IO SONO ANCORA

E non basta ancora


 EdÈ in questo quadro non certo “georgico”, già descritto nel precedente articolo,che va inquadrato l'esodo della speranza di questi sventurati, aiutati dallenostre forze di cielo, di terra e di mare. Essi si accalcano sulle nostrecoste, spinti dalla cattiveria umana e dallo smodato desiderio di dominio deipotenti della terra. Questi, costruttori d’armi nonché abili mercanti copertidal cannone, sfruttano furbescamente la loro disperazione e li spingono adinseguire chimere. E corrono, questi sventurati verso di noi annichiliti dafalsi complessi di colpa, come loro deboli ed economicamente provati. Sono i “Barbari”di oggi, affamati più di noi, ma ancora non violenti, occupano le nostre case,usano le nostre strutture sanitarie, mangiano il nostro pane, indossano inostri vestiti, invadono e dilagano nelle nostre campagne e riempiono lènostre fabbriche. Sono tanti, tanti, più deiGoti, dei Visigoti, degli Ostrogoti etc. Le nostre strutture non ce la fannopiù. La cosa diventa drammatica, quando ci si rende conto, che i nostri avidipapponi, forse per soldi, forse perché non lo capiscono e lasciano che il fiumedilaghi, né si può escludere, che non standoci più con la testa, non sappiano quelche fanno. E intanto muore la nostra morale, cambiano le nostre tradizioni ementre il Colosseo fa da sfondo a moschee ideali se Ne va la nostra lingua, sacrificataper la pochezza di carattere alla gloria del Dio della “perfida Albione”, dasempre nemica dell’Europa.  Ed ecco che,quasi irata la terra per la tanta nostra stoltezza, ruggisce, si rivolta,travolge e distrugge le nostre case. E Così, mentre i popoli vicini, chepredicano una falsa fratellanza, alzano muri e argini d’ogni genere, noispalanchiamo incoscientemente le porte alla nostra rovina, mettendo addiritturaa disposizione le nostre navi e quanto in anni di sacrifici e di lavoro abbiamocostruito. E dio è con loro.