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INSEGNARE
Quando avrai trascorso trent’anni della tua vita a mettere a punto dei fini metodi psico-pediatrici, medico-pedagocici, psico-pedo-tecnici, alla vigilia della pensione prenderai una buona carica di dinamite e farai discretamente saltare qualche isolato di un quartiere di catapecchie.
E in un solo istante avrai fatto di più che in trent’anni di lavoro.
(Fernand Deligny)
« Blaise Pascal | francesco di lorenzo » |
Post n°207 pubblicato il 07 Febbraio 2010 da francescodil_3
Frammenti_3
C’è sempre un dopofesta Condito di amarezza, per non saper bene Quanto siamo soli, quanto ancora si può contare sull’amore di qualcuno.
…
È vero, il sentiero non è ben delineato E io mi perdo girovagando a caso Facendo finta di sbagliare strada,
E per non dover ammettere la mancanza M’invento stanco e pigro Ma è di altro che avrei bisogno, proprio adesso.
…
Il giudizio non è totalmente libero, si confonde nella palude dove strani uccelli colorati emettono suoni limpidi e precisi,
chissà cosa vogliono dire e se portano messaggi un tantino interessanti per me.
…
I pensieri deboli e le Sensazioni forti su queste autostrade inutili non si adeguano a nulla
vorrà dire che penserò per altri (e per bene) o almeno tenterò. …
Forse è impossibile tentare di imbrigliare Una sensazione andata a male. L’ incomprensione ritorna Sempre la stessa Martellante e inutile Come il tempo che passa le ore vuote i pomeriggi tristi il senso perso e tutto il resto.
…
Capire le cose è una inutile Perdita di tempo È uno spreco studiare Approfondire gli argomenti.
…
Se finisse finalmente Questa eterna inquietudine Se riuscissi almeno una volta Ad incanalarla dove voglio io O dove vuole lei In un qualsiasi posto magari
potrei sentirmi libero di fare le cose che vorrei da sempre Fare e di cui invece non trovo ricetta
Se veramente scovassi per una volta quel maledetto portone Di quelli antichi, alti e spessi che quando busso invece di restare sbarrato si aprisse con un grosso cigolio e mi facesse entrare… finalmente.
… E così quando le sensazioni forti non ci basteranno più, perché i pomeriggi freddi e nuvolosi (non solo climaticamente) ci avvolgeranno, basterà (chiedo) il tepore dei nostri corpi a sciogliere la sensazione di inadeguatezza?
Quella tenera visione di me/di te fermi sulla strada in piedi, a una stazione di servizio, con la testa persa dietro immagini mitiche mai comparse, perché, in fondo, di quelle fantasie erano mitiche solo le scarpe (tacchi alti o mocassini), e sapremo d’improvviso che per far rivivere il sogno ci vuole altro, forse qualcosa che non ci abita o solo ci sfiora, anzi ci illude. Ma noi saremo testardi a dannarci l’anima per un nulla che faremo finta sia incontaminato. Vivremo lo stesso, sai? Cogliendo il presente e scommettendo poco e niente sul futuro. Sarà il nostro segreto, e lo custodiremo solamente io e te.
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GIOVANI E SOCIETÀ
Provate a dare uno sguardo a come i giovani proletari vengono formati in strada dalla mancanza di riferimenti e di interessi, dall’essenza di dialogo con la società, dalla ghettizzazione rotta solo con la violenza o con la partecipazione al consumo, da quanto si potrebbe fare in termini di spazi, strutture, educazione e cultura e da quanto invece non si fa. (M. Braucci)
L O STILE
Io sono così. Nei miei libri racconto i fatti, che sono la vera cosa importante. Tutto accade in modo crudo e semplice. Sono le persone che ci ricamano intorno. Certamente questo stile riflette anche il mio modo di essere. Ho faticato molto per trovare il mio stile, quello che meglio mi si adattava. I miei primi scritti erano poesie, ed erano totalmente differenti, meno tristi anche. Non ne ero soddisfatta però, ritenevo di scrivere come tutti gli altri, che nel mio modo di scrivere non ci fosse niente di originale. Ero anche stanca di quel linguaggio così enfatico e sentimentale. Volevo scrivere in modo più asciutto e più oggettivo. Così sono arrivata a questo stile, meno lirico, più scarno, ma che mi rispecchia anche di più.
(Agota Kristof)
PREVÉRT E LA POESIA
L’intelligenza non aiuta affatto a scrivere belle poesie; essa può tuttavia evitare di scriverne di brutte. Se Jacques Prévert è un cattivo poeta è soprattutto perché la sua visione del mondo è piatta, superficiale e falsa. Era già falsa ai suoi tempi; oggi la sua nullità appare lampante, al punto che l’intera opera sembra lo sviluppo di un gigantesco luogo comune. Sul piano filosofico e politico, Jacques Prévert è innanzitutto un libertario, cioè, fondamentalmente, un imbecille.
Michel Houellebecq