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« MOMENTI DI GLORIAIO, ROBY E LA FINE DEL MONDO »

DESCRIZIONI DETTAGLIATE

Post n°151 pubblicato il 30 Novembre 2012 da giginosco

Ci sono scrittori, anche dilettanti, che hanno grande capacità descrittiva.
Riescono a farti vedere ogni dettaglio dell'ambiente che circonda i personaggi, ogni fogliolina che si muove. A farti ascoltare il rumore di ogni gocciolina che cade, di ogni rametto che si spezza. A farti sentire l'odore di ogni nuovo fiore, di ogni nuovo frutto, tanto che ti auguri che nessuno dei protagonisti pesti la cacca di un cane, fosse anche quella del suo splendido setter.
Anche dei personaggi, poi, questi artisti del cesello sono capaci di descrivere tutte le espressioni del volto, le alzate di sopracciglio di perplessità, il formarsi di un'invisibile ruga di disappunto, il movimento di desiderio del mignolo del piede, l'intensità dello sguardo amoroso misurata in candele.
E i pensieri, dove li mettiamo i pensieri? Ogni moto d'animo, ogni ricordo, ogni ferita ancora aperta. Ogni sussulto del cuore provocato da un incontro, ogni piccolo o grande timore. Ogni dubbio, ogni certezza, ogni dubbio diventato certezza. Ogni cazzo di cosa che passa per la testa del personaggio, insomma, tranne quelle che in verità sono le più frequenti, tipo "devo fare la cacca" o "chissà se giochiamo con il regista davanti alla difesa" o "glieli darei due colpi alla governante del marchese".
Una mia amica capocciona, aspirante scrittrice, mi fece leggere anni fa l'incipit del suo romanzo. L'articolo determinativo (vabbè, preposizione articolata) non è casuale, visto che solo l'incipit era di venti pagine, non so se mi spiego. Probabilmente aveva progettato tomi su tomi, voleva scrivere un'altra Recherche, però un po' meno sintetica.
Beh, in venti pagine succedeva solo che, in una casa in aperta campagna, una donna doveva partorire e il marito andava di notte a chiamare il medico. Dico io, tua moglie sta per partorire e tu ti metti a ripercorrere tutta la tua vita, invece di sbrigarti? E ci metti tre pagine a bussare alla porta, che ancora me le vedo davanti agli occhi quelle nocche timorose, indugianti e (ci giurerei) pelose? Dopo venti pagine, insomma, la moglie era lì a gridare e lui doveva ancora decidere se bussare alla porta o al campanello.
"Che te ne pare?"
"E' certamente intenso (aggettivo che uso spesso quando devo svicolare, perché ognuno lo interpreta come meglio crede, NdA). Ci penso su, ti dirò meglio dopo che lo avrò riletto (col cazzo, altra NdA)"
Lo avrete capito, ormai: a me tutte ste descrizioni mica piacciono tanto. Tu, o ispirato Vate, dammi l'input e il resto me lo faccio da solo.
Forse sono un po' invidioso, penserete, perché io non colgo tutti i particolari, né sono capace di descriverli. Non è vero, e ve ne do la prova.
C'è una persona che potrei descrivere nel dettaglio più di mia madre?
No, ovviamente. Eppure io, invece di scassarvi le balle per un paio di settimane, ve la descrivo in poche righe.

Una ventina di anni fa, nella nostra casa di montagna, è venuto a trovarci un parente che sta al Nord (c'è pure nato, che vergogna per noi sudisti estremi), figlio di un cugino di mio padre.
Mia madre, che ha sempre avuto con tutti un senso dell'ospitalità esagerato, pur non avendolo mai visto prima l'ha accolto con tutti gli onori.
Ma che bel ragazzo, ma che bravo ragazzo, ma resta qualche giorno ospite da noi, ma perché no, ma almeno a pranzo che ci teniamo.
Raggiunto così un accordo onorevole, lo ha letteralmente ingozzato, esibendosi varie volte nella specialità della casa, il "su, solo un altro po', senza pane".
Poi, alla fine dell'abbuffata, gli ha chiesto che lavoro facesse.
"Lavoro in una fabbrica."
"Che bello, che bello. Bravo, bravo! E che fai?"
"Operaio."
"Che bello, che bello. Bravo, bravo! E che fabbrica?"
"Di tagliaerba."
A sto punto, dico io, non poteva mollare il solito "Che bello, che bello. Bravo, bravo!" e fare il caffé?
E invece no, doveva esagerare nel suo entusiasmo incoraggiatorio-ad-ogni-costo, e si è lanciata nell'analisi di mercato di un settore di cui ignorava persino l'esistenza, fino a mezzo secondo prima.
"Che bello, che bello. Bravo, bravo! Quello è un settore che CERTAMENTE non conoscerà MAI crisi!"
"In verità siamo in cassa integrazione da sei mesi."
"Ah!...... Caffè?"

 
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