Inguacchiando

Quella buona merenda....


                                                             Quando ero piccola facevo merende diverse a seconda di chi me le preparava: la mia mamma, a Roma, mi preparava la “Cialla”una fettona di pane, meglio se erano friselle (sorta di crostoni secchi, tipici pugliesi) appena inumidite e condite con olio, sale, basilico e pomodori a fette; la mia nonna siciliana mi dava delle fettone di pane nero e dolce con un dito di burro sopra e poi la marmellata di amarene fatta da lei (*); la mia nonna pugliese mi ammanniva fettone di pane con olio e sale o, in alternativa, burro e zucchero.Quanto è cambiata la merenda? Si giocava in cortile o ai giardinetti o in giardino, poi tutti sudati, dopo corse e giochi, si afferrava quelle bontà così semplici e via…di corsa a giocare di nuovo, con qualcuno che ti gridava dietro di non correre troppo!Ho ancora sulle labbra la dolcezza di quelle merende…ancora sulla fronte una mano che ti asciugava il sudore…ancora nelle orecchie le raccomandazioni…ti sentivi protetta, coccolata, seguita, anche se non te ne rendevi conto: piccole attenzioni che però ti sono rimaste dentro, perché erano fatte proprio per te, con l’attenzione di chi ti voleva bene e ti dava quello che ti piaceva. (*)Marmellata di amarene(dal quadernetto scritto a mano della mia nonna siciliana)Kg. 1 di amarene (pesate senza osso)Kg. 1 di zuccheroMettere a cuocere tutto finchè non bolle, poi lasciar cuocere lentamente ancora per 10 minuti.Sembra semplice, no? L’uso era duplice: lo sciroppo veniva usato nelle granite e serviva a rinfrescare; le amarene (le coccie, appunto, cioè le bucce) si usavano come una sorta di marmellata.