spes.ultima.dea

Matthieu Bourel


    
     Giardini chiusi, appena intraveduti, o contemplati a lungo pe’ cancelli che mai nessuna mano al viandante smarrito aprì come in un sogno! Muti giardini, cimiteri senza avelli, ove erra forse qualche spirto amante dietro l’ombre de’ suoi beni perduti!   Splendon ne la memoria i paradisi inaccessi a cui l’anima inquieta aspirò con un’ansia che fu viva oltre l’ora, oltre l’ora fuggitiva, oltre la luce de la sera estiva dove i fiori effondean qualche segreta virtù da’ lor feminei sorrisi,   e i bei penduli pomi tra la fronda puri come la carne verginale parean serbare ne la polpa bionda sapori non terrestri a non mortale bocca, e più bianche nel silenzio intente le statue guardavan la profonda pace e sognavano indicibilmente.   Qual mistero dal gesto d’una grande statua solitaria in un giardino silenzioso al vespero si spande! Su i culmini dei rigidi cipressi, a cui le rose cingono ghirlande, inargentasi il cielo vespertino; i fonti occulti parlano sommessi;   biancheggiano ne l’ombra i curvi cori di marmo, ora deserti, ove s’aduna il concilio degli ultimi poeti; tenue su la messe alta dei fiori passa la falce de la nova luna; ne l’ombra i fonti parlano segreti; rare sgorgan le stelle, ad una ad una;   un cigno con remeggio lento fende il lago pura imagine del cielo (desìo d’amori umani ancor l’accende? memoria è in lui del nuzial suo lito?) e fluttua nel lene solco il velo de l’antica Tindaride, risplende su l’acque il lume de l’antico mito.   Di sovrumani amori visioni sorgono su da’ vasti orti recinti che mai una divina a lo straniero aprirà coronata di giacinti per lui condurre in alti labirinti di fiori verso il triplice mistero cantando inaudite sue canzoni.   Ma quegli, folle del profumo effuso dal cor degli invisibili rosai, chino a la soglia come quando adora, pieni d’un sogno non sognato mai gli occhi mortali, giù per l’ombre esplora nel profondo crepuscolo in confuso il dominio silente ch’egli ignora.   Così la prima volta io vi guardai con questi occhi mortali. Voi, signora, siete per me come un giardino chiuso.                                  Gabriele D'Annunzio