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ALLA FACCIA DELLA COERENZA


Li chiamano “cattolicanti”. Si tratta di quegli uomini politici che differiscono dai “cristianisti”, per il fatto di essere accomodanti, soprattutto con se stessi. Sono quelli che ostentano la loro fede, i loro valori, ma sempre più spesso se ne servono per fini politici. Come è il caso dei Dico e quindi della famiglia.E allora ci si chiede: se molti di loro (i leader del centrodestra) hanno cosi tanti impicci familiari, prime e secondi mogli, figli di primo e di secondo letto, immaturità sentimentali, insomma una vita familiare che certamente non può essere presa come modello, con quale credibilità questi stessi possano ergersi a testimoni della vita cristiana e proclamarsi, con la benedizione delle gerarchie ecclesiali, difensori della sacra famiglia?In una società in cui divampa la rincorsa al gossip, viene naturale confondere anche in politica lo spazio che separa il pubblico dal privato. Ed allora ecco la politica attraverso lady Fini, Veronica o la suocera di Berlusconi, il marito della Prstigiacomo, la prima moglie televisiva di Calderoni. E davvero su questo terreno non c’è “cattolichesimo” che tenga: si predica bene, ma si razzola male.Oppure c’è fin troppa famiglia nel caso di Mastella, che con la moglie presidentessa ammette di essere arrivato vergine al matrimonio, ma che poi lo santifica con un gran partito famiglia. Oppure ce n’è fin troppo poca di famiglia nel caso dei veri "cattolicanti" Casini, Berlusconi, Bossi, Fini e l'ultima arrivata Santachè.Dubitare è lecito. Si pensi alla Pivetti, che l'altro giorno è comparsa in versione sado-maso con frusta. Quando ricopriva la carica di Presidente della Camera portava la croce al collo, era terrorizzata che nelle occasioni ufficiali si vedessero le gambe.E allora alla faccia della coerenza.