IO CE L'HO PROFUMATO

IL CONCERTO DI GIANNI MORANDI


Andiamo al concerto di Gianni Morandi?Eh? Gianni Morandi? Non posso, mi dispiace.E perché non puoi?Perché ho cose importanti da fare, io.Importanti come il poker di ieri sera?Che c'è, non ho diritto a divertirmi, ogni tanto?O le partite di calcio in tv quasi tutti i giorni che vorresti vedere?Vorrei? In che senso "vorrei"?O il calcetto con gli amici che avresti domani sera?Di nuovo il condizionale? E' inutile che ricatti, non ci vengo lo stesso.E così quella sera, appena entrato nel palasport (lo so, avrei dovuto continuare a rifiutarmi, ché l'uomo è uomo, ma era la finale del torneo di calcetto, non potevo correre rischi) mi si è aperto un mondo.Io pensavo "ma chi cazzo ci va al concerto di Gianni Morandi? Saremo solo in due, magari ci fa sedere direttamente sul palco". E invece il palasport era gremito in ogni ordine di posti, quasi esclusivamente da donne. I pochi uomini presenti, tutti al seguito delle consorti e alquanto imbarazzati, si scambiavano sguardi di solidarietà,  riuscendo a parlarsi solamente con gli occhi.Anche lei con sua moglie, architetto?Già, ragioniere.Ste cazzo di mogli.A chi lo dice, ragioniere, a chi lo dice!Le spettatrici erano di un po' tutte le età, con un inaspettato (per me, almeno) numero di ultrasessantenni. "Bene, meglio così. Mi sa che qui ci facciamo tutti una bella dormita", ho pensato ingenuamente.Invece, quando Gianni Morandi è apparso sul palco, è successo il finimondo. Le avete presenti quelle ragazzine che assediavano gli alberghi dove c'erano i Duran Duran o i Take That? Bazzecole. Hanno cominciato tutte assieme, ma proprio tutte, a gridare come galline spennacchiate. E più erano attempate più gridavano, giuro.Concentratevi per un attimo, immaginate migliaia di donne in preda ad una crisi isterica in un luogo chiuso, e ditemi se non vi viene un sussulto di terrore. Io ho temuto seriamente che il palasport si scoperchiasse e che saremmo restati tutti sotto le macerie. Che brutta fine e, soprattutto, che figura di merda.La struttura, invece, ha tenuto, e il concerto è cominciato.E' stato una serata bellissima, vi assicuro, e non parlo del concerto. Il vero spettacolo è stato quello delle befane da combattimento. Ho visto scene impensabili, e tutte da parte delle più anziane: gruppi di sei o sette nonne settantenni che, a dispetto della sciatica, si alzavano di colpo ed esponevano striscioni deliranti. Forsennate grosse come lottatori di sumo che si mettevano in piedi sulla sedia con un'agilità insospettabile e dimenavano voluttuosamente i culoni. Vecchiette che fingevano di essere catatoniche e invece poi si alzavano di scatto a tradimento, precedendo le amiche sotto il palco per dargli la mano artritica mentre cantava. Ad un certo punto ho pensato che qualcuna, nella migliore tradizione delle rockstar, gli avrebbe lanciato le mutande sul palco. E anche i pannoloni, nel caso.Una delle fan più accanite, una sorta di capopopolo, era una commercialista, moglie di un avvocato che conosco bene per motivi di lavoro. Una signora bionda sui cinquantacinque anni, ben portati, sempre molto elegante e distinta. Quando non va ai concerti di Gianni Morandi, almeno. Si alzava ogni trenta secondi e buttava certe gridate da film horror, mentre il marito la prendeva per il braccio per riportarla seduta. Ad un certo punto, sgusciata via dalla marcatura, ha tentato di arrampicarsi sul palco, con la borsetta in bocca, ed è stata portata via di peso dal servizio d'ordine, dimenandosi come in preda ad una crisi epilettica. In quel preciso momento ho incrociato lo sguardo dell'avvocato, che ha fatto finta di non conoscermi e, rosso come un peperone, è sgattaiolato fuori, fingendo di parlare al telefono.Non è più rientrato, ma la moglie mica se ne è accorta. Ha mentito ai suoi aguzzini dicendo di essersi calmata e poi, alla fine del concerto, si è messa in agguato fuori dai camerini. Appena il suo idolo è uscito, ha preso la rincorsa per scavalcare la guardia del corpo, un ciccione enorme più largo che lungo, ed è planata con la testa sulla faccia del povero Gianni Morandi, che secondo me ha dovuto mettere il collare per almeno una decina di giorni, per la botta.Quando, ancora un po' rintronato, è riuscito ad allontanarsi dal palasport in automobile, rincorso per almeno trecento metri da una ventina di irriducibili (ovviamente guidate dalla commercialista d'assalto, che era tutta spettinata e aveva perso una scarpa in una delle colluttazioni precedenti), ci siamo tutti ritenuti soddisfatti ed avviati verso il parcheggio.Buonasera, avvocato, anche lei qui?Sì, sto aspettando mia moglie. L'ha vista, per caso?Ah, c'era pure sua moglie? No, non ho avuto il piacere.Ne è certo?Certissimo.Ah! Buonasera, allora.Buonasera, avvocato, alla prossima.