Creato da percheciinnamoriamo il 22/10/2007
Perche_ci_innamoriamo

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RECENSIONE SU TG COM

Infine per chi vuole istruirsi sull'argomento c’è chi addirittura ha scritto un manuale. “Perché ci innamoriamo”. L'autore,  Raffaele Renna, propone una spiegazione scientifica dell'innamoramento, partendo dallo studio del "colpo di fulmine" e mettendone in evidenza l'universalità, la dimensione estetica e le motivazioni narcisistiche di fondo. Si tratta di uno studio che dimostra come le frecce di Cupido seguano una traiettoria determinabile scientificamente e quindi prevedibile, almeno in una certa misura.

CLICCA QUI PER LA RECENSIONE COMPLETA

 
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Il prossimo libro

Post n°3 pubblicato il 22 Ottobre 2007 da percheciinnamoriamo
 

L’autore, da quando ha preso coscienza di esistere, unitamente ai sentimenti di stupore e di meraviglia nei confronti del Creato, ha sempre avvertito un certo senso

di estraneità e di rigetto alla logica delle leggi aspre, ciniche e selettive della natura imposta da “Colui” che ha fatto il mondo, che purtroppo non risparmia neppure l’uomo.

   Da ciò nasce il suo continuo desiderio di conoscere e di conoscersi.

Il prossimo lavoro sarà un altro saggio che ha come spinta di partenza proprio questo suo interiore non buon “rapporto” con “Colui che ha fatto il mondo”, nella consapevolezza che tale problematica riguarda ineluttabilmente tutte le entità viventi (e non) e pensando che  non sono in molti a guardare in faccia la realtà, con spirito critico e, per quanto possibile, in modo sereno e oggettivo, senza cioè quei condizionamenti insiti nella natura umana.

   L’autore, infatti, nel descrivere le sue impressioni e le conseguenti conclusioni di

tipo sillogistico sulle “cose umane”, manterrà sempre gli occhi aperti al mondo e mai chiusi o socchiusi per immaginarlo soltanto, come di norma l’uomo è abituato a fare,

vuoi per costrizione, vuoi per una sua intima e rispettabile esigenza.

   Il tentativo è quello di dare un senso non astrattamente speculativo alle domande

che da sempre attanagliano la mente umana, ossia :

Chi è l’uomo? Chi sono io? Da dove vengo? Dove andrò a finire? Che significato potrà

avere la vita? Chi o che cosa può aver voluto tutto ciò, visto che tutto segue una logica

e un filo conduttore? C’è un nesso bio-psicologico tra la figura di Gesù e noi? Chi è veramente Gesù? E la fede? La trascendenza? Che cosa sono l’”Io” e la coscienza?

Ma esistono veramente?

 
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La ricerca

Post n°2 pubblicato il 22 Ottobre 2007 da percheciinnamoriamo
 

L’autore in questo studio è partito da alcune intuizioni, frutto di osservazioni e riflessioni, nella convinzione di arrivare a scoprire, con la ricerca sperimentale, qualche segreto ancora nascosto dell’innamoramento, almeno di quello a prima vista.

   Ma indagando attraverso i vari test adottati dagli psicologi sociali e “ficcando” il naso nelle tante discipline che tale problematica inevitabilmente investe, ha potuto constatare che quelle intuizioni iniziali coinvolgevano tutto l’universo del comportamento umano. E’ come l’archeologo che, scavando con la convinzione di trovare una tomba preistorica, alla fine si trova di fronte a una necropoli.

   Il punto nodale che l’autore ha dovuto affrontare, nel momento cruciale della sua ricerca in cui tutti i dati convergevano in un’unica direzione ma vi mancava da spiegare

la matrice comportamentale per giungere alla profondità del fenomeno, era il seguente:

  - Quali sono i meccanismi psicologici dell’uomo preposti all’interpretazione soggettiva

della realtà che lo circonda?

  - Ossia, perché ognuno di noi “vede” le cose della natura in modo diverso l’uno dall’altro, attribuendo alle stesse un valore e un significato proprio?

  - In altri termini, qual è il processo nascosto attraverso il quale l’uomo trova interesse a investire risorse ed energie per alcune cose o persone piuttosto che per altre?

  - E comunque, come avviene tale processo?

   Ebbene il mistero è venuto alla luce e nel libro è stato spiegato con facili esempi ma non è stato approfondito per non appesantire troppo la lettura, essendo il meccanismo in questione abbastanza complesso. Cerchiamo ora di entrare in qualche dettaglio.

    L’uomo, in ogni momento della sua vita da persona cosciente, non “vede” e non può “vedere” la realtà oggettiva, pur essendo dotato normalmente di un certo “principio della realtà”, perché il cervello non funziona come una semplice fotocamera. Ciò vale sia per i contenuti intrinseci di ciò che esiste in natura e sia per le forme. Noi abbiamo certamente una fotocamera naturale che sono i nostri occhi attraverso la quale entrano le immagini e i contenuti. Ma subito dopo è il cervello che “elabora” in modo molto complesso e soggettivo quello che vede proprio come fa un sofisticato software del computer. Il computer ce l’abbiamo tutti ma ognuno di noi ha un software diverso che, quindi, dà risultati diversi perché diverso è il programma ma anche l’operatore

in ognuno di noi. Questo operatore è la nostra coscienza.

   Ogni persona ha un proprio patrimonio genetico e un personale vissuto e bagaglio di esperienze che modificano la persona stessa in ogni momento della sua vita. Infatti sono miliardi le informazioni che riceve il nostro cervello ogni secondo che passa.

   E’ certo che abbiamo un patrimonio inconscio comune ( o collettivo per usare la terminologia junghiana ) che ha sede nel DNA e uno strettamente individuale che matura durante il percorso di vita personale.

   E’ logico a questo punto constatare come quelle immagini e quei vissuti che entrano a far parte del nostro cervello dalla porta dei nostri occhi debbano poi percorrere i meandri oscuri e meno oscuri delle stanze dei bottoni della nostra mente prima di arrivare alla coscienza, che ha sede nella parte più evoluta dell’encefalo che è la neocorteccia.

   Ma la coscienza può ricevere le immagini e i vissuti che vengono dalla profondità del sistema nervoso centrale solo in modo filtrato e mai veramente oggettivo. E’ come l’acqua di un fiume che si arricchisce di chissà quante sostanze prima di arrivare al mare, o un colore che, filtrato da tante altre piccole venature di tonalità, viene modificato nella sua essenza iniziale, oppure ancora come il vento che incontrando ostacoli via via sempre diversi assume suoni e frequenze sempre diverse.

   Accertato questo occorre capire come agisce la coscienza in conseguenza di questi stimoli interiori. Il punto nodale è proprio questo.

   La coscienza è come un fantino che si trova a montare e “pilotare” un cavallo, con una propria vita, energia e un proprio interesse per la vita, per cui quando riceve gli stimoli, questi hanno già una caratterizzazione e si presentano più o meno piacevoli o per niente gradevoli né facili da dominare.

   Questo percorso, questo meccanismo di elaborazione inconscia delle informazioni provenienti dall’esterno del soggetto può essere chiamato processo proiettivo o, semplicemente, proiezione che la coscienza è costretta a gestire, se riesce a gestire, con i comportamenti susseguenti, a seconda degli obiettivi che la persona si pone e dei sentimenti ed emozioni che entrano in gioco.

   Esiste una proiezione difensiva e una non difensiva.

Quella difensiva tende a risolvere dei problemi che si possono scatenare proprio a causa di vissuti dolorosi o patogeni per cui il soggetto può arrivare a vedere immagini deformate o addirittura sostituite con altre che risultano così meno dolorose. E’ il caso dei deliri, delle manie di persecuzione da paranoia ecc.

   Per fortuna nella normalità si ha a che fare con una proiezione non difensiva, ovvero l’individuo non sente il bisogno di difendersi da impulsi o immagini sgradevoli ma semplicemente interagisce con gli stimoli e il fantino non cade dal cavallo, anzi, quest’ultimo diventa un ottimo mezzo per raggiungere la meta desiderata.

   Chiarito questo, resta da capire perché desideriamo una meta.

Nel complesso processo della proiezione l’Io ( o la coscienza ) cerca, desidera e poi magari si innamora di tutto ciò che vede secondo un proprio modo narcisistico di concepire il mondo e si comporta come una calamita: così come la calamita attira su di sé tutto ciò che è compatibile con la sua struttura elettromagnetica, come metalli, così l’Io vuole per sé tutto ciò che è compatibile con la sua struttura che si è preformata del modello ideale del sé. E’ un modello ideale fatto di equilibri, di proporzioni, di simmetrie, di dolcezze e purezze infantili ma soprattutto di forme che richiamano il proprio sé e la propria immagine ( narcisismo ), da quanto è risultato da tutti i test somministrati.

   Alcuni studiosi suppongono si tratti di un ideale che proviene dalle immagini delle persone che,nei primi anni di vita, hanno avuto cura e amore del soggetto, ma così non risulta quando si fa uno studio accurato e sperimentale. Evidentemente sono le somiglianze che ogni figlio possiede dei genitori a ingannare tali studiosi.

   Da qui la straordinaria conclusione: ognuno di noi nasce già con uno schema predefinito di sé nella mente che poi diventa frutto e filtro di ogni proiezione del soggetto verso l’esterno. E da qui le scelte dei partner, una ricerca che non trova mai pace né soluzioni definitive.

 
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