IO CE L'HO PROFUMATO

ILLUSIONI E DELUSIONI


Questo piccolo post (postino? posticino?) è dedicato ad una persona, lei capirà.Entrare in alcuni blog è interessante ed istruttivo, davvero.Parti allegro come Topo Gigio, dicendo anche "ma gosa mi digi muaiiii" con la sua voce. Lì dentro, però, leggendo leggendo, commentando commentando, ti trasformi da ratto in sociologo, ed esci vestito come Alberoni. Quoziente intellettivo immutato, d'accordo, ma espressione molto meno sveglia. La cosa peggiore è che poi rompi i maroni agli altri, con le tue domande e le tue risposte. E allora, la domanda che ho in testa, oggi, è "ma quanto siamo capaci di complicarci la vita, nelle relazioni sentimentali?"Ad esempio, lo direste voi che gode di grande seguito il principio, non scritto, secondo cui il comportamento corretto da tenere è quello di preservare l'altra persona da illusioni e delusioni? Anche a scapito della "sincerità" sentimentale, se necessario.A pensarci bene, è un pensiero che ci viene un po' inculcato sin da giovanissimi (in particolare agli uomini, ma non solo a loro), non foss'altro per il sentir dire "mascalzone, si è preso gioco dei suoi sentimenti", "zoccola, lo ha illuso", "vigliacco, la ha sedotta e abbandonata".E, poi, ci viene ricordato da quelle persone che usano il ricatto morale come arma di "seduzione". E non parlo solo delle frasi esplicite e melodrammatiche, dei "se mi lasci morirò", delle urla, dei pianti, ma anche dei messaggi non espliciti, inviati personalmente o da (e a) familiari, amici, e così via.Io, per quanto riguarda me, sapete cosa vi dico? Che io preferisco essere prima illuso e poi deluso, piuttosto che affidato ad un tutore.Perché una delle frasi più irritanti che ci si può sentir dire è "ti lascio perché non voglio farti soffrire". A me è capitato, una ventina d'anni fa, e ancora mi girano le balle. Ma chi te l'ha detto che soffrirei? E se volessi solo strofinarmi fino alla consunzione? E poi, pur ammesso che soffrissi, saranno pure cazzi miei, o no?Ma c'è un'altra frase, di segno opposto, che sarebbe più mortificante, e cioè "non lo lascio perché non voglio farlo soffrire". Già, non "ti", bensì "lo", perché è una frase che solitamente non si dice all'interessato, ma ad altre persone: parenti, amici, vicini di casa, colleghi, parrucchiere, salumiere, posteggiatore abusivo.E allora, nella mia qualità di illuso e deluso in pectore, lancio il mio messaggio: che mi si tenga anche solo per fare scempio del mio giuovine corpo, che mi si lasci senza preavviso né TFR, non morirò.Mi sia sempre data, però, la dignità di essere pensante, capace di decidere e di badare a se stesso, capace di scegliere sei correre o meno i rischi che ogni situazione può comportare.Non voglio essere preservato, voglio essere azzannato e bastonato, ecco.