L'ingegneressa

L'ultimo bacio


Martedì 8 ottobre era il giorno del mio compleanno. Quella mattina, trovai Matteo fuori dall’aula, era venuto per farmi gli auguri e per chiedermi se avremmo pranzato insieme. A lezione, passai il tempo a guardare le foglie dorate degli alberi fuori dalla finestra e Jacopo, seduto qualche fila davanti alla mia. Osservavo la sua camicia azzurra, la forma della sua testa, i suoi capelli scuri e il suo profilo, i suoi occhiali, il modo in cui teneva la penna…cercavo di memorizzare tutto quanto, di fare una fotografia mentale da richiamare ogni volta che avessi voluto. Mezz’ora più tardi, mentre ci stavamo infilando le giacche per uscire, mi chiese se conoscevo una certa Alessia che frequentava i miei stessi corsi, ma a me, lì per lì, quel nome non diceva nulla; no, proprio non me la ricordavo. “E’ mia sorella”, disse. Uscimmo insieme dal dipartimento e rimanemmo a parlare per una ventina di minuti. Mi raccontò del viaggio che avrebbe voluto fare una volta laureato, gli mancavano cinque esami, e si stupì del fatto che io ne avessi superati tredici. “Ma allora sei bravissima!”. Io gli parlavo e sorridevo, lui guardava i miei riccioli biondi tenuti indietro da due mollettine per capelli, il sole gli illuminava gli occhi, che colore strano avevano…una via di mezzo tra il verde e il marrone, e quelle pagliuzze dorate…dovevo smetterla di sorridere e fissarlo, chissà se stavo facendo la figura della stupida, ma lui era così perfetto, sentii che mi stava rapendo, non avevo più difese… “Devo andare, mi aspettano”, così lo salutai e me ne andai. Mentre percorrevo il vialetto in direzione della mensa, mi ricordai improvvisamente di Alessia. Ma certo, ecco chi era! La ragazza con i capelli lunghissimi che avevo conosciuto due anni prima all’uscita dall’esame di Analisi Matematica, la stessa con la quale avevo poi frequentato il corso di Disegno Tecnico Industriale, era lei!Arrivata in mensa, trovai Matteo ad aspettarmi, entrammo e ci mettemmo in coda per la cassa insieme agli altri studenti. Stavamo parlando, quando lui ad un tratto vide alcuni suoi amici e li invitò a mangiare con noi. Da quel momento, dialogò quasi esclusivamente con loro ed io mi sentii, come purtroppo spesso accadeva, messa da parte. Anche il giorno del mio compleanno. No, in questo modo proprio non si poteva continuare. Passai tutto il pranzo a rimuginare tra me e me, e quando alla fine ci alzammo tutti insieme dal tavolo gli dissi che gli dovevo parlare. Ci rifugiammo in un’aula del dipartimento di Ingegneria Meccanica per avere tranquillità e per stare al caldo. L’aula in questione era molto grande e disposta a “scalini”, poteva contenere più di duecento persone. Noi entrammo da una delle porte sul retro e ci sedemmo sui tavoli, con i piedi appoggiati alle sedie. Eravamo in una leggera penombra. Gli dissi che non aveva senso continuare la nostra relazione, ammesso che ci fosse stata veramente una storia tra di noi; lui non c’era mai e io volevo altro per me. Lui mi ascoltò senza quasi parlare, e quando ebbi finito mi chiese se ero sicura di quello che stavo facendo. “Sto passando un brutto periodo, con te ho sbagliato molte cose, me ne sono reso conto solo adesso. Non sono perfetto, ma ti prego di avere pazienza e di aspettare. Ci vorrà del tempo, quanto non lo so, però quando tornerò da te avrai tutto quello che vuoi, un ragazzo presente e che ti vuole bene.” “No, io non ci sarò più, ho aspettato troppo.” “Io tornerò lo stesso, te lo prometto.” “Matteo, è finita.” Lui mi guardò negli occhi e mi disse: “Oggi ci siamo aperti e confidati, siamo qui, seduti uno di fianco all’altra in un’aula vuota, e penso che forse sarà l’ultima volta che ci parliamo in questo modo. Ci allontaneremo sempre di più e arriveremo a salutarci a malapena…non è triste vedere come finisce il nostro rapporto? Vieni con me.” Mi prese per mano e uscimmo dall’aula. “Dammi un ultimo bacio” E così, nascosti dietro l’angolo di un corridoio, ci unimmo per l’ultima volta in un bacio pieno della passione di chi sa che quel momento non potrà più tornare.