Rivoluzionenergetica

1----Siria-Discussione alla Camera dei Deputati di mozioni sulla guerra in corso e sull' intervento militare Franco-Americano


XVII LEGISLATURAResoconto stenografico dell'AssembleaSeduta n. 75 di mercoledì 11 settembre 2013Pag. 1PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI  La seduta comincia alle 10,05.  CLAUDIA MANNINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.  (È approvato).Missioni.  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Amici, Boccia, Michele Bordo, Caparini, Castiglione, Cirielli, Dambruoso, Damiano, Dellai, Di Lello, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Gebhard, Giachetti, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Legnini, Leone, Migliore, Orlando, Gianluca Pini, Pisicchio, Realacci, Sani, Santelli, Spadoni, Speranza, Valeria Valente, Vezzali e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.   Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.Discussione delle mozioni Grande ed altri n. 1-00113, Migliore ed altri n. 1-00177, Speranza, Brunetta, Dellai e Pisicchio n. 1-00178 e Giorgia Meloni ed altri n. 1-00179 concernenti iniziative in relazione alla crisi siriana (ore 10,10)  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Grande ed altri n. 1-00113, Migliore ed altri n. 1-00177, Speranza, Brunetta, Dellai e Pisicchio n. 1-00178 e Giorgia Meloni ed altri n. 1-00179, concernenti iniziative in relazione alla crisi siriana (Vedi l'allegato A – Mozioni).   Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).   Avverto che è stata testè presentata la mozione Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00180 (Vedi l'allegato A – Mozioni) che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente. Il relativo testo è in distribuzione.(Discussione sulle linee generali)  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.   È iscritto a parlare il deputato Manlio Di Stefano, che illustrerà anche la mozione Grandi ed altri n. 1-00113, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà. Prendo atto che è assente.   È iscritto a parlare il deputato Arturo Scotto, che illustrerà anche la mozione Migliore ed altri n. 1-00177, di cui è cofirmatario.  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, signori deputati, siamo arrivati qui a questa discussione estremamente impegnativa in un momento drammatico e se vogliamo anche in una data simbolica, quell'11 settembre di dodici anni fa che fece scoprire a noi la nostra debolezza, la nostra fragilità, la nostra solitudine. E dopo dodici anni oggi siamo di nuovo a parlare di guerra, siamo di nuovo a parlare qui dei rischi di una escalation militare e di un mondo che torna a precipitare nel baratro dei conflitti.   Il mondo è sconvolto, indignato, esterrefatto dai due anni che hanno devastato la Siria, ucciso centomila persone, provocato un milione e mezzo di profughi. Una delle più grandi emergenze umanitarie della storia recente che ha reso Paesi come la Giordania e il Libano fortemente esposti sul terreno dell'emergenza economica e della stessa tenuta del proprio tessuto sociale. Il regime di Assad si è reso responsabile di una guerra sanguinosa attaccando i civili e impedendo, nella fase iniziale, la crescita di una società civile laica e popolare, democratica e in grado di cambiare il segno di quel regime, avviare una fase di riforme e di cambiamento.   Oggi noi ci troviamo di fronte ad un'instabilità molto forte e molto profonda di tutto il quadro internazionale e ci troviamo di fronte al rischio, qualora falliscano le mediazioni che in queste ore si stanno tentando e che noi dobbiamo sostenere come Paese, di una perdita definitiva di centralità della comunità internazionale e delle Nazioni Unite.   Noi, invece, abbiamo la necessità di dare una risposta di fronte a un Medio Oriente in movimento, all'emergere di nuove potenze regionali, di nuovi player, la Turchia, il Qatar, l'Arabia Saudita, interessati a un cambio di regime, e a nuovi attori, che intervengono dentro quel quadro, dentro quella vicenda, e di fronte a una fase di stallo, come abbiamo visto nelle settimane scorse, di tutto il campo dei Paesi che avevano partecipato a un risveglio, a una primavera che oggi rischia di essere bagnata di nuovo nel sangue e nelle dittature.   Noi dobbiamo dare una risposta e la risposta dell'Italia dev'essere quella di investire sul campo europeo, di evitare che quel luogo divenga il luogo delle impotenze, delle fragilità e delle divisioni, perché altrimenti anche dentro l'Europa resteranno soltanto macerie diplomatiche.   Il problema dell'Europa non è quello di essere arrivata tardi o meno, il problema è che all'appello della storia non è pervenuta, e noi abbiamo il dovere di rilanciare un processo di pace che abbia al centro il ruolo e la funzione dell'Unione europea. E allo stesso tempo, promuovere il tentativo dell'Italia, generoso, di rilanciare un Consiglio straordinario europeo, di promuovere una sessione speciale dell'Assemblea generale dell'ONU che abbia al centro la questione della Siria, perché non deve parlare solo il Consiglio di sicurezza, devono parlare tutti i Paesi che aderiscono alle Nazioni Unite. Noi abbiamo un dovere morale, quello di provare a intervenire in maniera positiva per la risoluzione diplomatica del conflitto, e dobbiamo guardare questo conflitto con le lenti di quelli che scappano.  Ieri abbiamo ascoltato delle parole bellissime e le voglio riportare. Le riporto da laico, ma le riporto dentro un passaggio delicatissimo della nostra storia e della nostra funzione; mi riferisco alle parole del Papa Pontefice, del Papa Bergoglio, quando ieri diceva ai migranti, ai rifugiati: grazie perché difendete la vostra dignità, ma anche la nostra dignità umana. I conventi dovrebbero servire per la carne di Cristo. I rifugiati sono la carne di Cristo.   Vorrei essere chiaro su questo punto: noi siamo qui, innanzi tutto, per dare una speranza, un tetto, una vita, per quelli che scappano dalle dittature, dalle guerre, dalle città devastate, dalle campagne bruciate, dalle scuole diroccate e bombardate. Se non difendiamo quelli che scappano, sarebbe come se la nostra visione del mondo, della vita (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), come se la nostra civiltà scappasse da se stessa, come se scappassimo dalla nostra visione.   Ma l'Italia, ne sono certo, non smarrirà se stessa. Noi siamo la piattaforma naturale sul Mediterraneo. Dobbiamo utilizzare questa vocazione geografica per costruire ponti di pace, occasioni di dialogo, luoghi di scambio economico e culturale, non per diventare la base logistica, per lanciare cacciabombardieri o missili balistici a lunga gittata.   Per questo siamo per ribadire in maniera netta e inequivocabile che non concederemo mai le basi per una missione di guerra unilaterale (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), né autorizzeremo alcun supporto logistico per azioni di tipo militare. E siamo allo stesso tempo convinti che bisogna fare come la Svezia. Dobbiamo promuovere un'iniziativa nel campo europeo su questo terreno. La Svezia ha deciso in maniera autonoma e in maniera repentina di concedere a tutti i rifugiati siriani lo status di rifugiato politico. Facciamo la stessa cosa qui in Italia !   Consideriamo un errore clamoroso che quegli aerei destinati a scaricare bombe intelligenti sulla popolazione civile siriana finiscano per sorvolare i nostri cieli  Per questo lavoriamo per una situazione diversa, perché l'Italia segua il dettato della Conferenza di Ginevra, le raccomandazioni del European Council on Foreign Relations, la de-escalation, cessare il fuoco da tutte e due le parti, embargo sulle armi, transizione democratica, mantenimento dell'integrità e della sovranità della Siria, accesso di tutte le organizzazioni umanitarie nelle aree più colpite.   Noi siamo profondamente convinti che il processo di Ginevra sia quello che va portato avanti; e de-escalation significa anche la fine della nostra enfasi retorica, che talvolta utilizziamo e che molti analisti, molto spesso, mettono al centro delle loro riflessioni, sulle dittature che violano i diritti umani, che calpestano il pluralismo, che cancellano le democrazie.   Se davvero siamo convinti che la nostra civiltà giuridica e democratica abbia qualcosa da dare al mondo, dobbiamo finalmente guardarci allo specchio, farci un esame di coscienza; e dobbiamo farlo insieme ai nostri alleati naturali: gli statunitensi, i francesi, gli inglesi; quei regimi che tanto disprezziamo per la loro crudeltà, per le loro spaventose disuguaglianze, che li caratterizzano, che li distinguono da altri, per le condizioni di schiavitù in cui vivono quei popoli, dobbiamo smetterla di finanziarli, di commerciare armi con loro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), di trasferire tecnologie adeguate a costruire strumenti e macchine di morte.   Quei dittatori sono la nostra falsa coscienza, la trasformazione dei nostri torti storici in ragioni rassicuranti per la realtà di oggi. E, invece, la nostra falsa coscienza non è altro che il paravento per coprire interessi consistenti e inconfessabili di quelle imprese che hanno fatto profitti nel corso degli ultimi vent'anni con la vendita dei sistemi di arma.  PRESIDENTE. La invito a concludere.  ARTURO SCOTTO. Noi, l'Italia, il Paese della legge n. 185 e che ratificherà in tempi rapidi il trattato internazionale sul commercio delle armi, non abbiamo lesinato affatto accordi con Assad e la sua casta militare nel corso degli anni precedenti. Non più tardi di ieri, Giorgio Beretta, analista  dell'Osservatorio permanente sulle armi leggere (OPAL) di Brescia, ci ha ricordato che, negli ultimi quindici anni, il Paese europeo che più ha esportato armi in Siria e nei Paesi limitrofi è stata l'Italia.  PRESIDENTE. Deve concludere.  ARTURO SCOTTO. I carri armati del regime che hanno massacrato – e concludo, signor Presidente – gli oppositori del regime di Assad due anni fa, all'inizio della guerra civile, erano con la bandiera tricolore: pretendiamo la verità. E allora – e chiudo davvero – noi siamo perché l'Italia svolga un ruolo fondamentale...  PRESIDENTE. Onorevole Scotto deve concludere, la prego.  ARTURO SCOTTO. ...e per questo proponiamo nella nostra mozione il rilancio di un autentico processo di pace nel solco e nella centralità delle Nazioni Unite (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).  PRESIDENTE. Avverto che è stata appena presentata la risoluzione Locatelli ed altri n. 6-00026 che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni presentate, verrà svolta congiuntamente (Vedi l'allegato A – Mozioni e Risoluzione). Il relativo testo è in distribuzione.