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La bulimia viene spesso additata come la malattia delle donne.
Nella maggior parte dei casi, la bulimia si manifesta nell’ultima fase dell’adolescenza, verso 17-18 anni. Se l’anoressia colpisce ragazzi molto giovani, sembra che la bulimia sia una prerogativa dei più grandi. In Francia circa il 5% della popolazione adolescente soffre di disturbi del comportamento alimentare. Oggi il numero dei casi d bulimia è da due a tre volte superiore a quello dei casi di anoressia. Si stima che il 10% dei bulimici siano maschi. Forse però ci sono più ragazzi bulimici di quanti registrati. Questo perché la bulimia è spesso considerata malattia da femmine. e quindi nascosta di più.
“Per cinque anni mio figlio bulimico senza che me ne sia accorto. Usciva a fare la spesa e nascondeva tutto sotto il letto. La sera, beveva litri e litri di Coca Cola Light e si rimpinzava di dolci fino a sentirsi male. Quando abbiamo scoperto tutte quelle provviste e, soprattutto, i sacchetti di vomito, non voleva assolutamente andare dal medico, diceva che lo prendevamo per un omosessuale perché era una malattia da ragazza.”
Testimonianza di un padre tratta dal libro Bulimia. Uscire dal meccanismo (di Rébecca Shankland e Clothilde Torte, Armando editore 2011)
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A quattro anni, e anche dopo, tale abitudine è ancora molto comune. Assai frequente è infatti il caso del bambino che dopo aver pianto o litigato coi compagni della scuola materna, si mette il dito in bocca come segno della riconquista della calma e del benessere. In altre occasioni invece la motivazione non è così esplicita.
Ad esempio, mentre i bambini stanno ascoltando una favola, o in genere quando sono intenti a guardare e ad ascoltare, il loro pollice sembra vagare dentro la bocca per esprimere piuttosto un atteggiamento meditativo. Anche in questi casi, quando il bambino assume un aspetto sognante, l’abitudine del dito in bocca sembra entrare a far parte di una condizione di generale di benessere. Sia l’aria sognante che l’atteggiamento di autoappagamento sembrano entrambi modi di ritorno al lontano tempo felice di benessere in cui era solo con la madre.
Curare queste abitudini non significa affrontarle con richieste di ubbidienza; molto meglio lasciarle stare; passeranno, da sole, con il tempo. Di giorno potremo forse ottenere che il diversivo creato da altre cose ne diminuisca l’intensità; ma all’ora di andare a letto, i bambini ne avranno bisogno.
Fonte: Mio figlio ha 4 anni, Elsie L. Osborne, Armando Editore
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Materiale: Fili di lana (uno per ogni bambino) e musica adatta.
Descrizione: I bambini giocano in gruppi di tre o quattro e formano un circolo. Sono congiunti dai fili di lana di cui tengono l’estremità «Mantenendo i fili tesi il più possibile, ora vi aggroviglierete al massimo, senza allentare i fili e senza avvolgervi il collo. Quando non sarà più possibile avvolgervi, quando sarete ben avviluppati, dovete srotolarvi fino a formare il circolo iniziale» .
Livello: 6 anni ----> 9-10
Osservazioni: per i bambini della prima elementare, l’attività qui proposta è difficile da realizzare con dei fili di lana. si consiglia pertanto di sostituirli con della corda che offrirà un appiglio più saldo.
Per i bambini dai 9 ai 10 anni la situazione produce degli effetti visivi interessanti. I bambini si armonizzano e si “aggrovigliano” lentamente. I diversi tentativi li rendono consapevoli della necessità di muoversi uno per volta, oppure cercano di ricordare i passi dati in precedenza per districarsi con maggiore felicità. Questa situazione li obbliga a passare sopra o sotto i fili di lana, a girare su se stessi.
Usando fili di colori diversi, i bambini possono memorizzare e visualizzare con maggiore facilità la sequenza dei movimenti fatti.
Un bambino nel circolo, finirà inevitabilmente per terra, ma non sarà mai lo stesso bambino.
fonte foto: http://woollythinking.wordpress.com/
fonte gioco: Anne-Marie Venner, 40 giochi per un corretto sviluppo fisico del bambino, Armando Editore
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Prima che un bambino compia 6 anni, generalmente ha imparato la maggior parte dei fatti riguardanti se stesso e la sua famiglia. Ha imparato almeno una lingua e tantissime altre cose. E tutto prima che abbia messo un piede in aula.
Mentre è naturale che nessun bambino voglia imparare la matematica finché non viene a conoscenza della sua esistenza, tutti i bambini sono avidi di sapere e quindi, in circostanze appropriate, anche della matematica. I bambini si divertono di più a imparare che a mangiare.
Se lo apprezziamo e lo incoraggiamo, il processo avviene con una rapidità veramente incredibile.
Un bambino ha dentro di sé un desiderio bruciante di imparare senza limiti (Glenn e Janet Doman - Imparare la matematica prima dei 3 anni).
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Inviato da: mumonboard
il 23/03/2011 alle 10:08
Inviato da: mumonboard
il 08/03/2011 alle 14:11
Inviato da: rivoluzioneGentile
il 07/03/2011 alle 16:21
Inviato da: mumonboard
il 04/03/2011 alle 11:56
Inviato da: rivoluzioneGentile
il 03/03/2011 alle 15:21