INFINITO

Gogol' LE ANIME MORTE


Il romanzo di Gogol, definito dallo stesso autore “poema in prosa", doveva essere solo il primo capitolo di un viaggio di matrice dantesca, che dall’inferno di una Russia meschina, mediocre e grottesca si sarebbe innalzato a vette celestiali di moralità e buonsenso sociale. Il progetto rimase incompiuto perciò ci rimane solo questo pittoresco affresco di una Russia sulfurea e infera, dove il premio ambito del denaro si rivela il contrappasso di molte figure mediocri, rovinate dalla loro stessa bassezza morale.Čičikov, protagonista del viaggio, somiglia ben poco a Dante, egli stesso sembra invece far parte del mondo dannato e condannato in cui si muove. Più che un viaggiatore esposto per insegnamento morale alla pena cui conduce il peccato, sembra egli stesso un (povero) diavolo con i sui demonici servitori. L’acquisto delle anime morte, il contratto commerciale con cui se ne impossessa, rispetta il più classico stereotipo del satanasso impegnato a rimpinguare le schiere dei dannati.Il classico patto col diavolo però, prevede la firma del diretto interessato in cambio di un premio, subentra invece nel romanzo la dimensione di denuncia sociale, in nome del denaro si vendono anche i morti, i servi della gleba che non sono stati padroni della loro vita non lo sono neppure della loro morte, in un certo senso neppure della loro anima  ancora oggetto di commercio (anche se anima vale per servo, si sottolineano spesso le caratteristiche che il contadino aveva da vivo, proprio come se  si stesse contrattando la sua anima spirituale).Il diavolo in questione però, Čičikov, né bello né brutto, né grasso né magro, si connota come la più mediocre delle figure, è una convincente rappresentazione della banalità del male. I suoi stessi interlocutori, a loro volta mediocri, meschini e corrotti, venendo a sapere del particolare commercio a cui si interessa Čičikov, vi scorgono dietro diaboliche macchinazioni e oscuri e macabri progetti, che solo un’anima oscura e potente potrebbe congegnare. Dietro il macabro acquisto delle anime invece non c’è nulla più che uno stravagante stratagemma per arricchirsi in fretta, la truffa e l’inganno non nascono nei meandri di un’anima nera ma nella quotidianità più trita, nella mediocrità della società borghese. Il male è spesso scontato e banale molto più che crudele, ma proprio per questo riguarda tutti ed è impossibile da debellare, si inizia a compiere il male nel disinteresse quotidiano, nel prendere la vita nella maniera snobistica e indolente dei proprietari aristocratici con cui Čičikov si trova a contrattare.In conclusione l’opera di Gogol è un fantastico affresco della Russia dell’800, in bilico fra un occidente che promuove il commercio e l’interesse come cura di ogni male e un oriente che legittima la servitù della gleba esponendosi così al rischio di prendere il peggio delle due culture.Un affresco definito per troppo tempo realistico, in ossequio alla critica imperante di Belinskij e che trova invece il suo valore proprio nello sguardo deformante e grottesco con cui è rappresentato ogni personaggio.Da notare in oltre che al termine del romanzo non sappiamo cosa ne sarà di Čičikov. Egli sperimenta finalmente in senso davvero dantesco l’orrore della dannazione,  Murazov – Virgilio gli offre consigli per la salvezza, in primo luogo della sua anima e poi della sua persona, ma l’intervento del giureconsulto lo riabilita, egli rimane sospeso fra la possibilità e la tentazione di riprendere da dove aveva lasciato, tornando nuovamente a compiere il male, o smettere finalmente con i suoi progetti di ricchezza in nome di una vita onesta. Rimaniamo col dubbio sul futuro del”nostro eroe”, come lo definisce Gogol, anche se qualche anno dopo Dostoevskij sottolinea come per una vera espiazione sia necessario il castigo.