io sono Gianluca

IN VACANZA DA UNA VITA (Gianluca R.)


Tra campi, monti e boschi emiliani, esiste una Chiesetta frequentata da poco più di trenta anime. Il prete, Don Germano, fa la spola tra due paesini che distano quindici chilometri l’uno dall’altro, ma lo fa amorevolmente. Accanto alla vecchia Chiesa c’è il convento delle monache delle libertà, dove dimorano tutt’ora tre suore oltre a suor Silvia, madre badessa e leader del convento delle libertà. Il suo motto era “grazie a Dio suor Silvia c’è”. Ogni domenica si celebra la Santa messa ed ogni domenica la Chiesetta diventa un luogo, più che di culto, di svago.“…In principio era il verbo ed il verbo divenne parola…” leggeva il prete. Il bambino seduto accanto alla nonna in seconda fila, vestito di tutto punto, dondolava noiosamente le gambe mentre con il coraggioso dito indice effettuava una pericolosa missione speleologica trovando traccia di alcune pepite color oro che donava magnanimo alla Chiesa. Ancora oggi si possono trovare sotto il secondo banco a destra. “Per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa,” ripeteva la folla di credenti. Il chitarrista sfogliava nervosamente il libretto delle canzoni borbottando “..qui c'è il diesis...qui il bemolle...come si fa il si minore?” Al momento della canzone tutti i fedeli si alzarono in piedi ed il chitarrista, con il plettro ben saldo tra le dita attaccò a suonare: MI, MI, MI, “le bionde trecce gli occhi azzurri e poi...” All'offertorio si presentavano la solita vecchia passita perpetua, la pettegola del paese, zitella e settantenne, e il bambino di turno che, con passo cauto e fissando continuamente le ampolline veniva sorpassato e doppiato dalla perpetua, che da diversi anni aveva stabilito il tempo record di 37 secondi esatti. Arrivando sano e salvo all'altare, con un sospiro di sollievo e un “cazzo anche questa è fatta”, stabiliva il tempo di 58 secondi netti. Nella canzone accompagnatoria la grassa signora seduta in terza fila con il vestito scollato e le tette ben in vista, credeva di essere la nuova Ricciarelli ma non coglieva nemmeno una nota ed il signore novantenne che le sedeva alla destra si alzava e gridava a squarciagola “ci sento, ci sento! è un miracolo…” mentre la nuora, seduta alla destra del vecchio, strattonandolo per la manica della giacca, gli gridava “nonno, siediti!” ed il vecchio le rispondeva “cosa?” Il chierichetto, un sedicenne riccio e brufoloso, osservava con sguardi languidi l'organista fantasticando e paragonando le canne dell'organo al suo organo, ma perdendo così l'attimo in cui il bambino gli porgeva le ampolline, salvate dal diacono con un tuffo in extremis alla Buffon, mentre gli uomini presenti alla funzione si abbracciavano ed applaudivano per la grande prestazione. “Prendete e mangiatene tutti questo è il mio pane...” diceva il prete ed alzando il calice “...prendete e bevetene tutti questo è il mio sangue...” Al momento della comunione egli alzava l'ostia dicendo “il corpo di Cristo”, “amen” rispondeva la perpetua distendendo le mani e chinando il capo, “amen” urlava la signora tettona tirando fuori un metro di lingua, “cosa?” rispondeva il vecchio sordo, “amen” rispondeva l’organista ricambiando gli sguardi del chierichetto e mostrando la lingua prima per inumidirsi le labbra e poi per prendere l’ostia, “...non è che si può avere un sorso di sangue con il corpo di Cristo?” domandava il contadino. Sistemato l’altare e sedutosi, ad occhi chiusi con il microfono in mano, Don Germano ricordava gli appuntamenti della settimana “lunedì ore 20 vespri e raccolta di fondi per gli orfanelli, martedì ore 21 cena di beneficienza per la raccolta di fondi per il rifacimento del campanile, mercoledì ore 20 tombolata con raccolta fondi per il Convento delle libertà, giovedì…” Gino ribatteva a bassa voce ma venendo udito da tutti “giovedì raccolta fondi per ridarmi la pensione che ho dato in beneficienza il lunedì, il martedì ed il mercoledì”. Il vecchio novantenne sogghignò, facendo capire a tutti che in realtà sentiva solo ciò che voleva. “Che la pace di Dio scenda su di voi nel nome del Padre, del Figlio…andate in pace” e tutti i fedeli rispondevano “rendiamo grazie a Dio” Attaccava così il chitarrista, abbozzando una canzone studiata sul momento SOL, SOL “…hai un momento Dio...”. Il vecchio sordo veniva preso sottobraccio dalla nuora ed uscito dalla Chiesa diceva “mah speriamo che torni dalle ferie” “chi nonno?” chiedeva la nuora “cosa?” ribadiva il vecchio “di chi parli nonno!” gli urlava la nuora “parlo di Dio, speriamo che torni presto dalle ferie!” E così scuotendo la testa, il nonno e tutti gli altri tornarono a casa per recarsi alla Chiesetta la domenica successiva e quella dopo ancora. Ma una domanda risuona sempre nelle loro teste: se Dio è in ferie dove sarà andato e quanto spenderà per star via così tanto?