Michelangelo De Meo

Il Ponte dei sospiri di Tremiti che colleghi San Domino e San Nicola


 Se ne è parlato in un convegno tenutosi all’Auditorium comunale dei Celestini con l’intervento di numerosi rappresentanti delle istituzioni, della cultura, di tecnici e un folto pubblico – Il Comune di Manfredonia tra i numerosi patrocinatori dell’iniziativa - Un momento di riflessione e confronto sulle diverse tesi espresse.L’idea affascina e fa volare alto, ma per quanto si faccia per portarla nei ferrei steccati della realtà, rimane abbarbicata nel limbo delle buone intenzioni. L’idea è dunque quella di un ponte che colleghi  San Domino e San Nicola le isole maggiori dell’arcipelago delle Tremiti, ad un tiro di schioppo dal Gargano tanto da apparire come una sua propaggine in mezzo all’Adriatico.A proporla e sostenerla ormai da qualche anno, è il giovane ingegnere Michelangelo De Meo di Manfredonia. Una idea che ha fatto in qualche modo il giro del mondo sollecitando i commenti più disparati modulati sulle sfumature più stravaganti favorevoli e contrarie.Un crogiuolo di pro e contro pronunciati a livello tecnico, politico, turistico, rimbalzato solennemente nel convegno tenutosi a Manfredonia al quale hanno partecipato numerosi rappresentanti delle istituzioni territoriali (per il Comune erano presenti l’assessore Zingariello ed alcuni consiglieri comunali), del mondo tecnico, imprenditoriale, culturale. Ognuno ha ovviamente detto la sua, valutando il progetto dal proprio punto di vista. Al tirar delle somme, la bilancia delle considerazioni è rimasta enigmaticamente in equilibrio. Il “ponte De Meo” rimasto a far da collegamento tra emozioni e sospiri, realtà e utopia.Eppure una volta, un paio di secoli fa, quel collegamento esisteva: un ponte di legno che consentiva di andare da una isola all’altra a piedi. L’ingegnere De Meo, ricercatore di memorie del passato sepolte nel fondo del mare, ha rinvenuto tracce della palificazione che lo sosteneva e documenti che parlano di quella “meraviglia” sospesa sul mare.Perché allora non riproporlo riveduto e corretto ai nostri giorni? Si è chiesto Michelangelo De Meo che si è messo all’opera progettando il nuovo ponte adattato alle moderne esigenze degli abitanti del luogo e ancor più dei turisti che prediligono quelle isole.Interamente in legno, eco-compatibile, lungo 555 metri, largo 11, alto 12, è suddiviso in otto campate di 62 metri ognuna “per ricreare – annota De Meo – l’effetto di un portico come quello rinascimentale dell’abbazia di San Nicola”. E’ prevista una copertura a falda che consentirà di realizzare un grande impianto fotovoltaico e contemporaneamente recuperare una notevole quantità di acqua piovana risorsa preziosa per Tremiti.“Un ponte abitabile, vivo – spiega l’ingegnere – non solo un luogo di passaggio, ma riferimento di socializzazione, di promozione turistica. Sulla falsariga di Ponte Vecchio a Firenze e di Ponte di Rialto a Venezia, il Ponte di Tremiti sarà dotato di box per esposizioni e arredato con panchine per la sosta. Potranno essere istallate delle telecamere subacquee per ammirare in diretta le varie specie ittiche di cui è ricco il mare tremitese”.Per l’ideatore una straordinaria opportunità logistica per l’abitabilità delle isole, un originale richiamo per il turismo, un notevole riferimento per sviluppare e diversificare l’economia locale. Il rovescio della medaglia propone non poche obiezioni e contestazioni che vanno dall’impatto ambientale e paesaggistico, ai dubbi sulle varie prospettive così come tratteggiate, ai costi di impianto e di manutenzione.Il convegno di Manfredonia ha posto le tesi a confronto meritevoli in ogni caso di una verifica di fattibilità tecnica e finanziaria.    articolo a cura di Michele Apollonio pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno