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PRESENTAZIONE DEL LIBRO "SHAME AND ATTACHMENT LOSS" DI JHOSEPH NICOLOSI


PRESENTAZIONE DEL LIBROShame and Attachment lossdi JOSEPH NICOLOSI (VI RIPORTIAMO, QUI SOTTO, LA TRASCRIZIONE DELLA PRESENTAZIONE DEL NUOVO LIBRO DI JOSEPH NICOLOSI, ANCORA NON TRADOTTO IN LINGUA ITALIANA, DURANTE LA QUALE HA SPIEGATO ANCHE LA TERAPIA RIPARATIVA DA LUI USATA NEGLI USA, SOTTO LA TRASCRIZIONE TROVERETE ANCHE I VIDEO DELLA PRESENTAZIONE CON SOTTOTITOLI IN ITALIANO)   Vi parlerò di questo libro, s’intitola “Shame and Attachment loss”.Vi parlerò, fondamentalmente, di quella che è la nostra attuale comprensione del trattamento dell’omosessualità, del trattamento dell’attrazione indesiderata per lo stesso sesso. La terapia è focalizzata sulla “vergogna”.Il sentimento della vergogna è importantissimo, talmente importante da dare il titolo al libro.Durante la prima sessione di psicoterapia chiedo al cliente: “Hai mai notato che avvolte l’omosessualità sembra non essere nei tuoi pensieri, che per alcuni giorni non ci pensi mai, non pensi mai all’attrazione, e che, invece, in altri giorni, uno due o tre giorni, sembra essere la tua preoccupazione principale?”. Il Cliente risponde immancabilmente: “Si è così”. Quindi gli faccio una seconda domanda: “Qual è la variabile tra questi giorni in cui non ci pensi mai e quei giorni in cui ci pensi? Qual è la differenza tra quei tre, due o un giorno in cui non provi attrazione e quei giorni in cui la senti?” e la risposta è sempre la stessa: “Non lo so!”… Non lo sanno.La terapia consiste nel comprendere quale sia questa variabile che li “scaraventa” nello stato mentale omosessuale. Pensiamo che il sentimento di vergogna sia talmente importante che io e il cliente non parliamo mai di omosessualità, non ce ne preoccupiamo, ma ci concentriamo sul sentimento di vergogna. Esistono fondamentalmente due “stati mentali”: Lo stato della “affermazione” che è quello in cui l’individuo è comunicativo, lucido, concentrato, si comporta in modo naturale, interagisce con gli altri, c’è integrità, c’è calma, autenticità, chiarezza. E poi c’è lo “stato” della pratica omosessuale, dove l’uomo è focalizzato sul rapporto sessuale. Ho detto “uomo” perché la maggior parte dei nostri clienti sono uomini.Dunque, ci concentriamo sul “momento di vergogna”. Il momento di vergogna si ha quando qualcuno ti dice o ti o ti fa qualcosa che genera vergogna nel tuo corpo una sensazione di “caduta”, è una sensazione fisica, per questo lavoriamo sul corpo. E’ come un crollo, uno svuotamento, e poi nella così detta “zona grigia”. La zona grigia è uno stato d’animo in cui ci si sente apatici, disinteressati, scollegati, annoiati, soli, frustrati ed è questo lo stato d’animo che predispone a mettere in pratica i rapporti omosessuali. Quindi se riusciamo ad impedire di entrare in quella zona grigia, in cui si entra a causa del momento di vergogna, e ti tratteniamo nello stato mentale assertivo, non c’è più omosessualità. Harry Gershwin, un anziano analista, diceva: “La persona omosessuale vive un’esistenza “pietrificata”, c’è qualcosa di chiuso in lui, qualcosa di bloccato, di “costretto”. Può assumere un comportamento iperteatrale nel quale investe tantissime energie la sua performance, ma dietro questa iperattività vi è una sorta di indifferenza – è un fenomeno che notiamo nella personalità omosessuale - .Ricordo che anni fa, quando ho iniziato questo lavoro, il ragazzo con problematiche omosessuali che si presentava nel mio studi ed era intimidito, non sapeva cosa dire, era docile, preoccupato, imbarazzato, ed io dovevo in un certo qual modi tirarlo fuori da quello stato. Poi se ne andava ed entrava il ragazzo omosessuale con un problema qualsiasi, entrava e si lasciava cadere nella poltrona, si metteva a parlare. E poi se ne andava via, e un altro ragazzo omosessuale entrava, ed era vervoso, imbarazzato; c’era qualcosa nella sua postura che sapevo essere in qualche modo collegata alla sua condizione omosessuale. Mi ci sono voluti 30 anni per comprendere che quella è l’omosessualità. L’omosessualità è uno stato in cui il corpo è come inibito e imbarazzato, e quando ti liberi da quella costrizione e sei spontaneo ed espansivo, non c’è più omosessualità. Sappiamo che la tradizione cristiana è sospettosa riguardo al corpo ma gran parte della terapia è un lavoro sul corpo. Dunque spiego al cliente che in terapia utilizziamo il sistema del “triangolo di contenimento”, che si articola in tre punti. Dico al cliente: “PRIMO, concentrati su una fantasia omoerotica; SECONDO, resta connesso al tuo corpo, a ciò che senti; TERZO, mantieni il contatto con me, io sono con te, sono presente, desidero sapere cosa ti sta accadendo. Il cliente all’inizio si sente imbarazzato, dice che è una cosa bizzarra, che non lo ha mai fatto, ecc. Dopo un primo momento di imbarazzo, il clinte diventa totalmente conscio della propria eccitazione sessuale. Poi l’eccitazione scompare e lascia il posto al dolore, a un senso di vuoto, e la persona inizia a rendersi conto che la fantasia omosessuale è in realtà una difesa contro quel senso di vuoto nelle profondità del suo essere. Questo “lavoro sul dolore” è parte della terapia.Vi è stato insegnato ad ignorare il vostro corpo, non solo in senso culturale, ma più specificatamente, se avete un problema omosessuale è perché vi sono accadute cose che non vi è stato permesso commentare e neanche sentire. Con la terapia ripartiva si impara a sentire di nuovo, a riconnettersi con il proprio corpo, il vostro corpo vi parla. Una buona definizione del corpo: tutti cercano di dirvi cosa vi sta accadendo ma solo il vostro corpo vi dice che cosa vi sta realmente accadendo – stiamo parlando della comunicazione tra emisfero destro ed emisfero sinistro, ed è questo il collegamento tra buona psicologia e buona teologia: Dio vuole che siamo completamente noi stessi nel nostro corpo, vivi, animati ed espressivi. Cito Sant’Ireneo: “La gloria di dio è l’uomo vivente” e di questo si occupa la terapia ripartiva: ESSERE PIENAMENTE VIVI. Mi ci sono voluti trent’anni per scoprire questo grande segreto e adesso vi dirò in trenta secondi ciò che ho imparato in trent’anni: Quando “senti” i tuoi sentimenti menti e interagisci con le altre persone a partire da questi sentimenti, allora sei integrato, allora non c’è omosessualità. Può accadervi di pensarci, può essere un pensiero fugace, ma non ti afferra strettamente. Le sensazioni omosessuali ti afferrano strettamente solo quando sei scollegato dal tuo corpo. Si crede erroneamente che il senso di vergogna sia il risultato dell’omosessualità, cioè di aver scoperto di essere omosessuali. La terapia ripartiva sostiene il contrario: PRIMA vi hanno fatto vergognare per ciò che eravate, specialmente per la vostra identità sessuale e DOPO è giunta l’omosessualità per “riparare”, ecco perché si chiama terapia “ripartiva”. L’omosessualità è il tentativo di “riparare” ciò che manca, che è stato staccato via, separato, a causa della vergogna.Spesso i Clienti mi dicono: “quella persona ha detto una cosa che mi ha fatto vergognare”. Se Analizziamo questa frase ci rendiamo conto che in realtà siamo noi che che “provochiamo la nostra vergogna”. E’ vero, le persone ci dicono e ci fanno delle cose ma siamo noi che interpretiamo quelle cose come “vergognose”. Dunque, mentre gli adulti provocano essi stessi la propria vergogna, i bambini, invece, vengono “fatti vergognare”. So che ci sono dei genitori qui e naturalmente la teoria si applica alla relazione iniziale specialmente con i genitori e con i fratelli maggiori, ma i nostri clienti man mano che sviluppano questo “stato assertivo” e man mano che prendono coscienza di questi momenti di vergogna, devono imparare ad interagire con i loro genitori in maniera diversa. Senza eccezioni, ogni qualvolta i nostri clienti tornano a casa in occasione delle vacanze estive o in altre occasioni, i sentimenti omosessuali si intensificano. C’è qualcosa nell’ambiente famigliare che fa emergere le tentazioni omosessuali. Non si tratta di incolpare i genitori. Come genitori siete qui per apprendere. Forse avete bisogno di capire in che modo potreste aver contribuito e come potreste cambiare le cose. Ma parte della terapia è che vostro figlio o vostra figlia possono tornare a casa e chiedervi di relazionarvi con loro in modo diverso, ma alcune cose che avete fatto in passato hanno provocato queste reazioni “di vergogna”. I figli devono impegnarsi per primi a cambiare, a modificare questa reazione di vergogna, ma potrebbero chiedrevi di cambiare alcuni vostri comportamenti per aiutarli in questo compito. La cosa interessante che accade durante la terapia, quando l’individuo comincia a vivere nello “stato assertivo” imparando a vedere con chiarezza “chi è e cosa vuole” da un rapporto, senza farsi manipolare, è che diventa più selettivo nella scelta delle amicizie, e improvvisamente si rende conto che qualcuno con cui ha avuto un rapporto per tanti anni, o anche per tutta la vita, è una persona che lo fa “vergognare” e siete dipendenti da questa persona, cercate ancora la sua approvazione, e questa persona ha il potere di dirvi quella “piccola cosa” che genera quello che chiamiamo “momento di vergogna”. E adesso dovete parlare con questa persona e dirle ciò che fa e come vi fa sentire in quei momenti, e se riesce a capirlo, allora avrete un nuovo rapporto con quella persona. Può succedere anche che queste persone non possano o non vogliono capire, e continuano a fare quello che facevano prima, diventando persone “nocive” per il tuo cammino, e dovrai imparare a mettere queste persone da parte; diventi molto più selettivo nella scelta delle persone con cui trascorri il tuo tempo.Adesso desidero passare a un altro argomento; vi voglio parlare di questo documento … si intitola: “Black research shows”. Questo documento è costato al NARTH diecimila dollari. E’ un documento che invalida la posizione dell’Associazione Psicologica Americana. L’APA sostiene tre tesi, ufficialmente. PRIMO: La psicoterapia non può modificare l’orientamento sessuale, non funziona; SECONDO: Se cerchi di cambiare una persona omosessuale attraverso la terapia, puoi soltanto danneggiarla, essa sarà ancora più disperata, più propensa al suicidio, più autodistruttiva; TERZO: Le persone omosessuali non soffrono di un numero maggiore di patologie rispetto agli eterosessuali. Questo documento di 600 pagine mostra la falsità di queste tre asserzioni. Noi ci battiamo contro lAssociazione Psicologica americana (APA) perciò abbiamo presentato ai menbri dell’APA questo documento e riceveremo molto presto una risposta… agosto o settembre… perché una task force valuterà quei tre punti e slitterà una Raccomandazione per il Consiglio di Amministrazione. Ebbene… abbiamo cercato di entrare a far parte di quella task force ma siamo stati tutti rifiutati e soltanto persone gay sono state selezionate per quella task force; e non solo gay ma sono anche tutti attivisti gay, ed essi faranno conoscere le loro decisioni molto presto. Ecco perché abbiamo redatto questo libro e lo abbiamo dato a questa task force e al Consiglio di Amministrazione; lo abbiamo fatto fondamentalmente per sfidare l’APA ad attenersi ai dati scientifici. Questo libro (il documento) è stato venduto nelle librerie per 15 dollari. Se siete interessati all’argomento… questo libro è serio, assolutamente fondato. Se conoscete un teenager che non è sicuro… che pensa di avere il gene dell’omosessualità ed è insicuro sulla vita da seguire, questo è un documento che convincerà l’adolescente ambivalente. Se avete un amico che pensa che siete pazzi a tentare di cambiare… dategli questo libro… fine della conversazione! Se avete a che fare con un pastore che è ambivalente, che non vuole prendere posizione… posate questo libro sulla sua scrivania… conversazione terminata! Desidero leggervi solo l’ultimo paragrafo: “I ricercatori hanno dimostrato che le persone omosessuali presentano un maggior numero di patologie, vale a dire di comportamenti controproducenti, con difficoltà di adattamento ed autodistruttivi. Ciò è supportato da studi che hanno dimostrato che comportamenti suicidi, sesso non protetto, comportamento antisociale, violenza, abuso di sostanze stupefacenti percentuale di suicidi, promiscuità, rapporti non monogami, paraphilia, feticismo, dipendenza sessuale, disturbi della personalità, patologie in generale… , questi comportamenti “problematici” e questi disturbi psicopatologici si presentano nelle persone omosessuali in percentuali tre volte maggiorni rispetto a quelli della popolazione in generale, e in alcuni casi la percentuale è ancora maggiore. Noi crediamo che nessun altro gruppo di dimensioni comparabili nella società soffre di patologie così varie e intense.” Qui non si tratta di attaccare le persone omosessuali, ma si tratta… se avete un figlio diciassettenne che non sa quale direzione prendere potete dirgli: “Ecco, guarda questo libro!  Se vai in quella direzione ecco cosa andrai incontro; se vai in quest’altra direzione probabilmente eviterai quei problemi”Statisticamente, la maggior prevenzione contro queste patologie consiste nel non avere “l’etichetta di omosessuale”… ed è tutto per quanto riguarda il primo argomento, grazie! Ok… continuiamo.Tutte le generazioni di ex-gay, di persone che hanno lottato per uscire dall’omosessualità, hanno avuto difficoltà, ma la situazione è molto migliorata rispetto al passato. Abbiamo migliori tecniche terapeutiche, moltissimi libri, abbiamo molte più informazioni e abbiamo maggiore VISIBILITA’, ex omosessuali disposti a mostrarsi in pubblico.  Conosciamo tutti l’importanza per i giovani delle immagini visuali, dieci anni fa ho partecipato al programma televisivo Twenty-Twenty dove dovevo parlare della terapia… e mi hanno chiesto se potevo portare dei clienti disposti a parlare della loro esperienza… uscire dall’omosessualità. I miei clienti erano pietrificati all’idea di apparire in TV! Nessuno lo aveva mai fatto. Alla fine si sono decisi: uno mise gli occhiali da sole, un altro la parrucca, uno si era truccato pesantemente: Erano patetici … Davvero patetici! Poi la telecamera ha inquadrato Bruce e Darren, due uomini gay… che apparivano belli, felici… seduti su una poltrona con il loro barboncino, alle loro spalle un bellissimo sfondo del Pacifico… Bellissimo! Poi la telecamera ha inquadrato di nuovo i miei clienti… infelici! E’ stato così imbarazzante… ho anche negato di conoscerli: ho detto: “Non sono miei clienti… penso che siano gay!” Disfatta totale!  E’ vero è una storia vera… Dunque è importante l’immaggine visuale, ok? Adesso voglio mostrarvi un paiio di clip, ecco…Vediamo se finziona… (I video clip riguardano  foto di ex-omosessuali, l’ultimo riguarda una donna ) Questa è Dorelle… ha contribuito moltissimo a migliorare l’immagine degli ex-gay. E’ una celebrità in una Chiesa di Los Angeles. E’ una ragazza incredibile! Vende queste magliette (nella foto ha indosso una maglietta con su scritto “EX-HOMESEXUALITY”). Anche persone che non sono ex.gay comprano le sue magliette… è così convincente. La Chiesa ha ricavato del denaro extra grazie a questa magliette: “Ok, ho avuro un pensiero sessuale una volta, quando avevo 12 anni, quindi mi compro la maglietta”… E’ così cool essere ex-gay oggi!   Va bene, è tutto… Grazie a tutti per l’attenzione.