Creato da Paracarroemigrato il 22/02/2007

L'inferno del Nord

Storie di un ciclista agonista italiano nel cuore delle Fiandre

Messaggi del 23/04/2007

Opbrakel 22/04/2007

Post n°11 pubblicato il 23 Aprile 2007 da Paracarroemigrato

Il percorso è di quelli tosti.  Lungo 6660 metri da ripetere 11 volte per un totale di 73 km abbondanti non ha un metro di pianura.  Si parte in discesa e poco dopo c’è un vero e proprio muro da affrontare con pendenze intorno al 10%.  Non è lungo ma ci si arriva senza abbrivio.  Dopo la salita c’è l’unico punto di strada larga (500 metri in tutto) in leggera discesa e poi si svolta a destra e si entra in un un toboga fatto di curve e curvettine, discesette e strappetti da saltare in velocità, per quanto possibile.  Se sbagli una curva, anche di poco, ti trovi in un campo.  Quando si esce da questo toboga si è a 400 metri dall’arrivo... e poi si riinizia.  Zero respiro.

La giornata è calda ma non in modo esagerato, ci dovrebbero essere 24/25 gradi e un leggerissimo vento.  Alla partenza siamo in una 60/70, un po’ troppi per un percorso del genere.  Mi sento bene e sono carico.  Voglio fare bene e il percorso sembra abbastanza adatto.  Certamente non serve andare bene in salita per superare lo strappo, è troppo corto per esaltare delle doti da scalatore, però sono sicuro che si farà sentire con il passare dei giri.

Partiamo e dopo 200 metri inizio ad attaccare.  Quando ho finito? Ho finito all’arrivo... in gruppo non ci sono mai stato se non per un totale di 3/4 km.  I miei compagni di “fuga” cambiavano sempre o quasi ma io c’ero sempre.  Ma non sono mai riuscito ad andare veramente via... al massimo un giro e mezzo ma poi venivamo sempre raggiunti.  Sempre in fila, sempre a bocca spalancata alla ricerca spasmodica di un po’ d’aria.  Mi sono imposto di fare lo strappetto sempre con rapporti leggeri.  Salivo con il 39x19 o il 21 quando era chiaro che non ci sarebbe stato da scattare.  Non volevo assolutamente intossicare le gambe con i miei soliti rapporti spacca-gambe.  Gli altri giravano più o meno come me.

Ma se ho sempre attaccato allora ho vinto?  Assolutamente no perché, ovviamente, nell’unico brevissimo momento di pseudo-relax poco oltre la metà gara la fuga ha preso il largo.  Mi lancio appena posso al contrattacco ma insieme ad un altro corridore rimaniamo a 50/100 metri per un paio di giri intero senza riuscire a chiudere il buco.  Ci riprendono a meno 3 giri.  In contropiede riparte un gruppetto numeroso che si rompe in due poco dopo.  Bravo Lorenzo, sei rimasto indietro un solo istante e guarda che casino che è successo.  Questa corsa sembra proprio essere l’esemplificazione di quanto nel ciclismo il fattore chiamato “culo” sia importante.  Certo se si è dei super-uomini si può anche averne poco e vincere lo stesso ma visto che non lo sono fa rabbia vedere gente che non fa niente per tutta la corsa e beccare il momento giusto solo ed esclusivamente per fortuna. 

Ma, torniamo alla cronaca.  Sto ancora bene, se così si può dire e provo il tutto per tutto.  Azzardo e prendo il muro con il 53 e proprio in vetta riesco ad accodarmi al terzo gruppetto.  Siamo in 7/8.  La corsa è guidata da tre corridori che sono ormai troppo lontani per essere reggiunti, poi c’è un gruppetto di 6 corridori e poi noi a breve distanza.  Faccio un giro e mezzo litigando perché nessuno vuole tirare.  Quando capisco che sono tutti alla frutta, entrati nell’ultimo giro, attacco a tutta nuovamente sullo strappo.  Ancora una volta con il 53.  Supero un paio di corridori piantati che zigzaggano ma il buco da chiudere era troppo grande e rimango a metà strada.  Aspetto uno dei “piantati” e riconoscendolo come ottimo passista ci lanciamo all’inseguimento.  Manca poco e dobbiamo chiedere al nostro fisico molto... moltissimo.  A 600 metri dall’arrivo rientriamo e tiro dritto.  Due corridori fanno in tempo ancora a passarmi poco prima della linea.  Sesto posto finale.

Da un lato sono contento delle gambe ma dall’altro furioso perché aspetto la botta di fortuna che non arriva.  Sono contento perché mi sono trovato nel finale con ancora un po’ di gambe... cosa più unica che rara.  Specialmente dopo una corsa così tirata (40,3 km/h di media su un percorso del genere è pura follia).  Tra due settimane ho la prima Granfondo, ancora uno o due allenamenti lunghi e dovrei essere pronto.

 
 
 

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