Il titolo di questo post è la citazione di un verso di Bertold Brecht: "Nessuna voce risuona eccetto la voce di chi comanda"dalla poesia Lode della dialettica; esso è significativo per rappresentare il periodo storico che va della prima guerra modiale alla fine della seconda (ma che per certi versi non si è ancora concluso).La voce di chi comanda, la voce del potere, inizia con il coprire le altre voci, col divenire la sola a cui uniformare tutte le altre e così sale di tono, nel silenzio che si crea intorno, fino a treasformarsi nel frastuono delle bombe e nel fragore della guerra. Il 900 è stato il secolo del monologo del potere, un monologo che ha sconvolto l'Europa ed il mondo sotto il fuoco delle guerre. Chi ha vissuto quel periodo (ed è sopravvissuto) si è dovuto scontrare con l'insufficienza delle parole di fronte a tanto orrore, termini come genocidio, olocausto shoah, pur nel loro tremendo significato, sono ancora lontani dell'esprimere il male compiuto da nazisti e fascisti. Per esprimere questo concetto basti pensare che se ci vogliono pochi secondi per dire settantamilioni di morti, tanti i caduti del secondo conflitto mondiale, per leggerne i nomi occorrerebbero più di due anni...Come affrontare allora il ritorno alla parola? cosa dire di quegli anni, di quelle atrocità? Questa difficoltà, l'ineffabilità dell'orrore, riguardò il mondo della poesia. Dopo gli anni del silenzio imposto, dopo l'assordante grido delle bombe , dopo l'attesa del giusto silenzio per ricominciare a parlare, il poeta si rende conto che trovare le parole è divenuto impossibile.Sotto un cielo ancora rosso di sangue e fuoco, in cerca del fiato per parlare, tanti uomini soli emettono lo stesso grido muto con la testa fra le mani.
Nessuna voce risuona"Keine stimme ertont..."
Il titolo di questo post è la citazione di un verso di Bertold Brecht: "Nessuna voce risuona eccetto la voce di chi comanda"dalla poesia Lode della dialettica; esso è significativo per rappresentare il periodo storico che va della prima guerra modiale alla fine della seconda (ma che per certi versi non si è ancora concluso).La voce di chi comanda, la voce del potere, inizia con il coprire le altre voci, col divenire la sola a cui uniformare tutte le altre e così sale di tono, nel silenzio che si crea intorno, fino a treasformarsi nel frastuono delle bombe e nel fragore della guerra. Il 900 è stato il secolo del monologo del potere, un monologo che ha sconvolto l'Europa ed il mondo sotto il fuoco delle guerre. Chi ha vissuto quel periodo (ed è sopravvissuto) si è dovuto scontrare con l'insufficienza delle parole di fronte a tanto orrore, termini come genocidio, olocausto shoah, pur nel loro tremendo significato, sono ancora lontani dell'esprimere il male compiuto da nazisti e fascisti. Per esprimere questo concetto basti pensare che se ci vogliono pochi secondi per dire settantamilioni di morti, tanti i caduti del secondo conflitto mondiale, per leggerne i nomi occorrerebbero più di due anni...Come affrontare allora il ritorno alla parola? cosa dire di quegli anni, di quelle atrocità? Questa difficoltà, l'ineffabilità dell'orrore, riguardò il mondo della poesia. Dopo gli anni del silenzio imposto, dopo l'assordante grido delle bombe , dopo l'attesa del giusto silenzio per ricominciare a parlare, il poeta si rende conto che trovare le parole è divenuto impossibile.Sotto un cielo ancora rosso di sangue e fuoco, in cerca del fiato per parlare, tanti uomini soli emettono lo stesso grido muto con la testa fra le mani.