Creato da Paracarroemigrato il 22/02/2007

L'inferno del Nord

Storie di un ciclista agonista italiano nel cuore delle Fiandre

Messaggi di Marzo 2007

Zele 25/03/07

Post n°6 pubblicato il 26 Marzo 2007 da Paracarroemigrato
Foto di Paracarroemigrato

Oggi si corre a Zele e finalmente, dopo una settimana abbondante di pioggia, c’è un bellissimo sole.  Il vento però soffia in modo molto forte, non come domenica scorsa, ma poco ci manca.  Quando arrivo sul percorso non posso evitare di notare l’incredibile numero di curve che andremo ad affrontare (guarda il percorso : http://img58.imageshack.us/img58/4976/zelezf6.jpg).  Sarà difficile gestire la corsa: giriamo continuamente e facciamo 50 metri con il vento contro, poi altri 100 di lato, altri 50 a favore... insomma, dovrò correre non davanti ma “davantissimo” se non voglio scherzi.

La settimana l’ho trascorsa in modo tranquillo sono uscito stanco morto dallo scorso fine settimana e ho deciso di recuperare un po’.  Devo dire che mi ha giovato anche se sabato sono andato ad allenarmi con il gruppo della zona e il sabato è sempre giorno di gara... una gara abusiva s’intende.  C’erano anche due o tre professionisti uno dei quali era Bart Wellens, due volte campione del mondo di ciclocross.  Potete immaginare che non è stata una classica passeggiatina pre-corsa.

Ma torniamo a noi.  Nel riscaldamento sento le gambe a posto.  Ottimo.  Dovranno fare i conti anche con il sottoscritto.  Mentre siamo schierati prima del via ascolto le chiacchiere (per quello che riesco a capire) degli altri partecipanti.  Il discorso principale era una corsa per Elite che si è svolta nelle vicinanze mercoledi’ scorso.  Inutile dire che in diversi vi hanno preso parte.  Si faticherà... sicuro!

Partenza a tutta, ma veramente a tutta.  Per due chilometri non respiro. Vedo il sedere del ciclista davanti a me e basta.  Nessuno mi affianca, siamo in fila e la saliva che tocca già il manubrio.  Accidenti che fatica.  Appena giungiamo in un lungo e largo rettilineo controvento le cose vanno meglio e posso iniziare a respirare. Meno male.

Al primo giro, saranno 11 giri in totale (6,7 km a giro), decido volutamente di rimanere tranquillo a ruota e di seguire gli eventi.  Comunque non mi levo dalle primissime posizioni.  Troppo pericoloso e troppo faticoso lasciarsi imbottigliare.  Ogni tanto si deve lavorare di gomiti per mantenere la posizione ma niente di grave.

Finisce il secondo giro e qualcuno da un’accelerata notevole.  Mi infilo nel toboga pestando a tutta cercando di saltare chi si pianta e via... appena arriviamo sul rettilineo siamo andati via. Siamo in tanti, direi almeno 16 unità.  Perfetto, così non faticherò troppo.

Ormai è fatta, dietro sono lontanissimi e noi andiamo via regolari in doppia fila, nessuno fa il furbo. Si viaggia che è un piacere.  A meno 4 giri dall’arrivo è finita la pacchia perché si accende la bagarre.  Gli scatti si susseguono e ci rompiamo e ci riformiano in continuazione.  Purtroppo ci sono ben 4 atleti della stessa squadra di cui due “dilettanti” e ci stanno mettendo in mezzo un po’ a tutti.

A meno due giri sono avanti in 2 poi cinquanta metri dietro altri 5 e noi 100 metri dietro siamo in otto o nove unità.  All’ultimo giro sembra segnato il destino per noi ma insieme ad altri tre riesco ad uscire e in tre chilometri rientriamo sui primi inseguitori.  Abbiamo speso tantissimo, ho sputato sangue ma almeno siamo rientrati.  Manca un chilometro e mezzo, tutto è ancora aperto.  I due in testa sono vicinissimi, provo il tutto per tutto.  In un tratto con vento laterale sparo l’ultima cartuccia e vedo che ho preso un po’ di vantaggio.  Poco ma devo insistere.  Sono quasi in scia alla coppia di testa, non più di dieci metri, quando vedo con la coda dell’occhio che dietro di me ho ben due corridori della stessa squadra attaccati a protezione del loro compagno davanti.  Siamo dentro l’ultimo chilometro e mi rialzo nella speranza di chissà cosa... ma niente ci fermiano e davanti con il vento in poppa riscappano via.  Anche se con un margine risicatissimo, si giocheranno loro la vittoria.  A noi non rimane altro che lo sprint per il podio.  Ma la mia cartuccia l’avevo già sparata e così non posso fare altro che chiudere al penultimo posto, decimo.

Che dire, ormai stanno iniziando a marcarmi e appena mi muovo, starnutisco o mi gratto ho sempre qualcuno che mi fa da ombra.  Meglio così che essere il “signor nessuno” che sono stato nelle due scorse stagioni.  Domenica prossima ci riproverò!

  Purtroppo le foto della volta scorsa non sono disponibili... beh a dire il vero c’erano in vendita una bella foto della volata per il secondo posto a Humbeek, ma ovviamente era sfocatissima!!! Forse questa volta è andata meglio.

 
 
 

Humbeek - 18/03/2007

Post n°5 pubblicato il 19 Marzo 2007 da Paracarroemigrato
Foto di Paracarroemigrato

Ieri non mi sono piaciuto, non è che potessi fare molto di più ma non ho lottato come avrei voluto.  Così, avendo ancora aperto un conto con il fine settimana ciclistico, domenica pomeriggio mi ributto nella mischia per una corsa in un minuscolo e sconosciuto paese vicino Mechelen (Malines).

La giornata è di quelle difficili.  Fa freddo, soffia un vento pazzesco e ogni mezz’ora si mette a piovere per qualche istante.  Ogni tanto nevica pure.  Benvenuti all’Inferno del Nord dice il titolo del blog e oggi è la giornata giusta.

Faccio tre giri del circuito per cercare di scaldare bene le gambe e sbloccarle dopo la fatica di ieri.  Il circuito non è lungo, saranno 6 chilometri a giro, forse qualcosa di meno.  La prima parte è veloce ma il vento è contrario, c’è un punto di almeno un chilometro e mezzo che battuto da un vento laterale-contrario incredibile. Le folate non mi fanno procedere in modo rettilineo. Poi si gira a 180° e ci si immette in una stradina in pavé ma riasfaltata.  Si balla che è un piacere... insomma.  E’ tutta curve e non si riesce a fare velocità nonostante il vento a favore.  All’ultimo chilometro finalmente la strada si allarga e, nonostante un tratto di 20 metri in pessimo pavé che si affronta a 50km/h, si viaggia bene.  Insomma si è sempre in tiro, mai un attimo di respiro.  Non a caso nelle altre categorie il “gruppo” non è resistito per più di tre/quattro giri.  Hanno finito in una infinità di piccoli gruppetti da cinque corridori massimo. Sarà un massacro.  Dovrò stare in guardia fin dai primi metri. Speriamo che le gambe mi assistino.

Via, si parte con 14 giri da compiere. Primo tratto controvento e mi metto a provare la gamba sul ciglio della strada. Gli altri mi seguono a fatica, ma rientrano appena il vento torna a favore. Ottimo, a quanto pare ieri è stato solo un piccolo passaggio a vuoto.  Però accade quello che non mi aspetto. Scatto di tre corridori e dietro ci fermiamo letteralmente.  Questi spariscono velocemente dalla nostra vista. Accidenti non vi voleva, senza compagni di squadra è difficile gestire queste situazioni.  Passiamo sotto l’arrivo e mi metto in testa per tenere alta l’andatura, senza forzare ma sennò qui non tira nessuno. Ma lo svantaggio aumenta.  Ritorniamo nel tratto più battuto dal vento e ci entro a tutta.  Mi butto nuovamente sul ciglio della strada per non far entrare nessuno nella mia scia. Se io fatico... anche gli altri devono faticare.  Me ne vado, ma dietro sono tutti in fila e ancora vicinissimi, non più di 30 metri.  Che faccio?  Mi fermo, e riprovo a portare via un gruppetto o tiro dritto, nella speranza di non so cosa? Da solo di certo non posso riprendere la fuga. 

“Lorenzo, sei un pirla, perché non aspetti il gruppo???” Continuo a ripetermi.  Però non ho voglia di lasciarli andare senza lottare. Allora testa bassa e via. Arrivo sotto il traguardo che vedo la fuga in lontananza.  Butto giù un rapporto lungo per evitare di andare troppo su con il fiato e in affanno, almeno fino al tratto contro vento.  Eccomi nuovamente nel punto decisivo, ora a tutta.  Davanti sono sempre più vicini e il gruppo dietro sempre più lontano, non lo vedo più.  Quando giriamo nella stradina sconnessa i tre sono a 50 metri.  Via ancora uno sforzo!  Sotto l’arrivo rientro, incredibile.  Due dei tre sono sorpresi di vedermi e non mancano di farmi i complimenti.  Grazie, ma bisogna pedalare sennò rientrano anche gli altri.  L’adrenalina è a livelli troppo elevati e gioca brutti scherzi. Invece di rifiatare, do i cambi regolarmente e pure troppo forte e infatti uno si stacca.  Rimaniamo in tre.  Abbiamo percorso solo quattro giri ma la corsa sembra già decisa.  A otto dall’arrivo però rientrano di prepotenza due corridori.  Come immaginavo sono Thomas e Mettepenningen, due corridori della B che sono due leggende viventi, soprattutto il primo è fortissimo e ieri a Dworp era uno dei due che è arrivato all’arrivo facendo quel numero eccezionale.  Uno da 30 vittorie l’anno, arrivando sempre da solo o quasi!  Non è grave, ci aiuteremo a vicenda.  Anche se questa storia delle due partenze mi sta un po’ scocciando.

Il vento è incredibile e in un paio di momenti non superiamo i 22km/h pur viaggiando a tutta.  A quattro dall’arrivo inizio a essere stanco, mi rendo conto che qualcosa non va. Tengo duro pensando che magari è un momento passeggero.  A meno due, sono stanchissimo e soprattutto dalla pancia non ricevo buoni segnali.  Sta arrivando un attacco di colite, è il mio tallone d’achille e con questo freddo, lo sforzo e le buche non vengo di certo aiutato.  Ma ormai ci siamo quasi. Però dentro di me sto ragionando da perdente lo sento.  Non penso più a cosa fare per vincere ma sto pensando a cosa fare per non farmi staccare. Accidenti!

Al penultimo giro parte secco Thomas proprio mentre ero in testa, provano a seguirlo l’altro della B e uno della A, ma senza successo. Reagisco anch’io ma tardi e senza la giusta potenza.  Davanti a me si forma una coppia e con me rimane a fatica l’altro corridore. Soffiramo come bestie spingendo con tutto quello, poco, che ci è rimasto nel serbatoio.  Ma senza successo. La corsa è persa ed io sto sempre peggio con la pancia tanto che faccio uno sprint senza convinzione per la seconda piazza, perdendolo per un metro. Terzo posto.  Da un lato sono soddisfatto ma dall’altro rimane un po’ di delusione per il finale.  Ma la benzina era finita e l’intestino è andato KO, di più non potevo fare. 

4 corse e 160 km di fuga... ci sono sempre più vicino.  Questa era la mia forza fino a qualche anno fa, se tutto continua così, arriverà anche il mio turno. Ne sono certo.  Ciao

Le foto del percorso (un paio) saranno disponibili nei prossimi giorni e la foto dell'arrivo solamente la settimana prossima.

 
 
 

Dworp - 17/03/2007

Post n°4 pubblicato il 18 Marzo 2007 da Paracarroemigrato

Il percorso di oggi mi piace, finalmente non il solito “piattume” a cui mio malgrado mi sto abituando.  Il paese è Dworp a sud di Bruxelles giusto al confine con la Vallonia. Il circuito da ripetere 6 volte è lungo 13  chilometri circa (guarda dall’alto: http://img99.imageshack.us/img99/4814/dworpay6.jpg) e il punto più caratteristico è senza ombra di dubbio una salitella di 600 metri con pendenze intorno al 7-8%. Dopo lo strappo la strada è completamente pianeggiante per un chilometro buono ma, purtroppo, tutto il resto del percorso è facilissimo: prima una ampissima e poco pendente discesa e poi uno stretto toboga che porta fino all’arrivo.  Prima del via penso che o andrà via una fuga poco dopo la partenza oppure arriveremo in volata di gruppo.

Dico subito che non ho foto della corsa perché mio suocero, che spesso e volentieri mi segue, non è potuto venire, per cui dovrete lavorare d’immaginazione.

Cielo grigio e ogni tanto qualche goccetta di pioggia fa capolino e il vento è completamente assente. Durante il riscaldamento mi rendo conto che le gambe non girano benissimo. Niente di drammatico ma non ho le solite buone impressioni. Spero di sbagliarmi, anzi mi autoconvinco che sto benissimo. Alla partenza abbiamo una sorpresa: A e B partono insieme e il gruppo è formato da più di un centinaio di unità.  Prima salita e mi metto in seconda posizione per testare le gambe. Dietro sono in fila, quello davanti a me pesta bene sui pedali e lo lascio fare.  Arrivati nel tratto pianeggiante parto deciso per vedere cosa succede.  Mi seguono un paio di corridori ma dopo un chilometro, all’inizio della discesa, ci riprendono agevolmente.  In un attimo vengo risucchiato dal gruppo e finisco in fondo.  Ci vuole coraggio e incoscienza ed io faccio difetto di entrambi.  Normalmente non ho assolutamente problemi a scendere veloce ma questa strada è larghissima e ci sono due rotonde strettissime che prendiamo a 75km/h dove si scende affiancato da troppi corridori.  Allora non mi sento più sicuro e tiro sempre i freni. 

Finisce il giro e capisco che le sensazioni pregara erano giuste: le gambe non sono perfette. E’ meglio stare tranquilli per un po’ e sperare di sbloccarmi in seguito. (vedi foto del gruppo all'attacco della salita: http://img178.imageshack.us/img178/5694/1803072b009qu3.jpg)

Passano i giri e soprattutto sulla salita mi tengo nelle prime posizioni.  Ma faccio poco o nulla nel resto del percorso. L’unica volta che ho provato a tenere la posizione in discesa sono stato spinto nella canaletta di scolo dell’acqua prime e sono finito sul marciapiede dopo… a 70 km/h! Meglio non fare cavolate, lunedì si va a lavorare.

Come immaginavo al terzo giro se ne va in discesa un gruppetto di otto/nove corridori.  Sulla successiva salita li riprendiamo ma due resistono e rimangono una quindicina di secondi davanti a noi. Riconosco le maglie e so che sono due motociclette. Mancano due giri ma per loro non credo che sia un problema.

Decido che è l’ora di muoversi e prima della penultima salita, su un breve strappetto, parto portandomi via una decina di corridori. Sembra buona, facciamo la salita a tutta e rimaniamo in sei. Discesa ancora a tutta ma come sempre da dietro rientrano.  Pero’ non è tutto il gruppo, ci siamo rotti in due.  Si viaggia fortissimo in doppia fila ma quelli davanti non li riprendiamo. Sempre 15 secondi… sono lì davanti ma niente da fare.

Le gambe ora girano bene, non sono perfette ma vanno molto meglio.  Purtroppo poco prima dell’ultima salita rientra anche la seconda metà del gruppone. Che palle su questo percorso anche i cadaveri si salvano!  Stranamente facciamo l’ultimo giro non troppo forte ma dopo la seconda digressione sul solito marciapiede alla solita velocità lascio perdere. Quelli davanti intanto non li riprendiamo e così è.  Che corridori… quello che ha vinto ha fatto la sua seconda gara e seconda vittoria.

Dietro arriviamo in volata ma me ne guardo bene di parteciparvi. Niente da fare, ma nessun rimpianto. Se fossi mai uscito in fuga con quei due, al secondo giro mi avrebbero dovuto recuperare da qualche parte!

Quando scendo dalla bici scopro da che cosa era originato il CLONK che ho sentito al terzo giro. Un raggio (ahimé) della Corima posteriore è rotto. Niente di grave, non come due settimane fa, la ruota non toccava e il raggio è rimasto al suo posto.. però che cavolo!!!! Sempre una! 

Oggi pomeriggio (domenica) correrò di nuovo, fuori piove e c’è un vento fortissimo… vedremo!

 

 
 
 

Essene - 11/03/07

Post n°3 pubblicato il 12 Marzo 2007 da Paracarroemigrato
Foto di Paracarroemigrato

Rivincita, vendetta… prendetela come volete, ma la sostanza non cambia.  Mentre mi scaldo continuo a ripetermi queste parole. Se non rompo niente, s’intende!  http://img472.imageshack.us/img472/504/esseneortofotoap4.jpg).  Ma quello che mi preoccupa di più è quel cavolo di rettilineo di 150 metri massimo in discesa sul pavè, un PESSIMO pavè.  Fortunatamente il circuito di circa 7 km è tutto vallonato, non esiste un metro di vera pianura.  L’arrivo è leggermente in salita, poi dopo il traguardo continua a tirare, niente di veramente importante ma sufficiente per fare male.  In cima alla salitella svolta secca a destra ed ecco al sopraccitata discesa in pavé.  Subito dopo però c’è una bella rampetta da padellone che porta verso il tetto del percorso.  Tutto il resto è un continuo su e giù ma niente di speciale.Il percorso è molto più fiammingo della volta scorsa e per questo motivo non mi sento tranquillissimo. Nel mio classico giro di perlustrazione, che poi sono diventati tre, ho contato 16 curve a novanta gradi più una serie innumerevole di curvette e curvettine (vedi il percorso dal satellite:

Partiamo in ritardo perché le corse precedenti si sono dilungate parecchio, alle 16:20 ci danno il via (ecco due foto poco prima del via: con i ferri del mestiere: http://img472.imageshack.us/img472/2975/essene003xm2.jpg e il resto http://img472.imageshack.us/img472/558/essene005yw4.jpg) non so quanti siamo ma direi che il gruppo è composto da una sessantina di unità.  Via, partiamo e, come al solito, a tutta.  Soffro le primissime pedalate ma me lo immaginavo visto che ieri mi sono fatto un giretto di 105 km in solitaria.  Niente di grave comunque e grazie allo strappo recupero e mi metto in terza o quarta ruota e da lì non mi levo per tutto il primo giro.  Con tutte queste curve se ti fai rimontare dagli altri corridori fai una fatica bestia e passi tutta la corsa vedendo sempre la stessa ruota davanti a te.  Senza contare che poi la corsa te la devono raccontare.  Ancora nove giri, ripassiamo sul pavè e noto che un corridore si è lanciato su un marciapiede protetto da paletti per evitare lo sconnesso, cavolo!  Non avrei mai osato, ma adesso che so che è possibile il prossimo giro provo anch’io questa nuova strada.  Queste pietre fanno un male cane, soprattutto alla bici.  Strappetto e via provo la gamba dando una bella accellerata (foto degli ultimi 100 dello strappo: http://img464.imageshack.us/img464/56/essene010tj8.jpg ).  Rimango solo e dietro il gruppo è un po’ sparpagliato.  Bene, bene, la gamba reagisce come voglio io.  Attendo gli altri, è troppo presto per fare qualche pazzia.  Intanto tra scatti e controscatti finisce anche il secondo giro. Appena passato il traguardo mi metto in testa a tirare, il gruppo si allunga.  Non chiedo il cambio, non lo voglio, sento che sto facendo male e voglio insistere.  Pavè e provo la stradina alternativa... wow, funziona!  (guarda il pezzo in pavè con a destra il marciapiede divenuto "carrozzabile": http://img451.imageshack.us/img451/9928/essene009fw9.jpg)  Devo fare un paio di salti per salire e scendere dal marciapiede ma se non mi metto la bici per cappello, si guadagna persino qualcosa.  Arrivo allo strappo più duro che sono in testa da quasi un chilometro ormai.  Dietro sono tutti in fila e intravedo qualche buchetto, è ora!  Butto giù un dente e scarico più watt che posso sui pedali.  Lo strappetto vola via che è un piacere (insomma) e nel falsopiano in cima mi giro e vedo solo una persona incollata alla mia ruota, un altro a una decina di metri e il gruppo in pezzetti piccoli piccoli.  E’ il momento giusto, butto il 12 e faccio ancora 500 metri a tutta.  E’ fatta, siamo in tre, altri due stanno arrivando ma il gruppo è lontano.  In cinque andiamo via belli regolari, gli altri pedalano tutti bene.  Soprattutto uno deve essere un dilettante in incognito perché non l’ho mai visto ma ha un bellissimo stile di pedalata e tira rapporti mostruosi.  Meglio averlo con noi e se dovessimo arrivare, vedremo successivamente il da farsi. 

Il vantaggio rimane sempre sui 30/40 secondi, (vedi foto della fuga... quello sfocato grigio sono io: http://img487.imageshack.us/img487/9868/essene007og1.jpg) nonostante il nostro ritmo forsennato, dietro non ci mollano.  Però su un percorso del genere 30 secondi non sono pochi e infatti non siamo mai “a vista” del gruppo.  A meno 4 giri inizio a essere un po’ stanco, cerco di tirare come gli altri senza strafare.  Voglio vincere questa benedetta corsa e non devo commettere errori. Devo aspettare l’ultimo giro per buttare nel piatto tutto quello che ho.  Prima devo stare calmo.

A meno 3 giri il gruppo è a 20 secondi e siamo costretti a spingere ancora più forte per cercare di tenerli a distanza.  Ma proprio mentre stiamo inziare l’ultimo giro un gruppo di una quindicina di unità ci piomba addosso.  Scopriamo con stupore che sette/otto corridori fanno parte della “Categoria B”, cioè quelli che sono partiti un minuto dietro di noi.  In quella categoria, che in teoria contiene dei corridori meno forti della “A”, ci sono almeno una decina di OTTIMI ciclisti che per un motivo o per l’altro corrono nella “B”.  Ma vi assicuro che sono fortissimi.  E’ successo, e succede spesso, che dopo pochi km i più forti si trovino in fuga tutti insieme e inizino a inanellare giri su giri a forte e regolare andatura.  Così hanno raggiunto e superato gli “A”, e ne hanno strappato via qualcuno portandoseli via con loro.  A quel punto non eravamo solo noi 5 contro un gruppo che procede a scatti e in modo irregolare ma eravamo 5 contro 15 (o giù di lì).  Partita persa quasi in partenza. 

Arrabbiato e deluso arriviamo allo strappo tutti insieme e provo il tutto per tutto, riesco ancora ad andare via ma per poco.  Niente da fare.  Tutto il resto è un susseguirsi di scatti e controscatti. Ma la corsa si decide con un sprint ristretto.  All’ultima curva sono in buonissima posizione ma l’arrivo è in leggera ascesa ed è adatto per i corridori più potenti e mi passano in parecchi sopra le orecchie.  Mi devo accontentare del 6° posto degli A.  Alla premiazione scopro che sono stato classificato per errore all’8° posto.  Ma non ho detto nulla, intanto non mi cambia nulla.  Rimane la delusione, c’ero molto vicino, anche oggi.  Amen, la gamba è ottima e in due corse ho fatto almeno 100 km di fuga.  I bei tempi (parlo di una decina d’anni fa, ahimè) sembrano tornati.  Tutto sembra essere facile, e se penso alle sofferenze delle scorse due stagioni su questi stessi percorsi... mi sembra tutto irreale.

Correrò sabato prossimo a Dworp una corsa che ho fatto l’anno scorso. Il percorso è bellissimo e c’è uno strappo duro e lungo che sembra fatto apposta per me.  Continuate a seguirmi, chissà che...

 
 
 

Oordegem - 04/03/2007

Post n°2 pubblicato il 05 Marzo 2007 da Paracarroemigrato
Foto di Paracarroemigrato

 

Finalmente il giorno dell’esordio è arrivato.  La corsa è della federazione per cui sono tesserato, la VWF.  In Belgio ci sono diverse federazioni un po’ come accade in Italia.  Solo che qui hanno una distribuzione geografica piuttosto definita.  La VWF corre nelle Fiandre Orientali e nel Brabante Fiammingo.   Poi c’è la VWV che è della provincia di Anversa, la BVWB che più o meno corre sempre nello stesso posto con un raggio di 20 km massimo, la WAOD che è Fiandre Orientali e Occidentali e la ECW che prende la Vallonia e il Limburgo.

Nonostante abiti ad Anversa ho scelto la VWF perché i percorsi sono sempre un pochino più vari e le corse ben organizzate.

Ma veniamo alla corsa.  Il paesino di oggi si chiama Oordegem ed è come al solito un villaggio di cinque anime più un bar.   Questa volta a dire il vero c’è anche una bella chiesa a far da cornice.  Il circuito da ripetere 10 volte per un totale di 70 km circa è veloce, molto veloce.  E’ raro trovare un percorso così da queste parti.   Ci sono solo 5-6 curve a novanta gradi che rallentano un po’ e una di queste è piazzata esattamente a 80 metri dalla linea d’arrivo.  Ah dimenticavo: la curva in pavè, ovviamente!  Su tutto il percorso l’asfalto non esiste, tutto è in cemento e le giunture tra un blocco e l’altro si fanno sentire alle mani e alla schiena. L’arrivo come detto è posto dopo una terribile curva e in salita.  Non ripida ma nemmeno un falsopiano senza contare che il pavé, seppur di buona qualità, fa ballare e rallentare parecchio.

Alla partenza mi guardo in giro per cercare visi e maglie conosciute ma è l’esordio per tutti e le nuove divise si sprecano.  Difficile capire chi è l’uomo da battere.  Non posso non notare che siamo in tanti rispetto al solito, direi settanta, ottanta partenti.   Normalmente la nostra categoria (A) è quella con meno partenti.  Il motivo è semplice: la A è la categoria massima, non ci sono limiti di età e vi corre chi se la sente e non ha paura di prendere e/o dare legnate.  Tutti i più forti sono qui non essendoci un limite d’età.  In ogni caso l’età media è sotto i trent’anni e la stragrande maggioranza sono ciclisti ex dilettanti molto ben impostati in bicicletta.

Partiamo come al solito a tutta, dopo un km la pancia è a terra in cerca della migliore posizione aerodinamica.  Metà parte del percorso è leggermente a scendere mentre la seconda parte, ovviamente, tira sempre leggermente.  Il vento c’è ma non sembra influire.  Fin dai primi metri sento che la gamba gira bene, perfetto.   Piano piano risalgo la fila indiana e mi porto tra le prime posizioni per controllare meglio la situazione.  Da queste parti è facile che la corsa si decida nei primi dieci, venti chilometri e bisogna stare molto attenti.  Appena sta per finire il primo giro faccio uno scattino per riscaldarmi meglio dietro un paio di corridori.  Prendiamo qualche metro... mi impongo di dare cambi senza spingere, intanto è solo una sorta di “riscaldamento attivo”.  Nel frattempo inizia a piovere, poco ma quel tanto che basta per rendere il pavé una saponetta.  Faccio la curva con tranquillità e dietro scorgo con l’occhio che la testa del gruppo guidata da dei pazzi acrobati ci sta per raggiungere.  Poco male.

Finisce lo strappetto e partono secchi in cinque.   Gli altri rallentano un attimo per riprendersi dallo sforzo fatto e visto che non mi costa fatica scelgo che è sempre meglio farsi inseguire che inseguire e bam...parto nuovamente.  Ma questa volta sul serio, basta riscaldamento!  Li raggiungo e tiro dritto, dietro abbiamo qualche metro.  Falsopiano a scendere a 60 km/h, guadagnamo metro su metro.  Incredibile non faccio fatica.  Cioè, fatico ma senza essere a tutta.  Ho molto margine mentre gli altri iniziano a saltare qualche cambio in apnea.  Non c’è problema, spingo io al loro posto.  Come sempre sono un po’ troppo generoso in queste situazioni.  Nel ciclismo la generosità non paga.

Dopo 3 giri abbiamo un minuto di vantaggio abbondante, non mi sembra vero.   Soprattutto la facilità con cui pedalo mi da sicurezza.  Gli altri sono già stanchi ma mentre io viaggio a “mezzo gas”.  Studio gli avversari, il loro modo di pedalare e noto che nella nostra fuga c’è un altro che pedala bene.  Devo tenerlo d’occhio.  Se andiamo avanti così non prendono più ed io so che non devo aspettare lo sprint se voglio vincere.

Iniziato il quarto giro, in pieno rettilineo, STONK.  Un raggio della ruota anteriore si spacca!  No, merda! E adesso?  La ruota gira ma il raggio picchia nella forcella dando forti colpi.   Gira ma gira male, non ne sono sicuro ma probabilmente il cerchio tocca nel pattino del freno.  Decido che tiro avanti finché posso anche perché cambiare la ruota non mi è possibile e di certo non mollo.  Per fermarmi mi devono sparare.  Per un giro tiro poco e la velocità di crociera della fuga ne risente e di parecchio.  Perdiamo terreno.  Col passare del tempo faccio sempre più fatica e capisco che non ce la possiamo mai fare.  Ci vorrebbe un miracolo, ma non mi sembra che la buona sorte sia generosa con me oggi.  La ruota fa un casino tale che il pubblico per strada sente prima il rumore e poi ci vede arrivare.  Incredibile.

A meno tre giri sono sicuro che ormai ci riprenderanno.  Andiamo troppo piano, è inevitabile.  Gli altri sembrano cotti e anch’io sono sempre più stanco.  Nonostante tutto cerco sempre di dare il mio apporto.   Ma inutilmente, infatti a due e mezzo dall’arrivo ci raggiungono, gruppo compatto.   Le mie condizioni fisico-“meccaniche” sono tali per cui mi butto in ultima posizione del gruppo e lì rimango fino allo sprint generale.  Forse in due sono riusciti ad anticipare il gruppone, ma onestamente non me ne frega nulla.

Mi fermo e vedo che la ruota non tocca solo un pattino ma è quasi bloccata.   Sarà per la prossima volta, però che rabbia.  Volevo far vedere a tutti quanto avevo sofferto durante gli allenamenti, e invece ho chiuso mestamente il gruppo in ultima posizione.   Ma se la fortuna si ricorda di me domenica prossima a Essen gli faccio vedere i sorci verdi.

Un po' di foto:

La vista dell'arrivo dalla curva a 80 metri dalla linea

http://img365.imageshack.us/my.php?image=arrivoov8.jpg

Ecco la curva "assassina"

http://img211.imageshack.us/my.php?image=curvaez7.jpg

Sulla linea di partenza

http://img251.imageshack.us/my.php?image=partenzaxl1.jpg

In fuga (anche se sono coperto)

http://img251.imageshack.us/my.php?image=fugavv5.jpg

 
 
 

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