... mi accade , quasi, di toccare con la mente tutta la gente che è stata qui, dove si sente più forte il sogno che non c’è, più alta la parola che manca al discorso infinito della vita nei giardini vuoti dell’infanzia e negli orti affollati di frutti, di occhi, di oggetti dove la terra è pestata con pazienza, con accanimento, per comprimere erbacce, resistere al vento, e inutilmente festoni di foglie e di fiori, chiome giovani, mani affusolate protendono la sera sul mare inventato da voci, che nulla sanno, nulla possono – solo promettere; aspetta, prolunga un desiderio (lo senti il vento, che cosa dice il vento?) sulla punta della lingua Gian Mario Villalta