i segreti di sara

PAVESE:


Nella savana un topo (ci sono anche là) si era perdutamente innamorato di un'elefantessa e le faceva una corte serrata. Lei lo trattava con indifferenza e sufficienza: «Cosa vuoi da me? Cosa potresti darmi tu così piccino e con un cazzino ancor più piccino?» Ma il topo non demordeva e continuava a tampinare l'elefantessa. Finché venne il giorno della rivincita. L'elefantessa era caduta in una rete di cacciatori e il topo che, guarda caso, passava di là le fece il brutale ricatto: «Io con i miei denti rosicchio la rete e ti libero, ma tu, dopo, fai l'amore con me». L'elefantessa accettò senza esitazione: «Tanto» disse, «tu a me non puoi fare nemmeno il solletico, non sei neppure l'antipasto di un antipasto». Si appartarono quindi sotto un alto albero di cocco. Il topo ci dava dentro come un forsennato, ma dall'elefantessa non si levava nemmeno un fremito. Sennonché dal cocco si staccò una noce che andò a schiantarsi proprio sulla testa dell'elefantessa che mandò un barrito. E il topo: «Godi, eh, brutta puttanona!». Crudele è la sorte di coloro che ce l'hanno piccolo, immortalati da Chevalier, in Peccatori di provincia, nel personaggio di Petitbidois. «Il peggiore ratè per un uomo è non contentare una donna. Il resto sono balle, tutte luride balle» scrive nei suoi Diari Cesare Pavese che viveva questo dramma anche se per una causa diversa (eiaculazione precoce). E forse meno frustrante la condizione dell'impotente tout court che alla fine se ne fa una ragione e rinuncia. Ma Petitbidois non desiste, insiste, andando incontro ad ogni sorta di umiliazioni. Anche perché in queste cose le donne possono essere spietate. Il fatto è che tutti i maschi pensano di avercelo piccolo o comunque più piccolo degli altri. Hemingway racconta come Francis Scott Fitzgerald ne fosse ossessionato. Così, una sera, a Parigi, andarono insieme nel cesso e Francis Scott si tirò giù le braghe: naturalmente ce l'aveva normalissimo. Ci vogliono anni di frequentazione con la Desinenza in A per capire che la lunghezza e la grossezza del pene, a meno che non scenda ai livelli di Petitbidois, hanno un'importanza relativa, che per la donna posseggono più che altro un valore onirico e che insomma, in linea di massima, si è più che sufficientemente attrezzati alla bisogna. Ma quando si raggiunge questa tranquillante consapevolezza è, quasi sempre, ormai inutile.(MASSIMO FINI)