INFINITO

Nessuna voce risuona (parte II)


In questo clima tuttavia qualcuno con coraggio, costretto, come tutti, a vivere la propria epoca, cerca il modo di esplorare il suo tempo e di trovare parole nuove da opporre al silenzio.Su queste basi voglio proporre il confronto tra alcune esperienze poetiche che, pur rimanendo differenti fra loro, condividono la comune esigenza di comunicare. Eugenio Montale, Thomas Eliot, Paul Celan e Bertold brecht, praticamente coetanei, vissero in pieno l'epoca del silenzio (o del troppo rumore) e cercarono un verbo capace di affrontrare il muro del non-dicibile. Da questa base comune propongo un cammino attraverso loro quattro famose opere, per mostrare come questi poeti hanno risposto alla sete di voce del loro tempo.Il punto di poartenza sarà lo stesso per tuttiil silenzio quasi imposto dall'autoritario verdetto di Adorno: "Scrivre poesia dopo Auschwtz è un atto di barbarie". Come controbattere, come rispondere a ciò che il buon senso non può che considerare evidenza? è possibile trovare un parola così pura è degna da non svilire la materia da trattare? è un dubbio difficile da sciogliere che sa ancora turbare. La sentenza di Adorno ci mette bruscamente a confronto con la realtà; a distanza di sette decenni secca ancora la gola alla facile poesia.Vedremo dunque la risposta di quattro poeti, vissuti in paesi diversi, ma persi tutti nella stessa terra desolata.