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Creato da: ipnosigenerativa il 13/03/2006
Web-Log ufficiale della Sezione di Ipnosi della Fondazione Scientifica OFB.onlus

 

 
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T.A.M. - Ipnosi e Teoria dell'Alternanza Mentale (di Ferdinando Brancaleone)

Post n°2 pubblicato il 13 Marzo 2006 da ipnosigenerativa

INTRODUZIONE

Circa il fenomeno ipnotico sono state proposte molteplici teorie esplicative, tra le quali, a tutt’oggi, nessuna riesce a prevalere. Alcune di esse risultano perfino in reciproca contraddizione.

In realtà, noi non sappiamo ancora che cosa sia, specificamente, l’ipnosi.

Essere nello stato ipnotico sembra differire dall’essere svegli, così come dall’essere addormentati. Eppure, si può affermare che in ipnosi siamo, in qualche modo, sia svegli, sia addormentati. D’altronde, nello stato ipnotico possono aver luogo fenomeni che, di solito, non avvengono né durante la veglia, né durante il sonno. Parimenti, è stato autorevolmente affermato che tutto ciò che avviene in ipnosi può accadere sia nello stato di veglia che nello stato di sonno.

Ovviamente, tutto ciò lascia perplessi e sconcerta. Comunque, si è comunemente portati a considerare l’esperienza ipnotica (ed il comportamento manifestato in tale condizione) come diverso ed alternativo rispetto all’esperienza ed al comportamento vigile quotidiano. E’, quindi, credenza comune che in ipnosi si instauri un differente quadro mentale, così come un tipo di consapevolezza e di funzionamento mentale, alternativi rispetto al normale stato di vigilanza e di sonno fisiologico.

E’ un fatto che in ipnosi possono aver luogo eventi che, in stato di veglia, sembrano impossibili; alcuni fenomeni ipnotici hanno dello strabiliante, se considerati dall’angolo visuale della normale vigilanza. Sembra verificarsi quanto viene suggerito dal famoso aneddoto del calabrone, il quale è ‘scientificamente’ troppo pesante per poter volare. Le sue ali, infatti, non avrebbero né larghezza né forza sufficienti a sollevare il suo corpo. Ma, per fortuna, il calabrone tutto questo non lo sa! E perciò è capace di volare!

In altri termini, nello stato ipnotico, sembrano attivarsi capacità e risorse, che non sarebbero a nostra disposizione durante il normale stato di veglia.

Piuttosto che tentare, allora, di dare una definizione precisa ed esauriente dell’ipnosi, proverò a descriverne le principali e peculiari caratteristiche, dal punto di vista del funzionamento mentale.

A tale scopo, sarà utilizzato un modello interpretativo, presente in nuce già in R. Rodhes (RODHES R., HYPNOSIS. Theory, Practice and Application, The Citadel Press, New York, 1965. Trad. Ital.: “Manuale di Ipnotismo”, Astrolabio, Roma, 1966); tale modello è stato ripreso e rielaborato all’interno della Fondazione Scientifica OFBonlus e va sotto il nome di Teoria dell’Alternanza Mentale (TAM).


PRESUPPOSTI DELLA TEORIA

Partiamo dall’assunto, secondo cui nell'essere umano possono distinguersi due fondamentali modalità di funzionamento mentale: il funzionamento protopatico (soggettivo, nella terminologia di Rodhes) ed il funzionamento diacritico (oggettivo, nella terminologia di Rodhes).

I due tipi di funzionamenti (protopatico e diacritico) possono essere considerati, indifferentemente, come due fasi distinte di un'unica mente oppure come due funzioni distinte di due menti distinte.

La mente protopatica è abilitata alla funzione deduttiva e gestisce i dati della memoria.

La mente diacritica è abilitata sia alla funzione deduttiva che alla funzione induttiva, e gestisce i dati delle rappresentazioni esperienziali.

La funzione deduttiva si esplica attraverso un processo dal generale al particolare.

La funzione induttiva si esplica attraverso un processo dal particolare al generale.

Struttura del procedimento deduttivo:

- Dato l'elemento A ne conseguono x, y, z …

Struttura del procedimento induttivo:

- Dati gli elementi x, y, z … ne consegue A

E’ importate tenere a mente che la mente protopatica tende ad accogliere ogni generalizzazione ad essa presentata, in quanto, non essendo abilitata alla funzione induttiva, non ha modo di confutarla.

L'unico modo per confutare una generalizzazione è giungere ad una diversa generalizzazione a partire da particolari rilevanti; ma ciò comporta un processo induttivo, cosa a cui la mente protopatica non è abilitata.

Mente protopatica e mente diacritica risultano sempre compresenti in uno stato di relativo equilibrio alternato. Quando è dominante il funzionamento protopatico risulta recessivo il funzionamento diacritico. E viceversa.

L'uso dei soli termini mente protopatica, mente diacritica, funzione deduttiva, funzione induttiva, dominante, recessivo, consente di formulare una teoria in grado di dar conto dell'attività mentale in stato di veglia, di sonno e di ipnosi.


TEORIA DELL'ALTERNANZA MENTALE

Durante lo stato di veglia, essendo dominante la mente diacritica, sono abilitate al funzionamento sia la funzione induttiva che la funzione deduttiva. Per altro, la mente protopatica risulta ancora sufficientemente attiva per assicurare le 'normali' esigenze di memoria.

Essendo, comunque, dominante la funzionalità diacritica, ogni elemento 'fantastico' tende ad essere accantonato, in quanto la funzione induttiva esclude ogni generalizzazione non supportata da dati esperienziali concreti.

Lo stato di sonno interviene allorché si attua una recessione della mente diacritica, con conseguente dominanza della mente protopatica.

Allorché il diacritico recede, il protopatico avanza.

Tale inversione del funzionamento mentale conduce ad una progressiva riduzione della funzionalità induttiva, fino al limite della sua quasi completa esclusione. Allorché i sensi sono sufficientemente intorpiditi e la mente diacritica è divenuta prevalentemente recessiva, l'individuo dorme.

Quando si è instaurato lo stato di sonno, la mente protopatica risulta dominante, per cui una qualsiasi generalizzazione (idea fantastica), che verrebbe accantonata e rifiutata nello stato di veglia ad opera dei processi induttivi in atto, tende ad essere accettata ed elaborata a livello meramente deduttivo.

Mentre l'individuo dorme, una qualsiasi idea, indipendentemente dalla sua 'anormalità', una volta concepita dal diacritico recessivo, viene recepita dal protopatico dominante ed accettata come generalizzazione 'vera', dal momento che la mente protopatica, non essendo abilitata al funzionamento induttivo, non ha alcuna facoltà di confutarla.

Per tale motivo, ciò che durante il funzionamento del diacritico dominante (stato di veglia) viene considerato 'assurdo', può essere vissuto e sperimentato come 'normale' durante il funzionamento del protopatico dominante, in quanto i dati esperienziali sensibili, che, attraverso un processo induttivo, condurrebbero ad una contro-generalizzazione, non sono a disposizione della mente protopatica, dominante durante lo stato di sonno e di sogno.

Al pari dei sogni notturni, anche i sogni ad occhi aperti, rappresentano una manifestazione temporanea della recessione della mente diacritica, con conseguente prevalenza e dominanza della mente protopatica, libera (in grado maggiore o minore) dai processi di verifica induttivo-esperienziali.

Lo stato di ipnosi differisce dallo stato di sonno per il fatto che la mente diacritica tende a recedere, con conseguente progressiva preminenza della mente protopatica, alla quale, a differenza di quanto avviene nel sonno ordinario, è collegata l'aspettativa del 'legame' con le comunicazioni dell'ipnotizzatore.

L'ipnosi, quindi, può essere considerata come uno stato in cui l'avvicendamento nelle relative posizioni del protopatico e del diacritico avviene e si instaura con l'aspettativa che il funzionamento protopatico dominante venga orientato e 'diretto' sia dal diacritico recessivo che, in particolare, dai messaggi dell'ipnotizzatore.

L'autoipnosi è da considerare una condizione in cui il protopatico diviene dominante, con l'aspettativa di essere orientato e 'diretto' solamente dal diacritico recessivo.

E’ da ribadire, a tal proposito, che la mente protopatica e la mente diacritica risultano sempre compresenti in un relativo stato di equilibrio alternato, per cui anche nello stato ipnotico il diacritico non è mai completamente assente, ma solo recessivo.

Per praticare l'autoipnosi, quindi, basta che l'individuo impari a portare la mente protopatica in uno stato di dominanza, con conseguente recessione della mente diacritica, pur mantenendo quest'ultima ad un livello tale da poter fungere da orientamento e 'direzione' nei confronti del funzionamento protopatico. Ciò permette al protopatico di accettare i 'suggerimenti' del diacritico recessivo e di considerarli alla stregua di generalizzazioni non soggette al vaglio del processo induttivo.

Quando la recessione della mente diacritica, con conseguente dominanza della mente protopatica, avviene per induzione di un agente esterno (ipnotizzatore), si è in presenza di uno stato etero-ipnotico. In tale evenienza, il protopatico dominante viene 'orientato' e 'controllato', fondamentalmente, dalle comunicazioni dell'ipnotizzatore.

Quando, invece, l'avvicendamento tra diacritico e protopatico avviene per auto-induzione del soggetto stesso, per cui il protopatico dominante viene ad essere 'orientato' e 'controllato' dal diacritico recessivo, si è in presenza di uno stato auto-ipnotico.

Nello stato etero-ipnotico, quindi, il soggetto viene orientato e controllato dai suggerimenti dell'ipnotizzatore. Ciò avviene in quanto la mente protopatica, divenuta dominante con l'aspettativa di essere 'guidata' dall'ipnotizzatore, accetta i suoi suggerimenti come generalizzazioni incontrovertibili (in quanto non sottoponibili a controllo induttivo) e, quindi, come fattori motivanti e stimolanti le sue risorse e potenzialità, latenti e disattivate durante i periodi di dominanza della mente diacritica.

Il grado di controllo etero-ipnotico, in ogni particolare momento, risulta proporzionale al grado in cui la mente diacritica è divenuta recessiva e, di conseguenza, al grado in cui la mente protopatica è dominante. Tale grado di controllo, per altro, non è illimitato, in quanto esso è circoscritto al grado in cui la mente diacritica del soggetto, sebbene recessiva, è ancora (se pur limitatamente) attiva. Questo è il motivo per cui, indipendentemente dal livello di profondità dello stato ipnotico, pare essere impossibile indurre nel soggetto qualcosa che contrasti con i suoi istinti fondamentali e le credenze profondamente radicate.

Nello stato ipnotico, sia esso etero-indotto oppure auto-indotto, la predominanza della mente protopatica permette più facilmente l'attivazione di risorse e potenzialità psico-fisiche latenti, come risposta alla spontanea e incontrovertibile accettazione di quanto viene percepito (etero-comunicazioni dell'ipnotizzatore e/o auto-comunicazioni della propria mente diacritica recessiva), in quanto non sottoponibili a controllo induttivo-esperienziale.


CONCLUSIONI

Tutto quanto sopra esposto può fungere da fondamento teorico sufficientemente adeguato per una possibile applicazione clinica, ai fini di una terapia attraverso l'ipnosi (ipnositerapia).

I principi teorici esposti nei precedenti paragrafi, per altro, intendono contribuire almeno ad una chiarificazione dei vari fenomeni che intercorrono in presenza dei processi mentali in stato di veglia, di sonno, di sogno, di sogno ad occhi aperti, di ipnosi auto-indotta ed etero-indotta, specialmente al fine di un opportuno uso dei diversi stati di coscienza nell’ambito dell’Antropologia Clinica.

Quella presentata intende essere, comunque, solamente una teoria, ossia un’ipotesi operante, intrinsecamente aperta ad un processo di auspicabile futura falsificazione, finalizzata ad una comprensione sempre maggiormente adeguata della natura dei molteplici fattori caratterizzanti il complesso dominio della mente umana, per finalità eminentemente terapeutiche.

 
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