Italia Repubblicana

Paisiello e gli altri


Nell'ultimo numero della Rassegna Storica del Risorgimento italiano, Antonio Caroccia ricorda come nella biblioteca del Conservatorio di Pietro a Majella a Napoli sia conservata una copia manoscritta del Salvum Domine servum tuum di Giovanni Paisiello. Al titolo seguono tre nomi Giuseppe, Gioacchino e Ferdinando, i primi due dei quali sono cancellati. In realtà si trattava di Giuseppe Bonaparte, di Gioacchino Murat e di Ferdinando iV (poi Ferdinando I ) i quali, a turno, chiedono a Dio la  benedizione , o meglio la chiedono grazia alla musica di Paisiello. La musica rimaneva la stessa anche quando cambiavano i potenti per i quali Paisiello lavorava. Egli si trovò a lavorare per committenti che furono anche in lotta tra loro, ma quasi sempre se ne uscì indenne. Oltre alla sua musica , la cosa più importante per lui sembrava essere la possibilità di crearsi una serena vecchiaia in compagnia dell'amata moglie, e soprattutto cercar di essere lontano da Napoli il meno possibile.   Questo illustre precedente non basta a farci consolare alla vista di quanti pubblicisti, politici e giornalisti sono pronti a cambiar casacca, perchè questi vogliono farci credere di fare quello che fanno per intima convinzione  e per il bene collettivo. Paisiello invece non nascose mai di amare la musica che componeva per quello che essa rappresentava e non perchè fosse particolarmente attratto dal comittente di turno. Forse per questo la sua musica fu grandissima. Decisamente meno grandi quanti nel cambiar casacca fingono di crederci.                                                                                 Edera Rossa