INFINITO

Guido Piovene- Romanzo americano


La vicenda inizia con l’arrivo di Michele nella casa americana dello zio John. Scopriamo a poco a poco la motivazione del suo viaggio che si rivela essere un esilio, l’Italia conosce l’orrore della dittatura fascista, gli oppositori sono costretti alla fuga per evitare umiliazioni e morte.La morte è appunto il destino toccato ad Eugenio amico di Michele, l’umiliazione invece la scelta di Giovanna la ragazza che egli ama.Il racconto segue i canoni del romanzo di formazione: Michele giunto in America immaturo, spinto dalla necessita e turbato da rancori e sensi di colpa, impara pian piano ad accettare se stesso, a credere nelle proprie idee e ad accettare il prezzo che per esse si paga.Il fascismo e la guerra sono il centro delle ansie dei protagonisti, Michele, in particolare, si sente in colpa per la morte dell’amico Eugenio e per la sua scelta di andarsene non sentendosi adatto alla lotta attiva. Egli percepisce il suo rifiuto della violenza come una colpa nel momento in cui la guerra sembra sempre più connotarsi come una lotta del bene contro il male. D’altra parte l’America con le sue possibilità ed i suoi ampi orizzonti formano la mente del giovane, ne correggono gli eccessi ideologici, le passioni, i furori giovanili, offrendogli una visione razionale della vita basata sul valore del lavoro, sull’importanza dell’amore e della realizzazione personale; questi, secondo il giovane, i valori che permettono di diventare “anime vere”. Tuttavia Piovene è bravo a mostrare come la scoperta di sé stessi, della propria ragione, della propria anima e della propria forza, possa diventare una fede esclusiva, una dimensione compiacente ed appagante, narcisista ed egocentrica, nella quale scompare l’importanza dell’azione e dell’intervento, nel mondo, per il mondo e per gli altri. In questo senso è fondamentale Giovanna, la ragazza che ama, essa non raggiunge la profondità intellettuale di Michele, ma proprio per questo è maggiormente volta all’azione e alla concretezza. Ciò gli permette di cogliere la deriva intellettuale di Michele e di ricondurlo, prima con le lettere, poi con la sua stessa presenza, ad un maggior confronto col mondo. Michele sa di dover tornare in Italia ma temporeggia, rimanda il rimpatrio in un orizzonte indefinito, un “domani” che si rinnova giorno per giorno. Giovanna al contrario capisce che il loro destino deve compiersi in Italia, per rispetto dei morti per la loro stessa battaglia e per il loro futuro, ma comprende che per Michele ormai la terra natale incarna la violenza e il fanatismo che ha sempre aborrito e che sente di essersi lasciato alle spalle con l’esilio, inoltre la morte di John, proprio in Italia, proprio per quella guerra che Michele ha scelto di non combattere, sembra offrire giustificazione alle idee del ragazzo; tornare significherebbe ammettere di essere stato un vigliacco, di non aver combattuto per viltà, mentre lavorare in America permette di perseguire un ideale illuminista di progresso giusto, nella terra che guiderà il mondo verso un futuro di pace e ragione.Alla fine Giovanna persuade Michele, complice un' offerta di lavoro in Italia e l’inasprirsi del conservatorismo politico e religioso anche in America. Tornato in patria Michele riacquista il legame con il concreto che sembrava aver smarrito, ciò che lo allontanava dal mondo era proprio quell’esilio che era finito per essere l’appagamento indulgente delle contraddizioni patite dal giovane. L’Italia, vista con lo sguardo maturo e illuminato acquisito in America, dona a Michele la capacità di coniugare l’anima, tanto indagata nell’esilio, con la corporeità, in una vera e propria immagine della realizzazione della felicità umana, sullo sfondo di un' idillica campagna lombarda.