alla sua opera, e per ricordarlo si scomoda personalmente anche un politico come Giovanni Spadolini: ironia della sorte che un grande e coerente estimatore di Machiavelli come fu Prezzolini venga da qualche tempo così generosamente commemorato proprio dalla sua antitesi storica: un Guicciardini redivivo, quale mi pare essere il cardinale dell'attuale regime Giovanni Spadolini.
Tutto cio'  comunque non stupirebbe per nulla Prezzolini, che della natura umana fu straordinario conoscitore e ancor piu'  lo fu del suo paese e dell'italica progenie.
E peraltro, quando ormai si avvicinava il suo centenario, Prezzolini ebbe occasione di vivere la sua ultima avventura, ovvero la vasta operazione di recupero che una certa categoria politico culturale italiana tentava di fare della sua figura, dopo anni di ostracismo. Grazie alla veneranda eta' raggiunta Prezzolini aveva fatto anche la cortesia a taluni tardivi „talent scout" di poterlo riscoprire, ora che i decenni avevano limitato e facevano dimenticare il suo passato non conformista e sopratutto la sua costante coerenza: difetto questo davvero intollerabile nei salotti buoni, come gia'  insegnava, ce lo ricorda benissimo propio Prezzolini, il buon Baldassarre Castiglioni, nell'insuperato „Cortegiano".
Il recupero per la verita' non e'  stato generale. Ricordo si aver letto casulamente, non molto tempo fa, una dichiarazione di Mario Soldati, che con Prezzolini ha in comune solo la longevita', piena di rancore e ostilita' ma soprattutto di ostentato disprezzo nei suoi confronti.
E dire che propio Prezzolini, negli anni Quaranta, gli aveva pagato il biglietto di ritorno dagli Stati Uniti ! L'odio sin oltre la morte di Soldati e'  tuttavia perfettamente comprensibile. Prezzolini aveva sintetizzato quasi un secolo con le sue idee, con le sue stupefacenti intuizioni, personificando il travaglio di un italiano in un momento storico straordinario. Soldati ha riempito quasi altrettanto tempo con il suo nulla esistenziale e letterario, magnifico raoppresentante della cultura di celluloide hollywoodiana, personaggio degno di nota piu'  che altro per le innumeravoli disaventure matrimoniali. Con cio'  ricco e incensato, mentre fino all'ultimo Prezzolini fu assillato dal timore di non riuscire a garantirsi la tranquillita'  finanziaria per se'  e per la sua compagna. Eppure sarebbe stato semplice per Prezzolini ritrovare l' applauso e gli agi della Corte: in Italia, fra gli uomini di mondo, si erano viste conversioni ben piu'  tardive e radicali. 

Durante il fascismo Prezzolini si era volontariamente esiliato: sarebbe stato anche troppo facile tornare in trionfo al seguito dei vincitori: ma questo avrebbe transformato Prezzolini in un protagonista delle storielle di Soldati, cosa fortunatamente impensabile.
L'italia colta e intelligente, come si diceva, ha invece approfittato del lungo arco di vita di Giuseppe Prezzolini per rimetterlo seppur tardivamente ai massimi vertici della cultura nazionale, dopo opportuno esilio e „quarantena" e naturalmente dopo accurata epurazione di quanto sgradevole all'establishment poteva risultare nell'uomo e nell'opera. Prezzolini questa vaga riabilitazione l'ha accettata: perche'  non insensibile ai complimenti, perche'  reso piu'  timoroso, negli ultimi anni, dai problemi finanziari, e quindi un po'  meno indipendente. Ma l'ha piu' che accettata subita, perche'  l'uomo non era di quelli che si turano il naso dopo aver ben fiutato il vento, e finiscono per gallegiare sempre come sugheri, magari riuscendo a recitare anche la parte di spiriti liberi e anticonformisti.
Sono in effetti stati gli altri ad adattarlo in qualche modo ai tempi, non lui ad adattarvisi: ma da conservatore un po'  cinico non si sorprese certo di questo tardivo rendergli giustizia. Lui stesso l'aveva scritto: „...nel mondo, e particolarmente in Italia, ci si imbatte solo per caso nella Giustizia, e solo quando i tempi sono propizi..."
Restio ad inchinarsi al Principe di turno troppo fedele alla linearita'  delle propie convinzioni per piegarle alla moda politica o culturale del momento, l'anti-italiano Prezzolini era, come pochissimi suoi connazionale nella Storia, incapace di equilibrismi. Poteva anche ammirare il Principe di turno, non sottomettervisi e men che mai fingere di criticarlo restandone sostanzialmente servitore, cosa che gli avrebbe permesso, fra gli uomini di lettere e di giornalismo in Italia, di godere di facile gloria senza rischi.
Ma l'uomo era impermeabile a simili tentazioni: rimase sempre fedele a quel „circolo degli apoti", di sua invezione, il ristretto circolo di „coloro che non la bevono" e non vogliono neppure dare ad intendere di farlo.
Nato nella regione italiana più fertile di geni, profondamente intriso di cultura italiana, fu uno dei critici piu' lucidi e spietati dell'Italia politica e morale.
Sara'  abbastanza difficile ai suoi improvvisati esegeti, ai suoi interessati neo ammiratori, utilizzarlo come vogliono e sperano a fini politici: l'eredita' di Prezzolini e'  di quelle difficili da gestire anche per i politicanti piu' esperti in funambolismi e il suo talento profetico lo rende ostico al regime anche post mortem.
Gia'  molti anni prima della sua morte scriveva (L'italia finisce -Ed. Rusconi - pp 13): „L'italia del Risorgimento, la parentesi unitaria di questo disunito paese, appare finita". Dovevano ancora nascere le Leghe e il signor Bossi sbarcava il lunario in qualche modo ma l'uomo che aveva previsto con anni di anticipo l'ascesa e la caduta del fascismo ancora una volta precedeva largamente i tempi. E con parole inequivocabili:  „...Il tentativo di formare uno Stato nazionale è fallito. L'Italia sarà forse una provincia dell'Impero europeo" (idem. Pp 9).
Affermazioni queste non certo frutto di considerazioni estemporanee ma conseguenze di un'analisi e una ricerca culturale, storica e politica meticolosa, estesasi per l'arco di decenni ed espressa con meravigliosa sintesi e senza opportunistici tentennamenti.
Di certo Prezzolini avrebbe voluto un'Italia diversa, un'Italia anche politicamente e moralmente degna del suo immenso retaggio culturale e artistico: ma alieno alla retorica e alla faciloneria qual'era preferira'  vederla e descriverla realisticamente.
E il suo giudizio non cambierebbe di certo oggi, che si cerca di reinventare a fini meramente opportunistici un patriottismo non solo inesistente ma svillaneggiato e ridicolizzato per mezzo secolo soprattutto dai due soli grandi movimenti di massa italiani: quello cattolico e quello socialcomunista, entrambi latori di messaggi diversi, fideismo e lotta di classe, ma entrambi egualmente e profondamente ostili ai valori nazionali e statuali riscoperti solo in questi giorni „ad usum delphini", laddove la famosa „solidarieta' nazionale" non ha nulla ma proprio nulla di patriottico e nazionalista ma sottintende solo la continuazione di un metodo a taluni molto utile e gradito di distribuzione di prebende, elemosine e carita' varie con soldi prelevati dalle tasche altrui.
Per questo non consiglierei all' „intellighenzia" del regime di parlare troppo di Prezzolini: se gli italiani davvero dovessero leggerlo e seguirne i consigli il Palazzo dovrebbe rapidamente metterlo all'indice anche da morto.
Lo si lasci dunque ai pochi che lo hanno apprezzato veramente e da sempre: come scrittore politico non merita gli elogi di questa Corte e men che mai questa Corte merita lui.

di Gianfranco Montu'                           

su gentile concessione dello CSDAN

http://www.green-coop.ch/csdan/index.html

(Novembre 1992 --  Copyright CSDAN Milano)

e MIU' oportale web libertario

http://www.green-coop.ch

 
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PROGETTO GREEN: CHI SIAMO, DOVE ANDIAMO...Scopri il movimento cooperativo trans-nazionale di sostegno e di critica sociale

Post n°7 pubblicato il 25 Settembre 2005 da indy.stroppa
Foto di indy.stroppa

"E se vogliamo
quell'unione
che abbiamo detto,
se ci piace andare verso
la vita felice
con questa compagnia.
La virtu' preceda
e il piacere la segua,
e le si aggiri intorno
come l'ombra
al corpo."

Questo il motto del Progetto Green, il movimento cooperativo trans nazionale, di sostegno e di critica sociale fondato da Patrick Indy Stroppa a Lugano nel 1996..

Green. Verde, come la speranza, che e' insieme quella di tutti e quella su cui nessuno puo' mettere le mani.
Green perche' e' tempo di rimettere in moto la macchina delle parole (o del loro senso), dell'aggregazione fra le genti: giovani, anziani, emarginati e disoccupati: persone con un vissuto particolare alle spalle o con un bagaglio ancora limitato di esperienze.

Questo e' il preambolo di Patrick Indy Stroppa, ideatore e fondatore di Progetto Green, allorquando inizia a parlare della sua creatura.

Un preambolo... un'etichetta, o la si potrebbe chiamare impronta.

A un primo esame pare essere quella usata abusata del verde, anche stavolta nel senso taumaturgico del buono, o comunque dell'anti-cattivo.
Progetto Green, (l'Associazione Progetto Green, green coop, Miu' il laboratorio intel > @ttivo e l'originario Capolinea e non da' ultimo il C.A.S. Centro Antiproibizionista della svizzera italiana) sono momenti di sostegno sociale oltre ad essere la prima un'associazione e la seconda--e tutti i figli--una cooperativa senza scopo di lucro.

Alla base l'autoimprenditorialita' dei propri soci, con l'obiettivo di promuovere attivita' in ambito sociale e nel mondo del lavoro e, nel contempo, realizzare laddove e' possibile, punti di incontro tra privato e sociale, in maniera complementare alle strutture gia' esistenti.

Infatti Progetto Green opera per una socialita' piu' giusta che investa sul futuro e non sul passato, che arrechi beneficio a chi ne ha bisogno e non solo a chi la socialita' la esercita come professione.

Una societa', dunque, che amalgami a pari dignita' utenza,
operatori e volontariato.

I mutamenti sociali ed ideologici con i quali dobbiamo confrontarci hanno innescato l'esigenza generalizzata di dare forma a soluzioni e risposte adeguate ai problemi provocati dalla globalizzazione economica e dalla crisi della societa' post-industriale.

Nei suoi scritti il sociologo Sabino Acquaviva ci spiega che per aspirare all'agognata felicita', occorre utilizzare gli strumenti di cui disponiamo per dare forma ad un Progetto che permetta la soddisfazione dei bisogni e la sublimazione di quelli non soddisfatti.

E ancora: la felicita' e' la soddisfazione simultanea ed intensa di un certo numero di bisogni, tra i quali il bisogno di amare ed essere amati e' il piu' importante.

Se la societa' non assicura all'individuo la possibilita' di vivere queste attese, e' una societa' che ha un programma politico insufficiente.

Il Progetto Green e' innanzitutto un atto di impegno civile e di amore, e' pure caratterizzato da momenti e situazioni di lavoro, da riflessioni e da aggregazione sociale.

Progetto Green e' destinato a persone diverse tra loro per situazione professionale, per credo e provenienza, ma tutte ugualmente impegnate a riguadagnare loro stesse e il mondo che ci sta attorno.

RiferimentiVisita il sito del Progetto Green
 
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CHI E\' PATRICK INDY STROPPA di Milla Milani

Post n°6 pubblicato il 25 Settembre 2005 da indy.stroppa
Foto di indy.stroppa

Nato nel 1957 a Ginevra (Svizzera), padre di cinque figli, e\' legatissimo al Ticino dove coordina le attivita\' del suo movimento cooperativo transnazionale di sostegno e di critica sociale.

Movimento che ormai spazia da Napoli a Basilea con sinanco qualche strascico in Terra Promessa.

Di carattere ruvido e sanguigno, di Balerna, ridente e intraprendente localita\' di confine ticinese, nota per ... e,  per essere culla di innumerevoli iniziative progressiste.

Balerna è ricca anche di iniziative imprenditoriali, che hanno dato lustro e prestigio ad un antico borgo senno\\\' destinato ad un : la Chicco d\\\' Oro, la Valsangiacomo Vini e non da ultimo, iniziative imprenditoriali originali: per esempio la YES Smoke.

Opinionista piu\\\' che "effervescente" e giornalista attivo sul "fronte del malessere sociale", e\\\' stato impegnato negli anni \\\'70 in movimenti giovanili di sinistra ( CPL ) e successivamente membro dei comitati cantonali di Gioventu\\\' Socialista e del Partito Socialista Ticinese. 

In questo periodo, con Silvano Ballinari, epico direttore di Libera Stampa (defunto quotidiano socialista ticinese), diede vita a "ROSAIMPUGNO" foglio per un breve ma intenso periodo, del movimento giovanile socialista ticinese.

All\\\' inizio degli anni \\\'80, nel riflusso di quegli anni, attraversa alcune situazioni  personali che lo conducono a problemi  di tossicodipendenza.
Segnato da questo periodo della sua vita, superato, dall \\\'86 ha collaborato a diverse testate italiane ed in particolare con un\\\'emittente radiofonica milanese.

Arricchito da queste esperienze, ha trovato gli stimoli e le basi per sviluppare quello che oggi e\\\' il Progetto Green, ovvero il movimento cooperativo trans-nazionale, di sostegno e di critica  sociale, che ha fondato a Lugano nel 1996 e che oggi conta circa 1\\\'300 amici sparsi prevalentemente sull\\\' asse italo svizzero.

Gli obiettivi che intende raggiungere PROGETTO GREEN sono strettamente legati alla solidarieta\\\' con attivita\\\' promosse nell\\\'ambito del sociale, dell\\\' informazione e nel mondo del lavoro in maniera complementare alle strutture gia\\\' esistenti.

Patrick Indy Stroppa, e\\\' l\\\' ultimo libertario socialista del Ticino: una specie che meriterebbe essere protetta; egli concentra attualmente parte delle proprie risorse sul laboratorio intel > virtuale del progetto, che ha prodotto un portale web su internet con temi e argomenti legati al sociale, alla solidarieta\\\' e all\\\'individuo, ( www.green-coop.ch ) e che ha dato alla luce un progetto editoriale europeo multilingue:
la
Border Line Press Company. Balerna--Bologna--Basilea


Indy, socialista ai , pittore e cuoco dilettante, e\\\' inoltre impegnato su altri fronti:  socio fondatore dello  <C.S.D.A.N>. Centro Studi e Documentazioni Area Nord di Milano, associazione dedita alla rivalutazione dei 3 laghi: Ceresio, Verbano e Lario, e al recupero delle tradizioni agricole dal 1992.

Dal 1998 è presidente onorario di Assocanapa, l\\\'associazione  svizzera degli estimatori di canapa; appassionato di , ha <creato> alcune pietanze che hanno gia\\\' fatto il giro del globo: <il filetto Indy, filetto di cavallo in salsa ai semi di canapa; le lasagne canapate e l\\\' Indy-kake…>, prossimamente la Border Line Press Co. editera\\\' un tomo di cucina con le sue ricette, i proventi andranno a finanziare un Museo sulla canapa a Lugano o Bologna.

Diverse le iniziative portate avanti da Indy , non da\\\' ultima il
C.A.S. Centro Antiproibizionista di lingua italiana, la Cooperativa della Maggia ed il Fronte Verde italiano. (vedi maggiori informazioni).

La ex-ministra del Consiglio Federale Ruth Dreifuss, socialista, ha ringraziato Stroppa per il suo contributo al dibattito nazionale in corso sulla canapa e per il sostegno dato alle persone piu\\\' fragili e sensibili della nostra società.

Dal 2001 in Piazza Indipendenza a Lugano, è nata
L\\\' ALTRA FESTA NAZIONALE
una manifestazione fortemente voluta da Indy in occasione del natale della Patria, atta a completare le cerimonie ufficiali.
Arrivata quest\\\' anno alla quinta edizione, vide alla sua nascita nel 2001; scontrarsi Giorgio Giudici e Indy... il sindaco di Lugano ne usci\\\' scornato. (vedi le cronache dei fatti).

Personaggio colto ed eclettico, allievo di Franco Marinoni, Renato Tagliabue e del sociologo trentino Emilio Gerosa; ha conosciuto ed è stato influenzato da personaggi del calibro di Sandro Pertini e Giuseppe Prezzolini.

Indy è apprezzato per l\\\' approfondita conoscenza su alcuni temi quali le dipendenze, il mondo giovanile e la politica estera; oltre che essere da sempre sostenitore, dei diritti di Israele, degli omosessuali e per la libera ricerca scientifica.
Nonostante il riflusso politico ed il revisionismo storico degli ultimi anni, non ha mai rinnegato le sue origini e la sua fede socialista e libertaria, di sé difatti dice:
< Sono un agit-prop marxista, un militante a tempo pieno. (…)
E\\\' fondamentale avere una visione complessiva scientifica, dunque marxiana della società per poter proporre un modello di organizzazione sociale alternativo a quello capitalista. (…)
Progetto Green è il mio modo di essere socialista e solidale… 

Milla Milani

 
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TREDICI ANNI DOPO LA TRAGICA FUGA DAL PENITENZIARIO DI LUGANO

Post n°5 pubblicato il 25 Settembre 2005 da indy.stroppa
Foto di indy.stroppa

NELL'OTTOBRE DI TREDICI ANNI FA,
UN GRUPPO DI PERICOLOSI MALVIVENTI,
ARMI ALLA MANO E CON OSTAGGI AL SEGUITO,
TENTARONO LA FUGA DAL PCT (PENITENZIARIO CANTONALE DEL TICINO)

Sabato, tre ottobre 1992, in una fuga disperata due degli otto evasi rimasero uccisi dai numerosi colpi d'arma da fuoco sparati dagli agenti della Polizia Cantonale in attesa a poche centinaia di metri dalla recinzione esterna del carcere. I fuggitivi, armati di tre pistole e due bombe a mano, percorsero solo un breve tratto verso l'agognata liberta'.All'alt intimato dalle forze dell'ordine, la prima vettura con a bordo quattro malviventi e due agenti di custodia si fermo' immediatamente e gli occupanti scesero dal veicolo con le mani alzate in segno di resa. La seconda auto con a bordo altrettanti detenuti e un agente di custodia tento' invece di fare retromarcia per presumibilmente allontanarsi dalla zona di tiro della polizia nell'intento - si suppone - di permettere ai fuggiaschi di continuare a piedi attraverso i boschi circostanti.In quel momento pero' gli agenti della Polizia Cantonale hanno aperto il fuoco uccidendo due degli evasi ; un ex-militante dell'organizzazione terroristica Prima Linea riciclato dalla delinquenza comune, tale Pietro Leandri e il narcotrafficante cileno Anasco Vilalon.

MUORE ANCHE UN AGENTE DI CUSTODIA TICINESE.

Sotto i colpi degli agenti perse la vita anche un giovane agente di custodia ticinese il quale fu appurato dal sostituto procuratore pubblico Avv. Luca Marcellini, sarebbe stato direttamente implicato nella preparazione della fuga. La cronistoria di quei tragici minuti di fuoco annota pure il ferimento degli altri due occupanti della seconda vettura, in modo grave del cittadino portoghese Manuel Pereira, in modo leggero dell'italiano Giancarlo Calzavara. Quest'ultimo, a distanza di poche settimane dal primo tentativo, volle ripetere l'impresa, stavolta dalle carceri pretoriali di Mendrisio. Da li' , grazie alla complicita' di persone esterne che gli avevano fatto pervenire, nascoste in un pacco di dolciumi, una dozzina di lime per tagliare le sbarre della cella, il Calzavara avrebbe inferto l'ennesima " stoccata " alla sicurezza del sistema penitenziario ticinese giudicato dagli addetti ai lavori di media sicurezza.Tale gesto suscito' ancor piu' clamore nell'opinione pubblica gia' tanto, troppo suggestionata dal fatto di sangue e dai molti interrogativi sorti in merito all'operato della polizia.

30 MILA FRANCHI, IL " COMPENSO ".

Per ritornare al presunto coinvolgimento nel piano di fuga da parte dell'agente di custodia ticinese, nonostante l'arresto, avvenuto dopo pochi giorni da quei tragici fatti e del susseguente rilascio di un fratello e della fidanzata della giovane vittima, la magistratura si trincero' dietro un assoluto riserbo. Una svolta nelle indagini l'avrebbe potuta provocare l'arresto di F.F., capo arte, responsabile di uno dei laboratori di lavoro del Penitenziario, al quale venne mosso l'addebito di aver introdotto all'interno del carcere l'arsenale di armi rivendute agli evasi. Dopo l'arresto di F.F. vennero alla luce anche i risvolti relativi al fattore economico dell'operazione fuga. A detta della Procura Pubblica l'agente rimasto ucciso avrebbe percepito quale compenso per la sua collaborazione circa trentamila franchi, un centinaio di grammi di haschisch e un po' di cocaina, mentre al suo collega F.F. sarebbero andati poco piu' di diecimila franchi.

INCHIESTE ED INTERPELLANZE PARLAMENTARI SULLA VICENDA.

Nei giorni direttamente successivi i tragici avvenimenti della tentata evasione, sia ai quotidiani ticinesi, sia ai conduttori della trasmissione televisiva T.T.T. interamente dedicata al tentativo di evasione (ospite di riguardo il Direttore del Dipartimento delle Istituzioni il Dr.Alex Pedrazzini) , erano pervenute numerose telefonate da parte di telespettatori. Il tenore era contrastante. Gli uni erano a sostegno dell'operato della polizia ticinese, gli altri, una buona parte, lo reputava eccessivo o addirittura sproporzionato. Proprio per fugare i numerosi interrogativi sorti, il Consiglio di Stato ticinese istitui' una speciale commissione d'inchiesta, composta da due ex- magistrati e da un alto funzionario di polizia romando. A costoro venne affidata l'inchiesta di carattere amministrativo, mentre quella con risvolti penali la formalizzo' il sostituto procuratore avv. Marcellini. La vicenda innesco' comunque una sequela di interpellanze parlamentari con in prima fila il portavoce leghista in Gran Consiglio Flavio Maspoli che interpose un'interpellanza parlamentare che conteneva la bellezza di 17 domande, e ora, senza voler entrare nel merito delle polemiche, ci sembra particolarmente significativa una citazione - anch'essa dell'epoca - dell'articolista del quotidiano " Il Giornale del Popolo " Pietro Orelli : " …se l'operazione si fosse conclusa senza spargimento di sangue, in modo tale da giustificare titoli giornalistici come " brillante operazione di polizia sventa pericoloso tentativo di evasione, arrestati anche i complici all'interno del carcere ", quanti si sarebbero presentati alla conferenza stampa ? Chi lo sa ? Nella circostanza comunque nessuno tranne il capo del dipartimento Pedrazzini… ".

SI CHIEDONO LUMI AD ALEX PEDRAZZINI

Proprio nell'ambito della trasmissione T.T.T. citata in questo articolo, lo stesso conduttore Aldo Sofia chiese all'On. Alex Pedrazzini lumi sull'assenza di tutti gli altri responsabili a livello dipartimentale e sul perche' mai in occasione di tutte le conferenze stampa susseguenti i fatti e anche quella stessa sera solo lui fosse intervenuto in rappresentanza del Governo cantonale. Osservando le risposte, tra l'ingenuo e il patetico, del Consigliere di Stato, venne lecita la domanda se la " fuga " dei suoi più diretti collaboratori, l'allora Comandante della Polizia Cantonale Mauro Dell'Ambrogio, latitante non si sa dove, e del Direttore del carcere Armando Ardia che la domenica successiva ai fatti avvvenuti sotto " casa sua " si era recato nella Svizzera Romanda per partecipare ad una gara podistica, non equivalga alla solita " pratichetta dello scaricabarile ". Tutti si augurarono che la commissione d'inchiesta riuscisse a sbrogliare l'ingarbugliata matassa di silenzi, omerta' e probabili connivenze ; ma non venne appurato nulla di penalmente rilevante, in particolar modo non fu data una risposta adeguata e definitiva, alle voci circolate sull'ipotesi che il giovane agente di custodia rimasto ucciso, il giorno precedente ai tragici fatti fosse in compagnia del direttore Ardia negli uffici della polizia a denunciare quanto stava per accadere.

NON CI SONO PIU' LE FUGHE… " CLASSICHE "

Negli ultimi anni ci siamo purtroppo trovati sempre piu' spesso confrontati con evasioni a carattere violento - con presa di ostaggi e con l'ausilio di armi di tutti i tipi - mentre va man mano scomparendo dal taccuino del detenuto la " fuga " classica, quella delle sbarre segate e del lenzuolo che penzola dalla finestra. Se ancora pochi anni addietro era quella l'immagine che si presentava all'alba ai secondini che iniziavano il loro turno, nell' " ottobre rosso " di otto anni fa, gli agenti si sono visti spianare dinnanzi agli occhi pistole e bombe a mano. In un articolo apparso all'epoca dei fatti sul quotidiano ticinese " La Regione ", il criminologo bellinzonese Michel Venturelli, riassumendo un lunga sequenza di evasioni violente dalle carceri svizzere, addusse alle sofisticate misure di sicurezza introdotte in molti penitenziari elvetici la scelta da parte dei detenuti di farsi scudo con il personale di custodia. Tali " pratiche " avrebbero dovuto pero' in questo caso limitarsi a quelle strutture penitenziarie di alta sicurezza che in Svizzera sono quelle di Bochuz, di Thorberg e di Regensdorf, perche' invece evadere da un carcere di media sicurezza come viene classificato quello ticinese con pistole e bombe a mano ?

UNA COMMISSIONE D'INCHIESTE CHE MOSTRA PREVEDIBILI LIMITI

La commissione d'inchiesta ha mostrato i suoi limiti peraltro prevedibili. Invece, la risposta dello Stato dovrebbe rivolgersi verso un aumento dell'indice di sicurezza nei penitenziari svizzeri al fine di evitare il ripetersi di analoghi spargimenti di sangue. Concludiamo con la domanda a sapere se eventualmente un rapporto agente di custodia-detenuto simile a quello vigente nei penitenziari confederati avrebbe potuto impedire il coinvolgimento di membri del personale di custodia e di conseguenza la tragedia. Per rispondere a questa annosa domanda si deve mettere in evidenza la funzione rieducativa di una pena privativa della liberta', formula che per di se' esige, soprattutto dal personale di custodia, giornalmente a contatto con il carcerato, di (re)-insegnargli il valore dei rapporti inter-personali. La loro duplice funzione di custode e di educatore pone sovente ambedue le parti in causa dinnanzi a scelte non sempre facili ed evidenti. E' forse tra questa ambivalenza di ruoli che si nasconde il pericolo appena esposto.Cosa vogliamo dunque ? Cambiare i contenuti del Codice Penale o lasciare le cose come stanno ? A nessuno gioverebbe - ne' al detenuto, ne' allo Stato di diritto - la formula repressiva a discapito di quella utilitarista attualmente in vigore.




Riferimenti

Vai su MIU' portale web libertario

http:www.green-coop.ch

 
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LA MEDICINA, QUESTA SCONOSCIUTA

Post n°4 pubblicato il 25 Settembre 2005 da indy.stroppa
Foto di indy.stroppa

Quando affermo che Smith & Wesson e internet hanno reso tutti gli Uomini uguali, ci credo veramente.
Lo dimostrano le cronache degli ultimi anni. Le lotte per l'autodeterminazione e la liberta' di baschi, irlandesi e degli indios del Chiapas, ne sono solo, alcuni momenti significativi.
Le armi, abbinate a internet, hanno permesso a questi movimenti indipendentisti di acquisire visibilita' internazionale e peso politico nelle relative realta'. In definitiva, qualsiasi individuo o collettivo, puo' con l'ausilio di questi due temibili e straordinari strumenti, far conoscere al mondo le proprie aspettative, e, nel caso portare sino alle estreme conseguenze, i propri postulati, le proprie rivendicazioni.
Questo io penso equivalga a Liberta': un Mondo nel quale ognuno e' libero di spendere la propria vita e le proprie energie come meglio crede.
Vi sono pero' altri Mondi, nei quali perdiamo la liberta' e la speranza: uno di questi e' il , col quale, per una triste circostanza sono venuto a contatto recentemente.

IL MONDO DEGLI AMMALATI
E' facile entrarvi, basta che ti manchi la salute e in men che non si dica, il tuo piccolo universo personale viene rivoltato. Ti ritrovi ad essere un soggetto in balia di medici, strutture ospedaliere e laboratori di analisi. A nulla servirebbero Smith & Wesson e tantomeno internet.
Un mondo che spaventa e nel quale, tu, non puoi nulla o quasi, perdi la tua Liberta'. I medici diventano,loro, i garanti ed i gestori della tua vita.
Da alcune settimane, vivo, a contatto intenso con questa dimensione, mio figlio Samuele di 11 anni, ha contratto il diabete mellito, e dopo una forte crisi che lo ha portato in cure intense, ora ripresosi e' divenuto uno schiavo dell'insulina, quella sostanza che il suo corpo non produce piu' in quantita' sufficiente.
In questo tribolato periodo ho dovuto apprendere almeno due cose, che proprio non mi vanno giu'. In Svizzera l' 80% dei medici, quando s'ammala si cura con l'omeopatia ( e sara' cosi' anche nel resto del mondo); mentre se ti ammali tu ti curano con la … In altre parole con la ; il che equivale nella maggior parte dei casi a divenire un ammalato cronico.

LA MEDICINA UFFICIALE E' SPECULATIVA E FINALIZZATA AL MANTENIMENTO DELLE PATOLOGIE (MALATTIE)
I MEDICI NE SONO CONSAPEVOLI, DUNQUE COMPLICI:
ALLA FACCIA DEL GIURAMENTO DI IPPOCRATE
In buona sostanza le ricerche, le cure e le sperimentazioni sono volte non a guarire i pazienti; ma bensi' a mantenere la malattie con cure paliative di mantenimento, che rendono si' alle grandi industrie farmaceutiche, ma che nel contempo inducono a schiavitu' gli uomini, le donne, i bimbi e gli anziani.
Per la cura del diabete si ricercano sempre piu' cure insuliniche, per gli ammalati di AIDS si sono creati pastoni medicinali che fanno inorridire, ma che rendono un casino. Per tutte le altre cellule impazzite (alzheimer, sclerosi, tumori, cancri ecc.), per le varie patologie, cosi' vengono denominate le malattie: vengono brevettati pastrugni di ogni sorta.
Ma, di ricerche finalizzate a comprendere l'origine delle malattie e dunque creare farmaci, atti a guarire il paziente non si parla, non si ricerca… la parola speranza e' sconosciuta.

COME UOMO, COME PADRE, COME CITTADINO…
Come Uomo sono spaventato da questa realta', ho fatto di tutta la mia vita una scelta di liberta', pagandone le conseguenze: l'ipotesi di ritrovarmi alla merce' di essere infidi ed infingardi quali i medici mi fa' specie.
Come Padre non ho parole e sufficienti lacrime, sono conscio del fatto che mio figlio diverra' un malato cronico atto a rimpinguare gli utili di industrie farmaceutiche, farmacie e le scarzelle di medici e dintorni.
Come Cittadino, sono incazzato: strutture sanitarie, sanita' e farmaci. Trasporti pubblici, poste, telecomunicazioni & pari opportunita', sono di tutti e nessuno dovrebbe metterci sopra le mani.

 
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PAPPARDELLE ALLA LUGANIGHETTA E MASCARPONE

Post n°3 pubblicato il 21 Settembre 2005 da indy.stroppa

Ingredienti per 4 persone
200 grammi  di Luganighetta ticinese

(o salsiccetta fine italiana, non speziata e non piccante)
120 grammi di gorgonzola mascarpone
1 scatola di pelati
1 cipolla
10 grammi di panna, due noci di burro
500 grammi di papardelle
Soffriggete la cipolla in olio, dopo averla spenta con del vino bianco, evaporato quest'ultimo, aggiungete la luganighetta sbucciata in pezzettini e lasciate andare a fuoco lento per qualche minuto, sinche' il grasso della luganighetta si sia sciolto e la carne abbia un bel colore rosso brillante e simile alla macinata per bolognese.
Ora aggiungete i pelati che avrete opportunamente passato, un po' di brodo e fate terminare la cottura a questa base del sugo.
Una volta pronto, dopo circa un'ora, dopo averlo lasciato riposare e raffreddare un poco, aggiungete nella pirofila il gorgonzola mascarpone in piccoli pezzi con la panna e le due noci di burro.
Lasciate che il tutto si sciolga e si amalgami piano piano,
a fuoco lento... e' importante dedicare  grande amore
e attenzione a questa delicata fase.
Ora potete disporre il sugo sulle pappardelle che avrete preventivamente preparato cuocendole in abbondante acqua salata.

 
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PAPPARDELLE ALLA LUGANIGHETTA E MASCARPONE

Post n°2 pubblicato il 21 Settembre 2005 da indy.stroppa

Ingredienti per 4 persone
200 grammi  di Luganighetta ticinese

(o salsiccetta fine italiana, non speziata e non piccante)
120 grammi di gorgonzola mascarpone
1 scatola di pelati
1 cipolla
10 grammi di panna, due noci di burro
500 grammi di papardelle
Soffriggete la cipolla in olio, dopo averla spenta con del vino bianco, evaporato quest'ultimo, aggiungete la luganighetta sbucciata in pezzettini e lasciate andare a fuoco lento per qualche minuto, sinche' il grasso della luganighetta si sia sciolto e la carne abbia un bel colore rosso brillante e simile alla macinata per bolognese.
Ora aggiungete i pelati che avrete opportunamente passato, un po' di brodo e fate terminare la cottura a questa base del sugo.
Una volta pronto, dopo circa un'ora, dopo averlo lasciato riposare e raffreddare un poco, aggiungete nella pirofila il gorgonzola mascarpone in piccoli pezzi con la panna e le due noci di burro.
Lasciate che il tutto si sciolga e si amalgami piano piano,
a fuoco lento... e' importante dedicare  grande amore
e attenzione a questa delicata fase.
Ora potete disporre il sugo sulle pappardelle che avrete preventivamente preparato cuocendole in abbondante acqua salata.

 
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E' MORTO SIMON WIESENTHAL CACCIATORE DI NAZISTI

Post n°1 pubblicato il 21 Settembre 2005 da indy.stroppa
Foto di indy.stroppa

Simon Wiesenthal, il leggendario cacciatore di criminali nazisti, è morto a Vienna all' eta di 96 anni. Dopo una vita in cui aveva dovuto lottare anche contro l'indifferenza e lo scetticismo di quanti non hanno mai creduto fino in fondo agli orrori dei campi di sterminio. "E' molto difficile fare in modo che il pubblico comprenda realmente i crimini di costoro - spiegava - Ancora mi devo preoccupare di gente e gruppi che sostengono che l'Olocausto non è mai accaduto".

Wiesenthal, nato il 31 dicembre del 1908 a Buczacz in Ucraina, fu uno dei pochi fortunati che sopravvisse alla terribile esperienza dei campi di concentramento nazisti. Dopo la sconfitta di Hitler si dedicò anima e corpo alla caccia dei criminali nazisti sfuggiti alla giustizia. Grazie al suo lavoro ne sono stati assicurati alla giustizia più di mille.

Nel novembre 1977 fondò il Centro Simon Wiesenthal che oggi conta 400mila soci. Con le sue sedi sparse per il mondo il Centro continua la lotta contro l'antisemitismo iniziata dal suo fondatore. "Quando la gente guarderà indietro, a quello che è successo, voglio che nessuno possa dire che i nazisti furono capaci di uccidere milioni di persone e farla franca" spiegava Wiesenthal a chi gli chiedeva le ragioni di una scelta che lo portò a subire minacce e attentati.

Una tenacia che non ha mai mostrato i segni della vendetta, piuttosto quelli della testimonianza: l'impegno perché la tragedia dell'Olocausto non fosse dimenticata, un impegno affiancato passo dopo passo al tema del perdono. E proprio al limite del perdono è dedicato uno dei suoi libri piu famosi, "Il Girasole", riedito di recente in Italia: "Nel giugno del 1942, a Leopoli, in circostanze insolite, una giovane SS che stava per morire mi confessò i suoi delitti. Voleva morire in pace, mi disse, dopo aver ottenuto il perdono da un ebreo. Ritenni di doverglielo rifiutare".

Il suo compito fu portato a termine nella primavera del 2003: "Se ci sono ancora criminali nazisti che non ho trovato, sono troppo vecchi e fragili per sostenere un processo. Il mio lavoro è fatto".

I funerali si terranno venerdì in Israele. A Vienna sarà officiata una cerimonia in suo onore nel cimitero della città e le bandiere del municipio saranno a mezz'asta.

A noi rimarrà imperituro nel cuore, il ricordo di questo grande Uomo e da esempio la sua tenacia e coraggio.

 
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